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Sangiuliano, Boccia e i bei tempi | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 8 settembre 2024

Pochi giorni fa Giulia Mattera, mia amica su Facebook e persona che stimo indipendentemente dalle sue idee politiche diametralmente opposte alle mie, ha pubblicato un post lapidario sulla vicenda Sangiuliano-Boccia che mi ha fatto ridere per ore: “Ah bei tempi quando Ruby era la nipote di Mubarak!!!
Si tratta di un esempio di humour inglese in salsa ischitano-americana assolutamente azzeccato, una critica fondatissima che, però, non tende a smarrirsi lungo la strada del qualunquismo, dell’odio verso l’avversario e della semplice contrapposizione di parte che sciacalla sul momento. E per questo, non posso che complimentarmi con l’autrice.

Naturalmente dal post di Giulia sorge spontanea una serie di riflessioni, attraverso un nostalgico quanto naturale parallelo tra i politici di ieri e quelli -per così dire- contemporanei, tra le pur gravi leggerezze della politica di allora e quelle dell’attuale, tra la cultura, la capacità di comunicazione e la rappresentatività di una comunque rispettabile e rispettata classe dirigente e la pochezza umana e istituzionale del materiale umano che ci circonda di questi tempi. 

Chi mai ha messo in discussione l’autorevolezza di gente come Spadolini, Colombo, Rumor, statisti di indiscutibile statura ma diffusamente ritenuti omosessuali? Nessuno. E questo anche perché i comportamenti di ciascuno di loro non offrivano alcuno spunto, almeno pubblicamente, per essere additati dall’opinione pubblica e dai loro stessi avversari, sebbene vissuti in un’epoca dove, a differenza di oggi, il loro “vizietto” era assolutamente un pregiudizievole tabù.
Arrivando ai giorni nostri, la vicenda di Piero Marrazzo del 2005, rivelatosi da governatore del Lazio abituale frequentatore di trans, se non ci fosse stata l’inchiesta che ha poi condannato i tre carabinieri che lo trovarono in Via Gradoli, si sarebbe risolta con le sue immediate dimissioni e l’oblio del protagonista sino al suo successivo ritorno da giornalista Rai.
E tornando alla cosiddetta “prima repubblica”, quante assunzioni di segretarie, privilegi per amanti anche celebri, parenti membri di staff, capi di gabinetto in più consigli d’amministrazione e chi più ne ha più ne metta hanno caratterizzato le scelte di questo o quell’esponente politico di grido, pur senza mai essere rese più di tanto alla ribalta, e non solo per l’assenza di internet e dei social?

Lo stesso Berlusconi, tormentato in vita da una persecuzione mediatica e giudiziaria senza precedenti, ha rappresentato in pieno le due facce di una medaglia che mostrava il grande carisma ed appeal del personaggio pubblico e, al tempo stesso, la schiavitù verso l’inguaribile passione per l’altro sesso. Ma vivaddio, almeno la creatività dimostrata nel caso Ruby e la forza contrapposta ai vari processi (olgettine comprese) fu sicuramente meglio dell’insopportabile piagnisteo televisivo dell’ormai ex ministro della cultura, di cui anche il direttore del Tg1 dovrebbe senza dubbio pagare duramente pegno.

Intanto nessuno interferisca con questo momento di giustificata nostalgia. Vero, Giulia?

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