domenica, Ottobre 27, 2024

Paolo Rizzotto: “Il caso di Antonella Di Massa non è ancora archiviato”

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30 giorni per poter conoscere tutta la verità sulle indagini. In un lungo intervento, l’avvocato Rizzotto spiega, nel dettaglio, quello che potrebbe una strada di verità sulla morte di Antonella Di Massa. La 51enne che, secondo la Procuda. è stata ritrovata senza vita a causa di un suicidio

L’avvocato Paolo Rizzotto da mesi segue il caso di Antonella Di Massa e sul suo profilo facebook ha pubblicato molteplici interventi, sempre molto attenti e precisi, sui dubbi e sulle novità che sono emersi in questi lunghi mesi di silenzio. Rizzotto, persona informata sui fatti con molti particolari e un addetto ai lavori qualificato (è un avvocato penalista del Foro di Ischia) ci ha inviato un lungo intervento che fa chiarezza sul momento attuale in cui è fermo il caso di Antonella Di Massa.

di Paolo Rizzotto

Direttore buongiorno, volevo intervenire sul tuo intervento di ieri sera (giovedì) nel programma sulla morte di Antonella Di Massa di Nuvola TV condotto dal direttore Gaetano Ferrandino e, in particolare, su quello che ha detto l’avvocato Brizzi che, per inciso, ho avuto modo di verificare essere persona gentilissima, disponibilissima e squisita sotto questo profilo ed è, naturalmente, un ottimo e validissimo professionista. Non mi ha convinto però nella sua risposta alla tua domanda sul perché la famiglia non abbia nominato un proprio consulente.
Non ha nominato un proprio consulente, sostiene appunto Brizzi, perché, ha detto testualmente “in quel periodo la posizione della famiglia non era antitetica a quella della Procura”. Vorrei ben vedere, la famiglia era parte offesa e potenzialmente parte civile.

Il 6 aprile, un’amica di famiglia, ospite della trasmissione “Chi l’ha visto?”, disse che la famiglia non credeva al suicidio. Durante lo stesso programma, l’avvocato Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope spiegò che non sarebbe stato nominato un consulente poiché il pubblico ministero aveva già incaricato quattro periti in differenti settori e la famiglia avrebbe seguito loro. Emerge una contraddizione con l’affermazione della persona in studio che rappresentava la famiglia: questa aveva dichiarato di non credere al suicidio, il che contrasta nettamente con l’adeguarsi, se posso usare questo termine, alle posizioni che più tardi adotterà la procura. Se la famiglia non credeva che si trattasse di suicidio, aveva il diritto di nominare un proprio avvocato, eventualmente sporgendo denuncia per omicidio anche contro ignoti. Questo avrebbe consentito loro di seguire una propria linea investigativa utilizzando gli strumenti legali disponibili, cercando prove a sostegno di un’ipotesi di omicidio che potrebbe manifestarsi in modalità diverse da quelle classiche.

Non vi sono tracce di strangolamento o prove di omicidio nelle forme tradizionali, ma l’omicidio può configurarsi anche come istigazione al suicidio. Tra le varie modalità di facilitare un suicidio rientra l’aver aiutato la persona a procurarsi i mezzi per togliersi la vita. Inoltre, esiste l’omicidio del consenziente, che include l’ipotesi in cui il consenso sia stato estorto con violenza o inganno, specialmente su una persona in condizione di vulnerabilità. C’è anche l’omicidio che si verifica quando, incontrando una persona evidentemente sofferente, ci si astiene dal fornire aiuto. Questo potrebbe inizialmente configurarsi come omissione di soccorso, ma se si seguisse passivamente l’aggravarsi delle condizioni della persona fino alla sua morte, si potrebbe trattare di omicidio mediante omissione. Un po’ come è successo nel caso recente di Barano, con la povera donna lasciata morire, almeno secondo quanto emerso sinora, dal suo compagno.

