lunedì, Dicembre 23, 2024

Psicologicamente. Lo stress e l’adattamento

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Psicologicamente dr Enzo Sarnelli | L’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ha definito lo stress come un vero e proprio “flagello del mondo occidentale”. Ma cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro questo termine; stress. Innanzitutto, lo stress è un fenomeno inconsapevole di adattamento dell’uomo ai cambiamenti dell’ambiente in cui vive e da cui dipende la sua stessa sopravvivenza. Da questa prima analisi, subito, ci rendiamo conto dell’importanza che ricopre la funzione sociale sulle dinamiche soggettive di ogni essere umano. Entrando nello specifico, scopriamo che lo stato di tensione, il malessere, sono le conseguenze che l’individuo paga quando il suo adattamento nel passaggio dalle condizioni di omeostasi a quelle di allostasi è inadeguato. Ciò significa che la salute è uno stato di armonia tra mente e corpo e che la perdita di questo equilibrio conduca alla malattia.

Statisticamente, le donne risultano essere più colpite, ma per entrambi i sessi lo stress può configurarsi come difficoltà in tutte le sue attività organizzative. Le cause sono diverse: rischi psicosociali quali la gestione del lavoro, a problemi come le vessazioni e la violenza sul lavoro, fino a rischi fisici come il rumore e la temperatura. Tutto questo va a caratterizzare l’alto tasso di assenteismo circa il 50% che è riconducibile allo stress nell’ambito lavorativo. Come risultato finale, paghiamo tutti con una perdita produttiva con relativo danno economico quantificabile in circa 20 miliardi di euro. La ricerca scientifica ha confermato che le persone che lavorano sono molto più stressate durante le ore lavorative che durante il tempo libero. Le ragioni di insoddisfazione sono rappresentate dalla mancata realizzazione, ma anche dal doversi confrontare con un ambiente lavorativo negativo dovuto a discriminazioni, invidie, colleghi aggressivi e superiori oppressivi.

Il profondo disagio psichico che lo stress induce è responsabile di sintomi funzionali che nel tempo, possono evolvere in patologie d’organo. Queste sono alcune delle cause e degli effetti che sono supportati da stimoli negativi, ma lo stress può essere caratterizzato anche da stimoli positivi quali felicità, gioia o innamoramento.
È l’uomo che interagisce con la sua storia personale, con la sua capacità di adattamento sia biologicamente che culturalmente con l’ambiente esterno. È l’uomo che tesse le sue relazioni sociali in un continuum di consapevolezza che lo porterà ad essere ciò che oggi notiamo di lui. Già nei primi anni del Novecento, sono iniziate le ricerche scientifiche volte a dimostrare che lo stress psichico induce un danno a carico dell’organismo. Il primo neuroscienziato fu Hans Selye che dimostrò con le sue ricerche la “ sindrome generale di adattamento”. Solo dopo alcuni anni, si è messa in evidenza la relazione fra sistema immunitario, sistema neuroendocrino, sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale, potendo rileggere e dare la corretta interpretazione scientifica alla malattia psicosomatica.

Il corpo accusa il colpo e si ammala, lo stress conduce al malfunzionamento dell’organo che diviene il bersaglio, con la conseguente alterazione dei neurotrasmettitori e la relazione neurochimica fra sistema immunitario e sistema nervoso centrale con possibile morte delle cellule. Oggi sappiamo che l’essere umano vive e riesce ad affrontare le avversità del mondo grazie alla sua autoregolazione, ovvero alle sue spinte energetiche interne alla sua pelle. Nel campo organismo-ambiente, possono nascere possibili conflitti inconciliabili con la salute dell’uomo, stiamo parlando delle forze esterne alla pelle e al corpo della persona che racchiude in sé la capacità di adattarsi all’ambiente esterno e con il quale comunica. Sono interferenze nocive su cui non si può fare affidamento, quali la concorrenza spietata, il danaro facile, il successo sfrenato, il prestigio.

Processi divenuti convenzionali, ovvero fenomeni che lentamente hanno saputo fare leva sulle debolezze socio-economiche che tendono a disumanizzare e ledere l’equilibrio psico-fisico dell’uomo. Sembra paradossale tutto questo, è pure siamo noi uomini a costruire il nostro presente e a gettare le basi per il futuro. È l’individuo che decide se creare o distruggere, se amare o odiare, la società è fatta da uomini, politici che pensano e che dovrebbero preoccuparsi di fondare le basi per garantire alle successive generazioni le opportunità di vivere una vita umanamente sicura e gradevole.

La malattia non è un mostro a quattro teste, ma lo può diventare quando l’uomo vuole sconfiggerla, quando tenta di non comprenderla facendo finta che non esista. Ci ammaliamo quando scegliamo di non rispondere più alla vita, quando ci lasciamo sconfiggere dal conflitto che penetra oltre la pelle, fino a farci male. Quando non reagiamo più, perché oppressi dalla sfiducia e dalla paura che blocca il corpo paralizzandolo in un terribile mutismo. Ma l’intelligenza dell’uomo scopre che una parola di conforto, una parola detta con amorevolezza può cambiare la produzione di serotonina e che può riattivare la relazione tra neurotrasmettitori. Oggi sappiamo che un abbraccio vero, sentito è molto salutare sia per chi abbraccia sia per chi è abbracciato. Scopriamo che anche i piccoli gesti, possono fare la differenza tra un io ed un tu, possono costruire ponti capaci di comunicare benessere e fiducia nell’altro, senza dover ricorrere all’uso delle parole.

La musica come ponte tra emozione e coscienza è il titolo di una conferenza tenutasi all’Università Bocconi, che ha focalizzato il suo interesse sulle reazioni che induce l’utilizzo della musica nelle corsie d’ospedale. Somministrare musica a pazienti riduce la frequenza cardiaca, normalizza il respiro, provoca gradimento e fa sorridere. Siamo esseri umani complessi, equipaggiati con sistemi biologici molto antichi dal punto di vista evolutivo, ma siamo anche capaci di plasticità cerebrale, ovvero impariamo dalle esperienze e modifichiamo le nostre relazioni bio-fisiologiche. Viviamo in continuo divenire, ci evolviamo e ci differenziamo in base anche ai vantaggi che ne traiamo. Come afferma l’antropologo Moerman “biologia e cultura interagiscono e sono partner uguali nel renderci quello che siamo, distogliere lo sguardo da simili, potenti interazioni umane, non è solo sbagliato e miope, ma ingiustificabile sul piano etico-morale”.

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