Benvenuto, Mario Vrdoljak. Sei un nuovo giocatore dell’Ischia e ormai sono circa due settimane che sei qui. Hai fatto il tuo esordio al Mazzella con una prestazione positiva contro la Virtus Francavilla, seguita da una meno felice contro il Fasano.
Quali sono le tue prime sensazioni ed emozioni nell’essere arrivato a Ischia?
“Grazie mille per il benvenuto. Sì, praticamente con la Virtus Francavilla sono arrivato appena 24 ore prima della partita, quindi mi sono reso conto solo dopo dove fossi veramente approdato. È stato un esordio positivo, anche se c’è un po’ di rammarico perché avremmo potuto chiudere la gara in modo ancora più favorevole. Secondo me, quella partita si poteva vincere. A Fasano, invece, due episodi ci hanno penalizzato. Può capitare, anche perché affrontavamo una squadra in salute. Noi abbiamo fatto una buona prestazione dal punto di vista del gioco, ma forse siamo stati un po’ sottotono. Sicuramente, da domenica dobbiamo cambiare approccio perché ci aspetta una partita importante. Non decisiva, perché tutte e tredici le sfide rimanenti saranno fondamentali, ma bisogna affrontarle con fiducia, una alla volta. Le prime impressioni su Ischia sono molto positive. Conoscevo già la storia della squadra e la passione della piazza, ora non vedo l’ora di viverla a pieno”.
Hai già affrontato l’Ischia quando giocavi con il Nardò. Il tuo percorso in questo campionato è stato abbastanza movimentato, con un passaggio anche al Pompei. Quando sei venuto qui con il Nardò, hai giocato su un altro campo. Che impressioni hai avuto?
“Adattarsi non è stato semplice perché il Nardò era una squadra con una forte identità di gioco, molto strutturata e con grande qualità tecnica. Giocare su un campo più stretto rispetto alle nostre abitudini non era facile. Ricordo che, dopo essere andati sotto 2-0, ho temuto che la partita finisse 5-6 a zero per l’Ischia. La cosa che mi ha colpito di più, però, è stata la compattezza dell’Ischia: anche in inferiorità numerica, la squadra è rimasta unita e ha lottato fino alla fine. Nicola Talamo, in particolare, ha corso per tutti. Quando si è presentata l’opportunità di cambiare squadra, ho fatto la mia scelta per vari motivi, lasciando Nardò e passando brevemente a Pompei, anche se è durato appena sette giorni. Può sembrare una barzelletta, ma nel calcio succede. Alla fine, sono felice di essere arrivato qui e ringrazio la società per avermi dato questa opportunità”.
Iniziando a vivere qui, hai notato che Ischia è diversa dalla terraferma. Come ti sei trovato con i tuoi nuovi compagni e nello spogliatoio? E come ti senti a vivere su un’isola circondata dal mare?
“È sicuramente una condizione particolare rispetto alla terraferma, soprattutto per gli spostamenti e la logistica. Però il nostro mestiere è il calcio, quindi bisogna concentrarsi solo su quello. Non mi sono mai soffermato troppo su questi aspetti prima di accettare l’offerta dell’Ischia. Ho pensato solo al campo, ai compagni e al mister. Fin dal primo giorno, lo spogliatoio mi ha accolto benissimo e mi ha fatto sentire subito parte del gruppo. Ho giocato subito sabato e domenica, e tutti sono stati bravi a farmi sentire importante, così come il mister e la società”.
Una curiosità: la fascia che indossi ha un significato particolare?
“no, la metto solo perché mi cadono i capelli! (ride)”
Domenica si torna in campo al Mazzella. Hai detto che non è una partita fondamentale, ma sicuramente importante. Guardando la classifica, è una gara decisiva?
“Esatto, ho detto che non è fondamentale, ma è molto importante. Se la affrontassimo come una finale, rischieremmo di bruciarci. Mancano tredici partite e dobbiamo cercare di vincerle tutte. Abbiamo una squadra forte e giocatori di valore. Bisogna restare positivi e guardare sempre il lato positivo delle cose. Paradossalmente, la sconfitta contro il Fasano può essere utile: se avessimo pareggiato, magari saremmo rimasti a +5 e avremmo rischiato di rilassarci. Invece, dobbiamo reagire con orgoglio e determinazione. Affronteremo questa sfida con il giusto atteggiamento, cercando di fare una grande prestazione. Alla fine, se si lavora bene, i risultati arrivano”.
Insieme a te è arrivato anche Filip Piszczek, un altro giocatore non italiano. Hai avuto modo di aiutarlo a integrarsi nel gruppo?
“Sì, Filip è arrivato tre o quattro giorni dopo di me e parla ancora poco italiano, dato che è stato in Italia solo per sei-sette mesi. Io mi sono ambientato più velocemente e cerco di aiutarlo, così come fanno tutti i compagni. È importante che si integri al meglio, perché è un giocatore fondamentale per noi. Deve fare gol e lo dobbiamo mettere nelle condizioni di esprimersi al massimo. Non gli mettiamo pressione, ma sappiamo che gli attaccanti sono quelli che possono davvero fare la differenza. Voglio anche ringraziare tutti i ragazzi dello spogliatoio, perché ci hanno accolto entrambi in maniera splendida”.