Quindi, ci troviamo in una situazione in cui non solo il marito di Antonella è coinvolto, ma anche le figlie e i genitori. In teoria e in pratica, avrebbero potuto nominare un avvocato che svolgesse un ruolo attivo, proponendo indagini alternative, presentando eventualmente una denuncia per omicidio contro ignoti e nominando un proprio consulente.
La risposta fornita dall’avvocato Brizzi, che ha diligentemente rispettato il mandato ricevuto e che non può essere criticato dal punto di vista professionale, include il motivo che la nomina di un consulente comporta dei costi. Tuttavia, stiamo parlando della morte di una persona: una donna, moglie, madre e figlia trovata senza vita in un bosco o simile. In tale contesto, è comprensibile pensare che chiunque, incluso noi stessi, avrebbe fatto di tutto, compresa la nomina di un consulente. Tu proprio mi insegni perché hai trattato un caso recente in cui è stato importante il lavoro elaborato da un consulente di parte per ribaltare, o comunque per mettere in una luce diversa, delle vicende processuali.

Mi permetto altresì di osservare che la situazione finanziaria del marito di Antonella, il quale riveste un ruolo di rilievo all’interno delle forze armate e si distingue per le sue capacità professionali, permetteva certamente di nominare un perito.
Da tutto questo che ho detto, arriviamo poi alla seconda risposta che è un po’ fuorviante. Quando tu chiedi al legale “farete opposizione?” e lui risponde “non possiamo fare opposizione perché in questa fase noi potremmo solamente fornire elementi di indagine a integrare le indagini fatte”, allora dobbiamo dire varie cose.

Il codice, anche nella versione attuale, garantisce sempre alla parte offesa, che può essere parte civile, la facoltà di opporsi entro 30 giorni dalla notifica della richiesta di archiviazione del pubblico ministero. È fondamentale che l’opposizione sia motivata, come stabilito dal codice, per evitare inutili perdite di tempo. Il codice specifica, inoltre, che durante questi 30 giorni è possibile prendere visione degli atti: i familiari possono formalmente richiedere l’accesso a tutti i documenti disponibili, inclusi quelli delle indagini. Questa opportunità, già di per sé, avrebbe potuto costituire una base per presentare un’opposizione, poiché consente di esaminare in dettaglio tutte le attività investigative condotte, comprese le deleghe e le richieste della Procura. E quindi, sapere come fu deciso, se fu deciso e da chi fu deciso lo spostamento dell’auto o se sono state sentite persone come informate dei fatti. Dagli atti delle indagini si può pensare se nella mente della procura c’era anche l’idea che Antonella fosse comunque entrata in contatto, magari ospitata, sia pure per poco o comunque entrata in contatto con qualcuno. E questo, la famiglia o i familiari appena hanno la formalizzazione della notifica della comunicazione della richiesta del PM, possono avere accesso indipendentemente se poi nei 30 giorni non presenteranno l’opposizione e quindi possono avere accesso agli atti dell’indagine.

Trovo strano che la famiglia, pur avendone già parlato in precedenza, non abbia nominato un proprio consulente ma abbia incaricato l’avvocato di seguire le azioni della procura. Non avendo dato un mandato più ampio, come formulare ipotesi e denunce di omicidio, sembra evidente che non ci sarà opposizione, come già avevamo previsto molto tempo fa. Tuttavia, ora possono accedere a tutti gli atti e conoscere quali indagini sono state effettuate, su quali aspetti si è concentrata la procura, e quale direzione ha preso l’ipotesi accusatoria, informazioni che finora sono mancate.

