Anche sull’isola di Graziella, l’incontro di Boxe valido per le olimpiadi, tra la italiana Carini e l’algerina Khelif, ha infiammato il web e i social. A dare il là come accade molto spesso Giacomo Retaggio medico e scrittore isolano e attento osservatore anche delle dinamiche fuori dall’isola.
“In questi giorni tutti siamo venuti a conoscenza dell’incontro di boxe alle Olimpiadi sospeso per ritiro dell’atleta italiana dopo aver ricevuto un forte pugno dall’atleta algerina. Tutti abbiamo davanti agli occhi le lacrime della pugile italiana che accosciata a terra rinunciava al combattimento dopo appena una trentina di secondi. Le immagini hanno fatto il giro del mondo ed alimentato polemiche a non finire. Chi ha torto e chi ha ragione delle due? Secondo me (ma posso essere giudicato di parte!) ha ragione l’atleta italiana, anzi napoletana perché esiste una regola generale: le donne devono combattere con le donne e gli uomini con gli uomini. Già questa sarebbe una risposta esaustiva se tutte le donne fossero completamente donne e tutti gli uomini completamente uomini. Ma poiché il Padre Eterno spesso si diverte le cose non stanno sempre così.
Può capitare, ad esempio, come nel caso dell’atleta algerina, che il livello di testosterone sia alto a tal punto da farla comportare come un vero maschio con una forza muscolare propria di questo genere. E allora bene ha fatto l’atleta italiana a ritirarsi per evitare di essere massacrata a forza di pugni…maschili. E’ ovvio che su questi fatti dovrebbero sorvegliare gli organi olimpici preposti. Se non l’hanno fatto sono colpevoli. Ma, dopo l’episodio sportivo in sè, voglio indulgere ad un’altra riflessione che non ha nulla a che vedere con il mondo dello sport. Trasferiamoci nella vita di tutti i giorni e di tutti noi comuni mortali. Chi di noi, alla luce di quanto accaduto. è veramente sicuro al cento per cento di essere un vero maschio o una vera donna?
Quale uomo è veramente sicuro di non avere un alto livello di ormoni femminili? E quale donna è veramente certa che il suo livello di testosterone sia nei limiti consentiti? Da ciò si deduce che una separazione netta dei due sessi spesso esiste solo sulla carta. La realtà è molto più complessa ed è per questo che non bisogna più scandalizzarsi di nulla. Certo le religioni hanno dato una forte mano ne criminalizzare questa gente tutto sommato con delle alterazioni naturali. Non parliamo di quello che dice la Bibbia a tal proposito! Siamo più tolleranti e vivremo meglio!”. Le risposte più interessanti al post sono quelle che abbiamo scelto per ovvietà di spazio sono di due medici:
Dott. Michele Cardito: “In base a quello che leggo, l’anno scorso è stata esclusa dai mondiali di nuova Delhi perché, oltre al testosterone alto, che anche tante donne potrebbero avere, avesse cromosomi XY”. La risposta di un altro medico Maria Rosaria Calabrese: “La commissione malattie rare della Società Italiana di Endocrinologia ricorda che fra le numerose malattie rare endocrino-metaboliche ve n’è una (la sindrome da resistenza agli androgeni) in cui si nasce donna, e come tale si cresce fisicamente e psicologicamente, pur possedendo un corredo cromosomico maschile (46XY). Tale condizione, che nulla ha a che vedere con le disforie di genere o altre rare patologie che possono determinare intersessualità o uno stato transgender, è dovuta ad una anomalia genetica che impedisce al testosterone, l’ormone sessuale maschile, di interagire con il suo recettore in tutti i tessuti del corpo.
A seguito di tale anomalia genetica, queste donne hanno livelli di testosterone pari agli uomini, ma, essendo il suo recettore inattivo, senza alcun effetto biologico, compreso verosimilmente quello sulle performance sportive. Infatti, non vi sono dati scientifici che dimostrino vantaggi sul potenziamento o sulla contrazione muscolare, sulla resistenza fisica o su altri parametri attinenti all’attività motoria. A riprova di ciò, queste donne presentano una ridotta o assente crescita della peluria persino nelle tipiche sedi femminili e nessun effetto mascolinizzante sui genitali o su altri apparati. Essendo la resistenza al testosterone presente geneticamente sin dal concepimento, lo sviluppo in senso femminile inizia già nel periodo embrionale; per questo motivo, alla nascita, il genere attribuito è quello femminile.
Solo alcune di esse, con resistenza parziale al testosterone, presentano genitali ambigui alla nascita, e richiedono interventi chirurgici correttivi. Tale patologia genetica determina anche fragilità fisiche e psicologiche, derivanti dalla privazione degli effetti fisiologici esercitati dal testosterone in tutti gli esseri viventi, indipendentemente del genere cui appartengono.
In mancanza di adeguate informazioni cliniche non è possibile essere certi che sia questo il caso di Imane Khelif, l’atleta algerina che si sarebbe dovuta confrontare con la pugile italiana Angela Carini alle Olimpiadi in corso a Parigi, anche se è assai probabile. Non dovrebbe essere necessario ricordare che questioni di tale delicatezza dovrebbero essere affrontate solo su basi scientifiche e culturali adeguate, rinunciando a pregiudizi e posizioni ideologiche e non rendendole oggetto di speculazioni politiche. Ogni individuo con problemi di salute ha diritto alrispetto; tale considerazione è ancora più forte se si considerano patologie genetiche e croniche”.