venerdì, Dicembre 27, 2024

Dalla spiritualità del Natale al baccalà fritto:tra fede e tradizione. Una riflessione

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

Sebastiano Cultrera | In occasione degli auguri per l’anno nuovo, avevo pensato di approfondire un tema più leggero: il baccalà fritto. La sua storia, l’introduzione nelle nostre tavole e il suo utilizzo sui velieri come alimento di lunga conservazione sarebbero stati un argomento interessante, specie per chi ama le tradizioni culinarie.
Ma l’amico, Leo Pugliese, mi ha suggerito di affrontare temi più impegnativi. D’altronde, come disse Papa Gregorio Magno nel Medioevo: “Procida semper christiana fuit”. Ancora oggi l’isola manifesta forti segni di devozione popolare, sebbene sia importante che questa non si riduca a mera esteriorità.

Torniamo, quindi, al principio
“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio” (Giovanni 1:1). Il concetto di Logos espresso nel Vangelo di Giovanni identifica Gesù Cristo come la “Parola” di Dio, il ponte tra divino e umano. Non è solo un principio astratto o una legge universale, ma una persona concreta che “si è fatta carne” (Giovanni 1:14). L’incarnazione rappresenta Dio che entra nel mondo per rivelarsi e offrire salvezza.
Questo messaggio, universale e potente, non ha bisogno di semplificazioni: è diretto e attuale, capace di parlare a ogni epoca. Tuttavia, oggi il calo dei cattolici praticanti è evidente. Le chiese si svuotano, le vocazioni diminuiscono e le parrocchie si accorpano. La Chiesa sembra concentrarsi sempre più sulle “opere di bene” – il cosiddetto “effetto Caritas” – ma rischia di trascurare l’aspetto spirituale, cuore pulsante della fede.

Papa Francesco, un pontefice amato anche dai non credenti ma spesso divisivo tra i credenti, resta una figura straordinaria, voluta dal suo predecessore Benedetto XVI come simbolo di cambiamento. Anche Sua Eminenza Domenico Battaglia, noto come “prete di strada”, è un esempio di vicinanza agli ultimi, grazie al suo linguaggio immediato. Tuttavia, il linguaggio più potente resta sempre quello di Gesù: universale, diretto e senza tempo.

La visione “caravaggesca” di Dio, che si manifesta nei volti degli ultimi, è suggestiva ed edificante. Ma recuperare la spiritualità profonda del messaggio cristiano è la chiave per renderlo nuovamente universale. È la promessa della parousia – la vita oltre la vita – a offrire una dimensione trascendente e grandiosa al Natale.
Ed è proprio questo il Natale che auguriamo a tutti: un Natale fatto di opere di bene verso i più deboli, ma anche di opere di forza interiore per ritrovare noi stessi.
Sperando, tra questi giorni di festa, di trovare anche il tempo per parlare del baccalà fritto.
Buon Natale a tutti.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos