domenica, Ottobre 6, 2024

Processo a Manuel Monaco, per Giovangiuseppe Zavota multa e accompagnamento forzato in Tribunale

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L’assessore del Comune di Lacco Ameno, all’epoca dei fatti vicesindaco, deve testimoniare sul ruolo avuto nella vicenda del furto sacrilego ai danni della statua di Santa Restituta nel maggio 2018. Gli amministratori lacchesi si adoperarono affinché l’imputato Manuel Monaco si consegnasse ai carabinieri. Ma Zavota finora si è mostrato riluttante a rendere la preziosa testimonianza

Era il maggio del 2018 quando Manuel Monaco si rese protagonista dell’episodio che oggi è al vaglio del giudice Mariafranca Palagano presso la Sezione distaccata di Ischia. L’imputato, gravato da numerosi procedimenti per altri reati anche simili, in questo caso deve rispondere di un furto sacrilego verificatosi nella Basilica di Santa Restituta a Lacco Ameno alla vigilia dei festeggiamenti in onore della Patrona.

Introdottosi nella chiesa, Monaco si era appropriato di alcuni monili d’oro che “addobbavano” la statua, in parte venduti a un gioielliere. Questi, accusato di ricettazione, ha già da tempo patteggiato.
E’ una vicenda giudiziaria che il prossimo 11 ottobre vivrà una nuova udienza. Questa volta, però, sarà un’udienza particolare perché l’attuale assessore del Comune di Lacco Ameno Giovangiuseppe Zavota, all’epoca dei fatti vicesindaco, dovrà comparire in aula accompagnato dai Carabinieri. Il politico ebbe infatti un ruolo importante in questa storia, essendosi adoperato per risolvere la spinosa situazione venutasi a creare e deve essere ascoltato come testimone. Sta di fatto che l’ennesima assenza in aula, ha indotto il giudice Palagano a disporre nei suoi confronti sia la multa sia l’accompagnamento forzato in aula affinché renda finalmente la sua testimonianza.

IL FURTO E LE INDAGINI
Manuel Monaco risponde del reato di furto aggravato, «perché, al fine di trarne profitto, dopo essersi introdotto nella la Chiesa di S. Restituta in Lacco Ameno, si impossessava dei monili che adornavano la statua della Santa, esposta ai fedeli in occasione dei festeggiamenti, sottraendoli a Castaldi Gioacchino, sacerdote e Rettore della predetta chiesa. Con l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a reverenza».

Un episodio che all’epoca destò scalpore e dispiacere sia tra i fedeli che tra gli amministratori lacchesi, nonché nel rettore della Basilica, proprio perché ad essere stata “spogliata” era la statua di Santa Restituta a poche ore dalla festa.
Le successive indagini condussero rapidamente alla individuazione del responsabile, come emerge dagli atti giudiziari: «In data 14.05.2018, alle ore 17.45 circa, telefonicamente, il sacerdote Castaldi Gioacchino, Rettore della Basilica di S. Restituta di Lacco Ameno, riferiva al personale di PG in servizio presso la Stazione dei Carabinieri di Casamicciola Terme che una persona di sesso maschile, presso la predetta Basilica, aveva asportato, poco prima, dalla statua della Santa, esposta ai fedeli in ragione dei festeggiamenti in corso, alcuni monili d’oro. Appresa la notizia, la PG effettuava un sopralluogo all’interno della chiesa, procedendo a visionare unitamente al sacerdote e ai suoi collaboratori, il filmato del sistema di videosorveglianza. Dalla visione delle immagini – allegate agli atti – la polizia giudiziaria riconosceva nel soggetto ripreso dalle telecamere quale autore del furto Monaco Manuel persona nota ai militari operanti quale tossicodipendente e persona con numerosi precedenti di polizia anche per furto. Immediatamente gli operanti di PG si ponevano alla ricerca dell’odierno indagato senza tuttavia riuscire a rintracciarlo».

IL PENTIMENTO DI MONACO
Messo alle strette, dopo un primo tentativo di negare le proprie responsabilità, Monaco decise di collaborare con gli investigatori, probabilmente per alleggerire la propria posizione. Dichiarandosi rammaricato del gesto che aveva posto in essere e motivandolo con la particolare situazione derivante dalla tossicodipendenza: «Il mio pentimento per ciò che ho fatto in un momento che non riesco ancora a giustificare, o meglio a capire. Ammetto di aver preso gli oggetti d’oro. Una parte sono stati da me ceduti per 340 euro e consegnati ad un gioielliere di cui ne ho fatto espressamente il nome ai carabinieri. Ho preso una manciata di soldi, ma ribadisco che ero in un particolare momento di confusione. Quando poi ho riflettuto per ciò che avevo commesso, ho voluto restituire ciò che mi era rimasto. E ho voluto andare fino in fondo di questa mia decisione, collaborando con i carabinieri.

Era giusto che facessi questa azione».
In quella circostanza, consegnò appunto i monili ancora nella sua disponibilità indicando il nome del gioielliere a cui aveva venduto la maggior parte della refurtiva: «Il giorno successivo, alle 7.30 circa, il Monaco si presentava presso i locali della Stazione dei Carabinieri, accompagnato dal convivente della madre, Ernesto Di Iorio; inizialmente negava il suo coinvolgimento nel furto poi riferiva che sarebbe ritornato riconsegnando i monili da lui asportati. Effettivamente alle ore 9,45 circa del 15.05.18 il Monaco ritornato in caserma accompagnato dal Di Iorio e da Zavota Giovangiuseppe consegnava un paio di orecchini in oro giallo ed una piccola medaglina in oro giallo. Nell’occasione si legge, altresì, nell’informativa il Monaco riferiva che ciò che aveva consegnato corrisponde va all’intera refurtiva, refurtiva da lui venduta ad una persona non meglio indicata per la somma di euro 320,00 e che in mattinata aveva provveduto a recuperare dalla medesima persona».

ZAVOTA IN CHIESA CON PASCALE
Già da questo passaggio emerge il ruolo centrale di Giovangiuseppe Zavota. Gli atti del gip successivi all’arresto e all’udienza di convalida contengono ulteriori dettagli sulle attività di cui si resero protagonisti gli amministratori lacchesi: «Nel prosieguo delle indagini veniva escusso a s.i. Zavota Giovangiuseppe -Vice Sindaco del Comune di Lacco Ameno, il quale riferiva che nel pomeriggio del 14.05.18 era nella Basilica insieme al Sindaco il quale, a sua volta edotto dell’avvenuto furto dai collaboratori del sacerdote, lo aveva informato dell’accaduto; che in quel frangente aveva anche visionato le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza riconoscendo Manuel Monaco nel soggetto ripreso dalla telecamere (che entrato all’interno della chiesa, dopo aver accertato che in sagrestia non vi sia nessuno, si appropria dei monili), di aver partecipato senza successo, subito dopo il suddetto riconoscimento, insieme a Di Iorio e alla madre dell’indagato, alle ricerche del Monaco; di aver assistito, unitamente al Di Iorio, al recupero della refurtiva; di non essere tuttavia riuscito ad individuare il soggetto con cui il Monaco aveva preso a tal fine contatti».
Aspetti e circostanze da approfondire in dibattimento. E l’14 ottobre, volente o nolente, Zavota dovrà presentarsi in aula per rendere la propria testimonianza.

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