giovedì, Dicembre 26, 2024

Il futuro del passato 1: l’ospite e il cliente

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | Il Mediterraneo è «mille cose insieme – scrive Fernand Braudel – non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa (…) immergersi nell’arcaismo dei mondi insulari e nello stesso tempo stupire di fronte all’estrema giovinezza di città molto antiche, aperte a tutti i venti della cultura e del profitto, e che da secoli sorvegliano e consumano il mare» (La Méditerranée. L’espace et l’histoire, Paris 1977).

L’immagine in cui si riconoscono gli abitanti di Ischia è ancora – sia pure diversamente da ieri –quella di uno specifico rapporto con il limite per: la prossimità del mare, l’avvicendarsi della partenza e del ritorno, le mutevoli variazioni dell’orizzonte marino.

Il mare ha dettato regole elementari alla costruzione. Regole che venivano dal mestiere e dalla sicurezza: case prossime al mare, che occorreva scrutare prima della partenza per la pesca o per terre lontane; case da cui affacciarsi per attendere il ritorno del pescatore o del marinaio o per poter scorgere pericolosi nemici. Dimore insicure cui si contrapponevano quelle più protette dell’entroterra, che richiedevano all’abitare non minore impegno: per terrazzare i terreni acclivi, recuperarli palmo a palmo, cingerli con muri per contenerli e segnarne i confini, misurando e modellando i siti senza strumenti topografici e tuttavia con la precisione necessaria a economizzare la fatica, con la perizia di chi conosce il variare del sole, dei venti, delle piogge, delle stagioni.

Oggi il rapporto tra produzione e scambio, un tempo tutto interno all’isola, è quasi tutto a favore dell’esterno. I laboriosi, tenaci “produttori” di un tempo – contadini e pescatori – sono per lo più diventati “mercanti”. La gente giunge numerosa. La “domanda” è cresciuta. “Conviene” acquistare fuori i prodotti della terra, del mare, dell’artigianato. L’isola è ora oggetto di consumo: consumo perfino di memoria. Al luogo dell’accoglienza che rinnova il rito dell’ospitalità è subentrato il tempo dell’economia del turismo consumista: gli “ospiti” sono diventati “clienti”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos