martedì, Novembre 26, 2024

Cara VECCHIA Festa di Sant’Anna (ridotta ad un’appendice di Scuola Viva)

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La festa che molti spacciano come la festa dell’estate ischitana è solo un feticcio che viene dal passato e che, in realtà, oggi diventa anacronistico, fuori moda e superato. Un po’ come il NOOS di Alberto Angela sulla RAI che prende mazzate a colpi di share da Temptations Island su Mediaset.

Editoriale di Gaetano Di Meglio | E’ passata, finalmente, la festa di Sant’Anna ad Ischia. Il finalmente, ovviamente, è doveroso. La festa che molti spacciano come la festa dell’estate ischitana è solo un feticcio che viene dal passato e che, in realtà, oggi diventa anacronistico, fuori moda e superato. Un po’ come il NOOS di Alberto Angela sulla RAI che prende mazzate a colpi di share da Temptations Island su Mediaset.

Le polemiche del prima e quelle del dopo sono, più o meno, sempre le stesse. Nulla di nuovo come ogni anno. Forse, l’unica novità vera di questa edizione, era la giacca di Gaetano Ferrandino su Nuvola TV come un vero omaggio allo chef Bruno Barbieri. Una tovaglia!

Se alle 20.30 i fuochisti non avevano ancora installato il materiale pirotecnico per l’incendio dalla parte del Castello di “Giovanni” ci deve essere pure un motivo. Secondo qualcuno avevano avuto problemi con la Polizia, ma alla fine tutto è andato liscio. Sempre che l’incendio sia piaciuto sul serio.
L’aspetto più brutto della Festa di Sant’Anna, edizione 2024, tuttavia resta la presa in giro degli studenti del Buchner e del Mattei. Studenti messi in mezzo dalla politica che, non avendo come finanziare un evento del genere che non ha appeal e che non riesce ad essere interessante per il “mercato”, ha dovuto allargare le maglie del progetto Scuola Viva e, come sempre accade, gli studenti hanno fatto la comparsa. Una volta venivano strumentalizzati dalle proteste di piazza, oggi dalle istituzioni.

I bozzetti di qua, i bozzetti di là, le menate auto soddisfacenti di tipo salomonico di questo e di quello, tuttavia, non hanno trovato nessun collegamento con la festa. L’unico collegamento è stata la presenza di Bruno Barbieri che, immagino, avrà detto “NON” si fa “COSI’”!
Riprendiamo il commento di Geppino Cuomo che, nella sua brevità, è chiarissimo: “L’incendio del castello ha in parte salvato la serata. l’Incendio era cominciato male, tipo fantasma, per poi riprendersi abbastanza bene, peccato sia durato poco.

Da bambini giocavamo al “31 salvatutto” ecco, l’incendio del castello ha salvato la serata. Festa deludente? No, molto peggio! Solo quattro barche in gara e con solo quattro barche in acqua siamo arrivati all’una e venticinque per assistere ai fuochi. Il livello delle barche? in altre edizioni almeno due sarebbero state squalificate per manifesta inferiorità e quella che ha vinto fra i colossi di una volta sarebbe arrivata ultima. La conduzione? È stato il successo di Beppi Banfi. la sua assenza si è sentita eccome. Quanto è mancato nei momenti complicati. con la sua voce e la sua esperienza avrebbe coinvolto il pubblico.
Ieri (venerdì, ndr) sera il pubblico si è prima annoiato e poi spazientito. Sant’Anna non è Sanremo, è altra cosa. Carmen Cuomo, splendida nel suo vestito dello stilista Ciro de Angelis, ma lì, su quel palco non serve l’abito, serve l’esperienza. Carmen è un’ottima presentatrice per altre manifestazioni, a Sant’Anna è un’ottima spalla, ma senza un conduttore habitué si è smarrita, finendo con non essere nemmeno sé stessa, incartandosi anche col “lei” e col “tu” ai sindaci presenti.

