mercoledì, Ottobre 2, 2024

Trattare ugualmente o rendere uguali: bella differenza | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 1 ottobre 2024



Il mio amico Antonino Ruggiano, Sindaco di Todi, ha pubblicato una citazione di Friedrik August von Hayek, premio Nobel 1974 per l’economia, che riporto fedelmente qui di seguito: “C’è tutta la differenza del mondo tra trattare le persone in modo uguale e tentare di renderle uguali. Cercare di rendere le persone uguali in termini di risultati o condizioni è non solo impraticabile, ma anche profondamente ingiusto, poiché viola i principi di libertà personale e responsabilità individuale. L’unico modo per raggiungere l’uguaglianza dei risultati è usare la forza per punire chi ha successo, e per trasferire la sua ricchezza a chi sta fallendo. Questo porta inevitabilmente al livellamento verso il basso di tutti gli individui, rendendoli uguali nella miseria. Per dirlo con una metafora, se tutti devono avere lo stesso passo, è ovvio che il passo sarà quello del più lento. Un sistema del genere non porterebbe mai innovazione, benessere, né darebbe incentivi a lavorare di più e meglio. E’ la morte dello slancio degli esseri umani verso condizioni di vita migliori.” 
Sebbene Von Hayek, austriaco naturalizzato britannico, sia nato nel 1899 e morto nel 1992, a distanza di oltre trent’anni dalla sua dipartita e chissà quanti in più dall’epoca a cui risale la sua citazione, essa è tuttora di inquietante attualità. E non solo in campo economico.
In un’epoca permeata dall’ossessione di molti verso il cosiddetto pensiero unico, in cui certa sinistra dem(ente) e meno dem(ente) ancora pretende, in Italia ma ovunque in Europa e talvolta ben oltre, di farci credere che la demonizzazione ad ogni costo della cultura liberal a vantaggio di una restaurazione di un modello egualitario di stampo veterocomunista rappresenti la salvezza dell’umanità, infarcendola di inutili crociate su ambiente, immigrazione, sicurezza, libertà di genere, transizione ecologica e via discorrendo, c’è da chiedersi se anche il rifugio di un popolo come l’Austria nel votare un governo di estrema destra (altro che quella italiana) non possa rappresentare una reazione giustificata alla deriva che la stessa Unione Europea sta assumendo ormai da troppo tempo su temi così importanti.
Sono sempre più convinto che sia proprio il mondo dell’informazione, in particolare quella in rete, a giocare un ruolo-chiave nell’orientare la gente nel proprio modo di pensare, o quanto meno ci riesce a mo’ di coltello nel burro con quelle categorie più facilmente influenzabili dalla loro condizione, cavalcandone abilmente il sentiment e diventando, al pari della fede secondo Marx, un nuovo oppio dei popoli. Ma quanto ancora dovremo attendere, o quali danni evidenti dovranno subire i nostri contesti sociali, le nostre imprese e le nostre famiglie, prima di invitarli gentilmente (ma neanche tanto) a smettere?

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