Una omelia che ha fatto parlare davvero tanti. Quella di Mons. Domenico Battaglia che è intervenuto all’apertura del mese mariano isolano, il primo luglio e allo scoprimento del quadro. La messa in Piazza dei Martiri seguitissima in Tv e sui social ha evidenziato la forza delle parole dell’arcivescovo di Napoli Mons. Mimmo Battaglia che ha toccato alcuni temi molto importanti. Per brevità di spazio riportiamo quelle che, secondo noi, sono le più profonde:
“Sono veramente molto emozionato perché ritrovarmi stasera qui in mezzo a voi per me è davvero un’emozione bellissima e ringrazio soprattutto il Signore per questa emozione e non vi nascondo che, come accade ogni volta che vengo a Procida, io rimango letteralmente stupito dalla bellezza di quest’isola e questa sera più volte ho provato a guardare il mare e questo pezzo di Procida e a un certo punto proprio all’inizio della celebrazione, mi sono detto ora capisco perché Massimo Troisi ha voluto girare parte del suo film Il postino qui, perché è davvero qualcosa di straordinario e sinceramente vi auguro davvero di poter abitarla, viverla ed amarla sempre di più. Questa vostra isola, questa nostra isola, perché è davvero bellissima, è un dono di Dio, è davvero un dono di Dio. E allora per riflettere con voi questa sera, proprio a partire, perché no, anche dalla bellezza di quest’isola, dalla bellezza di questo mare e soprattutto dalla parola che noi abbiamo ascoltato questa sera all’inizio di questa vostra festa che durerà per tutto il mese di luglio”.
Mi piace prendere spunto proprio dalla parola che noi abbiamo ascoltato. È la prima parola che vorrei consegnarvi carissimi fratelli e sorelle, la prendo proprio dalla prima lettura che noi abbiamo ascoltato: e vi consegno da questa lettura due espressioni Vi prego, fatele vostre come qualcosa che la Madonna questa sera vuole consegnare a ciascuno di voi. La prima parola è non temere, cioè non avere paura, qualunque sia la condizione che tu stai vivendo, Qualunque sia il momento che tu stai attraversando, qualunque sia quello che in qualche modo ti stai portando dentro, anche quelle volte che guardi al domani, non avere paura, non avere paura. C’è sempre una luce, c’è sempre una speranza, e Maria viene a consegnarci il senso di questa luce ed il senso di questa speranza. E la seconda espressione tratta sempre da questa lettura è non lasciarti cadere le braccia, non avere paura, non lasciarti cadere le braccia. Provate a pensare a quanti momenti difficili attraversiamo.
Provate a pensare ai tanti momenti di scoraggiamento. Provate a pensare a quei momenti con cui dobbiamo fare i conti con la solitudine. Provate a pensare a tutte quelle volte in cui facciamo i conti con le incomprensioni, con la sofferenza, con il dolore e tu senti questa parola che ti viene consegnata non lasciarti cadere le braccia. Che vuol dire non arrenderti, non disperare, non perdere la fiducia. Perché? Perché il Signore è con te, il Signore al tuo fianco. Il Signore cammina con te ed è in questa certezza che tu trovi sempre quella forza per non smarrirti, per non perderti, per andare avanti.
“Quando voi vi incontrate con una persona che non vedete da molto tempo e ci tenete tanto a quella persona? Quando voi vi incontrate? Che cosa fate? L’abbraccio Maria ed Elisabetta si abbracciano ed è da quell’abbraccio che nasce il canto di Maria. Il Magnificat da quell’abbraccio è quanto sono importanti gli abbracci nella nostra vita ne abbiamo smarrito il saggio. Ne sentivamo tutti nostalgia nel tempo e nel periodo del covid e poi subito dopo che è successo? Quando siamo tra virgolette ritornati alla normalità che cosa è successo? Li abbiamo banalizzati, non riusciamo più neanche a salutarci. Non riusciamo più neanche a stringerci le mani. E allora è su questo che vorrei invitarvi a riflettere. Perché, sapete, ci sono diversi momenti dell’abbraccio ed è quello che vorrei consegnarvi stasera io c’è l’abbraccio che manca c’è l’abbraccio che salva e c’è l’abbraccio che cambia la vita.
Qual è l’abbraccio che manca. Pensate soprattutto a tutti gli abbracci legati non andate lontano, basta che vi fermate un attimo a riflettere anche su quello che succede tante volte nelle nostre case o con le persone che noi conosciamo. Quante volte sentiamo un abbraccio, sentiamo il bisogno di un abbraccio e non c’è nessuno che te lo dà. Quante volte chi sta accanto a te sente il bisogno di un abbraccio quell’abbraccio che significa calore, che significa tenerezza quell’abbraccio, che significa coraggio quell’abbraccio, che significa forza e tu sei preso da mille cose e non ti stai accorgendo di quella che è la situazione che sta vivendo quella persona anche dentro la tua casa.
Provate a pensare a tutte quelle volte c’è qualcuno che ha bisogno di noi, che vuole parlare con noi e magari questa persona noi l’abbiamo sentita, chissà quante volte nella nostra vita e sappiamo già che ancora una volta vorrà ripeterci le stesse cose che già c’è ripetuto mille altre volte e tu non sei disponibile perché tanto sai che cosa ti vuole dire. Ti stai negando una possibilità, ti stai negando la possibilità della bellezza dell’incontro con l’altro e dello stupore con dell’altro gli abbracci negati. Vi prego, vi prego, state attenti, soprattutto nelle vostre case, quelle persone che vi sono più vicine.
E’ bellissimo vedere tantissimi ragazzi che sono qui stasera, no? E voi provate a pensare a quante volte questi ragazzi riescono a dire alle loro mamme e ai loro papà Ti voglio bene e quanto è importante dire questo? Ti voglio bene e non sempre, però mamma e papà siamo capaci di ripetere ai nostri figli e ti voglio bene. Abbiamo trovato un sistema per risolvere tutto su WhatsApp. Abbiamo risolto tutto. Non è la stessa cosa, non è la stessa cosa. Hai voglia se i nostri ragazzi hanno bisogno di sentirsi dire ti voglio bene.