Sua la responsabilità grave di aver presentato in pubblico ed in tv, dopo la mezzanotte due minorenni e sforando quindi nell’illegalità. Mai visto e sentito il pubblico gridare “basta basta” ad una festa di Sant’Anna e mai sentito la presentatrice rispondere “lo so, mi butterei a mare”.
Speriamo almeno che Marta Viola, l’esile ragazzina, diventi davvero una brava cantante, come lei stessa ha detto di aspirare a diventare, così un giorno potremo dire di averla lanciata ad Ischia, si, perché non è lei che ha dato lustro alla festa, ma la festa al suo lancio. Mai dire però: “peggio di così non si può”, perché pensiamo che peggio sia non fare la festa. Meglio una festa di Sant’Anna così che non farla proprio”.

Nel pre festa, come una campana stonata, abbiamo letto di chi rivendicava un errore nella numerazione degli eventi. No 92, bensì 80. Una polemica che non affascina e che non ha senso. Che si porti il conto delle feste realizzate o che si contino gli anni dalla prima edizione, può essere la stessa cosa. Ma nel contesto complessivo, questo dettaglio non ha alcun interesse.
Sempre nel pre-festa molti amici hanno commentato il numero esiguo delle barche in concorso (Che poi in 80 o 92 anni non siamo riusciti a definire se sono carri o barche, questa è un’altra storia) e nel dopo festa che le stesse non erano all’altezza delle barche realizzate nel passato.

Giovanni Battista Conte, “Puparuolo”, commentando il post di Geppino Cuomo ha aggiunto: «’A VULIMM’ FERNI’ con queste “TIRATE DI ORECCHIO”……potrei dire tante cose sulla festa ma mi astengo…però una cosa ve la voglio ricordare, Andrea di Massa scriveva: “la festa delle barche di Sant’Anna” … ma barche non ne ho viste”. E come dargli torto? Impossibile!
Ma questo passaggio ci porta ad un’alta riflessione. Non perderò tempo a riscrivere cose già dette negli anni, ma mi limito a considerare che, se nel 2024 vogliamo ancora fare “spettacolo” con le mezzanelle e le tavole di ponte abbiamo qualche problema.

Negli anni la festa si è sconvolta, molti dei suoi “veri” protagonisti non ci sono più e completano il cielo stellato del 26 luglio e di anno in anno reclutiamo i “prodi” costruttori che si immolano sull’altare della Festa. Ed è naturale che poi vediamo quelle cose galleggianti.
La verità, amara, è che la Festa ha smesso di avere il suo senso. Così come per il Corso Vittoria Colonna che vorremmo ancora come “salotto” di Ischia e così come tutto il resto delle cose che ci diciamo, in loop, da anni. La festa ha esaurito la sua funzione e dimostra, anno dopo anno, la sua decadenza come formula e come idea.
Ma oggi è il 28 luglio e, per fortuna, Sant’Anna è passata anche quest’anno.
Finalmente, torniamo all’avverbio usato in apertura, il comune di Ischia è guarito dalla malattia dei “direttori artistici” e condivide con i suoi vertici la bocciatura, condivisa dai molti, di questa edizione. Una bocciatura che arriva da più parti ma che, in verità, va analizzata nel suo contesto.
La festa si è fatta vecchia, mostra i suoi anni e, soprattutto, mostra la sua complessità. Una complessità che diventa zavorra e distacco. Era la festa di Ischia quando i costruttori litigavano per chi doveva vincere il premio in danaro, era la festa quando c’era chi non aveva un budget a disposizione prestabilito e quando il comune non dava neanche i fusti per le zattere. Era la festa di un popolo di tanti anni fa e anche chi la invoca sbaglia mettendo l’amarcord in primo piano. Fare i conti con il presente, chissà, dovrà essere la sfida vera da affrontare. Di certo siamo arrivati alla fine delle mezzanelle e delle tavole di ponte.

Giusto in conclusione e solo per provare a dare una risposta a quanti avevano criticato la presenza di Bruno Barbieri accostato alla parmigiana ischitana (e non è una difesa della scelta del Comune, ma un rafforzativo delle mie convinzioni), va detto che al Telese non insegnano a fare la parmigiana ischitana. Insegnano a cucinare (almeno lo spero, ma la storia conferma che è come dico) come si fa nel 2024. E allora Barbieri diventa adatto all’evento. Sempre che Sant’Anna debba essere una costola di un progetto “Scuola Viva”.

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