“Per il secondo anno consecutivo siamo riusciti a scongiurare l’esercizio provvisorio e, rispetto al 2023, abbiamo avuto l’opportunità di approvare la legge di stabilità entro il 31 dicembre: dovrebbe essere la normalità ma per oltre vent’anni questa normalità non c’è stata, quindi forse qualcosa di migliore rispetto al passato si sta facendo, grazie anche a una sinergia fortissima con il presidente della Regione, Renato Schifani, e col suo nuovo assessore, Alessandro Dagnino” e alla tempestività con cui sono arrivati “i documenti contabili” che sono stati “assegnati immediatamente alle Commissioni per rispettare l’iter di 45 giorni previsti dal regolamento dell’assemblea regionale siciliana. Ci auguriamo che la qualità della produzione legislativa possa essere sempre migliore”.
E su un eventuale rimpasto in Giunta, aggiunge: col presidente Schifani “non ne abbiamo parlato”, il che “non significa che non ci sarà, però ad oggi non ho avuto un’interlocuzione in tal senso”.
Poi sul voto segreto all’Ars: “limitarne l’utilizzo solo ed esclusivamente ad alcune questioni, così come fanno Camera e Senato, può essere un gesto di maggiore trasparenza nei confronti dei siciliani”.
Con Schifani “registro un rapporto di rilievo: non credo che ci debba essere un dualismo, anzi. Bisogna camminare l’uno accanto all’altro, perchè l’interesse che abbiamo è sfruttare al massimo questo momento che vede il governo regionale dello stesso colore del governo nazionale, guidato sapientemente dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Bisogna sfruttare tutto quello che si può fare per portare benefici alla Sicilia e ai cittadini”.
Anche il governo nazionale ha dimostrato vicinanza alla Sicilia, come dimostrano “i 6,8 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione destinati alla Regione per le opere infrastrutturali assolutamente strategiche”, per “livellare quel grandissimo divario che c’è tra Nord e Sud” ed evitare che esista “un’Italia a due velocità, un’Italia di serie A e di serie B”.
Ci riusciremo? “Questo ce lo dirà il tempo, certamente c’è una grandissima attenzione da parte di tutto il governo”, testimoniata anche “dall’attenzione che ha avuto il Ministero dell’Agricoltura a voler svolgere proprio a Siracusa” il G7 Agricoltura e “anche l’attenzione del Presidente della Repubblica che è venuto a presenziare qui in Sicilia più volte”.
L’autonomia differenziata? “ben venga”, spiega, “purchè si parta tutti dallo stesso nastro di partenza. Penso che bisogna vivere di luce propria, a me non spaventa di dover correre con le mie gambe ma non si può pensare che, all’interno di una gara tra tante regioni, ci possa essere una regione che parta molto in avanti e una regione che parta molto indietro, perchè chiaramente ha delle carenze infrastrutturali che hanno determinato anche lo spopolamento”, dice Galvagno.
“Il criterio sterile della grandezza o del numero degli abitanti non può essere un criterio che si deve necessariamente adottare. In un incontro col Ministro Calderoli durante l’assemblea di tutti i presidenti dei consigli regionali d’Italia, in maniera provocatoria, ho detto che a me basterebbe che la Sicilia fosse magari la Lombardia non di oggi, ma anche di 10 anni fa perchè chiaramente è una regione che parte molto più avvantaggiata rispetto a noi”, aggiunge.
Galvagno lancia poi un appello all’unità alle forze politiche della Regione. “Mi aspetto di lavorare senza bisogno di strumentalizzare i temi anche con le forze di opposizione. Il confronto può consentire un miglioramento dei testi normativi. Mi aspetto che ci possa essere consapevolezza e responsabilità perchè in gioco c’è il futuro nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Un atto di grande responsabilità è quello di affrontare le cose in maniera seria: il confronto deve portare sempre a qualcosa, non può essere sterile. Bisogna essere realisti, specie quando si fanno le finanziarie: non servono interventi spot, serve una visione strategica di Sicilia, dell’allocazione delle risorse e a cosa si vogliono destinare”, spiega.
“Molti ci criticano per il maxi-emendamento fatto di elargizione ai Comuni”, ma “non credo che sia una vergogna finanziare una chiesa, una strada o una piazza”, anzi, è un’attenzione nei confronti del territorio”.
I cittadini segnalano “carenze infrastrutturali, strade che sono un colabrodo, servizi che molte volte sono inesistenti. E’ giustissimo fare dei bandi, ma esistono talvolta delle situazioni dove bisogna necessariamente andare in deroga: non si può aspettare il bando se il tetto di una scuola sta crollando”.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).