Però è un po’ fuorviante dire “non possiamo fare opposizione perché dovremmo fornire degli elementi di integrazione di indagine che non abbiamo”.
Uno potrebbe dire non si hanno perché comunque è stata fatta una scelta all’inizio, magari non ci sarebbero comunque stati e non sarebbe emerso nulla anche con un proprio perito, però, ripeto, il restare inerti e l’affidarsi completamente alla procura senza fare nulla, non accade sempre. Ci sono molti casi in cui le famiglie agiscono autonomamente o, meglio, parallelamente alla Procura e parlo sempre, ovviamente, di ipotesi in cui una famiglia o dei familiari non sono in posizione antitetica perché sono considerate, sin dall’inizio, persone assolutamente non coinvolte e quindi persone pienamente da definire offese dal reato e che potrebbero, poi, potenzialmente, anche costituirsi parte civile. Ripeto, non convincono sotto questo profilo le parole dell’ottimo professionista Brizzi. Infine, voglio dire a chi ha scritto e continua a scrivere anche nei commenti che vengono fatti su Facebook, e mi permetto di citare “Si andrà sicuramente possiamo dire verso l’archiviazione” che, al momento, il caso non è stato archiviato.

Siamo di fronte alla proposta di archiviazione, si aspetterà minimo 30 giorni per vedere se la famiglia farà opposizione, ma non la farà, ed è comunque il GIP poi a decidere.
Peraltro, il GIP, se accogliesse un’eventuale istanza di opposizione, il GIP potrebbe rigettare la richiesta di archiviazione e se ci fosse, appunto, una Camera di Consiglio a seguito di un’opposizione motivata, potrebbe anche disporre nuove indagini o addirittura disporre con ordinanza che il pubblico ministero formuli un’imputazione. Quindi, al momento, come avevamo pronosticato, si va verso l’archiviazione, ma il caso non è stato ancora archiviato.
Infine, mi permetto di dire che restano ancora tanti dubbi. Le conclusioni, tutto sommato comprensibili del PM, alla luce pure dell’innovazione della Cartabia per cui, se non ci sono elementi tali da poter formulare un’ipotesi di probabile condanna si deve archiviare, mi permetto di dire che tutto ciò non va in contrasto con ipotesi sulla morte della povera Antonella Di Massa, che potrebbero certamente essere cumulate col suicidio, ma restano aspetti che al momento sono punto interrogativi.

Non si può escludere a priori la possibilità di un’interazione con altre persone o di un intervento esterno, anche se questo non ha comportato l’omicidio materiale della persona, poiché non ci sono tracce genetiche che indichino strangolamento o assassinio. Tuttavia, ciò non elimina l’eventualità che qualcuno possa aver contribuito a lasciarla morire. È possibile che Antonella sia stata in compagnia di qualcuno per un breve periodo. Nonostante sia chiaro che non sia deceduta nelle 48 ore precedenti al ritrovamento, va sottolineato l’errore grave commesso dal primo medico intervenuto, il quale non ha misurato la temperatura corporea, una mancanza molto seria. È plausibile che sia morta qualche giorno prima del ritrovamento e, a mio avviso, il corpo sia stato spostato e posizionato successivamente nel luogo dove è stato ritrovato, anche se solo di poche decine di metri. Invito inoltre chiunque sia interessato a visionare tutti i filmati disponibili online di “Chi l’ha visto?” poiché uno di essi potrebbe suggerire il reale luogo del ritrovamento. Successivamente, ritengo che i giornalisti di “Chi l’ha visto?” siano stati contattati. Quando dico che guardando le immagini si può capire chi può avere trovato il corpo, intendo dire il corpo della povera Antonella già morta, sia ben chiaro. Qualcuno lo ha trovato nella propria proprietà e ha preferito spostarlo per evitare problemi. Poi, o questa stessa persona o qualcun altro che l’ha visto perché era facilmente visibile anche alla strada, avrebbe poi avvertito i Carabinieri. Direi, non questa persona, ma ci sono dei filmati da cui si può dedurre, a mio avviso, sospetti sulla persona nella cui proprietà sia stato trovato il cadavere di Antonella e poi sono stati avvertiti i giornalisti.

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