Giuseppe Mazzella, direttore de “Il Continente” | Prologo. Dovrei avere la penna di William Somerset Maughan (1874-1965), l’autore della mia giovinezza, quello che più ho amato e copiato, per scrivere un bel pezzo sul libro di Miggi Calise “La ragazza che accarezzava il mare” (Editore Scrittura&Scritture, Napoli) che si può acquistare nelle librerie di Ischia e Casamicciola e che presenteremo sabato 28 dicembre 2024 alle ore 17 nella Casina Gingerò di Villa Arbusto a cura del Lions Club Isola d’Ischia e della Agenzia Stampa “Il Continente” nel quadro delle manifestazioni di Natale del Comune di Lacco Ameno. Sarà il dottor Salvatore Di Fede a tenere la prolusione sull’opera prima di una Signora di 82 anni che ha insegnato Italiano e Storia nelle scuole medie, allieva del prof. Edoardo Malagoli e del prof. Tommaso Pacifico, al Liceo Classico di Ischia, figlia del dottor Aniello Calise (1881-1965), medico poeta di Lacco Ameno e medico condotto prima a Laviano in provincia di Salerno, poi ad Oratino in provincia di Campobasso e infine a Casamicciola dove esercita per 25 anni e di Emma Pellegrini Orsi di Milano, letterata e poetessa conosciuta romanticamente attraverso una corrispondenza poetica.
Il dottor Calise si sposò due volte: la prima con Maria Luisa Auger dalla quale ebbe i due figli maschi, Mario, che divenne un valido medico chirurgo e Ugo che studiò Chimica Farmaceutica a Napoli e non si laureò per due esami ma che divenne un celebre musicista con la sua chitarra entrando nella storia della canzone napoletana componendo “Na’ voce na’ chitarra e’ o’ poche e’ lune” e “Nun è peccato” e decine di altre canzoni; dalla seconda moglie, il dottor Calise ebbe due figlie, Gemma e Maria Teresa detta “Miggi” che divennero due professoresse di materie letterarie. Miggi è l’ultima e unica sopravvissuta nella famiglia. Maugham sarebbe stato capace di scrivere un libro.
La scoperta di Maugham
Scoprii Maugham a 15 anni nel 1965 con i libri “Oscar” Mondadori, i libri “Pocket” della Longanesi, “I Garzanti”, la BUR di Rizzoli. Con 350 lire, ogni settimana, si poteva acquistare un libro in edicola. Gli anni ‘60 non furono solo quelli dei Beatles furono anche gli anni della “diffusione popolare della cultura”. Ogni settimana con 350 lire (30 o 20 centesimi di oggi al tempo dell’euro) si poteva acquistare un capolavoro o un testo di valore della narrativa mondiale. Così uno studente medio delle medie superiori poteva costituirsi una propria biblioteca e farsi una propria cultura oltre i programmi scolastici imposti dal Ministero della Pubblica Istruzione (come allora si chiamava).
Così scoprii Maugham con “Il filo del rasoio”, “Il velo dipinto”, “La luna e sei soldi”, “Il fantasma nell’armadio”, “Aschenden l’inglese”, “Vacanze di Natale”. Maugham traeva dalle sue esperienze di viaggio e dalle persone che incontrava, le storie per i suoi romanzi. Uno stile asciutto ma il racconto si faceva leggere anche per la vasta cultura dello scrittore. Erano storie avvincenti che legavano il lettore al libro fino all’ ultima parola. Il finale era generalmente a lieto fine ma con un sapore amaro come la verità. La realtà era confusa con la fantasia ed era difficile separarle.
La storia di una famiglia
Forse Maugham ne avrebbe tratto una storia romanzata dalla famiglia del dottor Aniello Calise. Il dottor Aniello – come ho cercato di raccontare su “Il Dispari” di sabato 30 settembre 2023 col titolo “Il medico che curava con la poesia”, sulla scorta delle notizie fornitomi dalla figlia Miggì, era un medico-poeta ma forse Miggi un libro di Memorie sulla sua famiglia dove raccontare, il rapporto di affetto filiare per il padre e la madre, il particolare attaccamento al “fratellone” Ugo, l’amatissima sorella, il clima familiare e studentesco degli anni ‘60 ad Ischia lo scriverà. Al telefono mi dice che “Gemma mi ha lasciato un baule con tutti i ricordi di famiglia. Le poesie di papà, i manoscritti di Ugo, le poesie di mamma, le foto dei nonni materni amatissimi ed altro ancora”.
Mi dice anche che “Gli anni ‘60 furono di grande partecipazione civile e culturale a Casamicciola e nell’isola d’ Ischia. Fondammo il Circolo Impegno Giovanile con la migliore gioventù locale. Organizzammo conferenze, mostre, spettacoli teatrali, i veglioni di Capodanno e di Carnevale. Ebbi occasione di conoscere e frequentare Paolo Buchner e Marino Marioli. Soprattutto il Circolo divenne una palestra di democrazia con le animate discussioni, anche polemiche, fra i soci. Fu una esperienza formativa per tutti noi. Alcuni amici non ci sono più. Con altri abbiamo allacciato un legame indissolubile” ricordandomi che “eri il più piccolo con i tuoi 16 anni e dovemmo fare una modifica allo statuto per la data di adesione in un primo momento prevista a 18 anni”.
“Questo mio libro di poesie vuole essere una testimonianza di stimolo per la gioventù di oggi affinché riprendano la passione civile per il proprio Paese. E’ un contributo morale per un “Rinascimento etico” poiché credo che la Ricostruzione di uno spirito di lotta civile sia egualmente importante della Ricostruzione materiale. Debbono rinascere i circoli, le sezioni dei partiti politici, il cinema, il teatro. Dal passato bisogna costruire il futuro. Non c’è domani senza ieri. Senza le radici”.
Il racconto e le 82 poesie sono “il percorso di un’anima nelle stagioni della vita”.
La prima poesia è del 1960 e l’ultima è del 2023. Un lungo percorso. Nel 1960 Miggi ha solo 18 anni ed apre il ciclo delle “Isole e sogni” ed è il canto di “una voce ascoltata fra i due golfi. La più cara”. Nel 2023, a 81 anni, è la poesia per Casamicciola “piccolo paese d’ acque di lave salvifiche e letali” e “approdo incantatore di miti e maghe, di eroi greci” nell’isola d’Ischia “favolosa bellezza che vince sulla morte nelle eterne resurrezioni della storia, nell’immortalità della memoria”.
L’ immortalità della Memoria. Lo riafferma anche Simone Weil ne “La prima radice”: “E’ cosa vana distogliersi dal passato e pensare soltanto all’ avvenire. È un’illusione pericolosa persino credere che sia possibile. L’opposizione fra avvenire e passato è assurda. Il futuro non ci porta nulla. Non ci dà nulla; Siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli tutto, dargli persino la nostra vita. Ma, per dare, bisogna possedere, e noi non possediamo altra vita, altra ninfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi. Fra tutte le esigenze dell’anima umana nessuna è più vitale di quella del passato”.