Dopo il 4WD di sabato scorso dal titolo “Attenti al futuro!” raccolgo l’invito di alcuni attenti Lettori a trattare i concetti di intelligenza artificiale e ignoranza naturale: accostamento, questo, tutt’altro che semplice da attuare. Non a caso, da un lato l’IA è progettata per elaborare dati, analizzare informazioni e generare risposte basate sulla logica e sulle evidenze. Dall’altro, l’ignoranza naturale è una condizione tipica dell’essere umano, che può derivare da mancanza di accesso all’istruzione, rifiuto della conoscenza o semplice disinteresse nell’approfondire argomenti complessi. E sebbene coesistano nella società moderna e siano ancor meglio posti in evidenza e -se necessario- in contrapposizione in ambienti come i social network ovvero in piccoli contesti come l’isola d’Ischia, esse risultano fondamentalmente incompatibili.
L’intelligenza artificiale opera secondo principi di coerenza, verifica e adattabilità delle informazioni. E per questo motivo, essa è progettata per contrastare, come dicono i super esperti in materia, “le distorsioni cognitive e le false credenze, elementi tipici dell’ignoranza naturale. Perché mentre la mente umana può essere soggetta a tendenze, pregiudizi e credenze errate, l’IA lavora con dati verificabili e aggiornati.” L’ignoranza naturale, invece, si manifesta in vari modi: può essere involontaria, dovuta a carenza di istruzione o difficoltà di accesso all’informazione; ma può anche essere intenzionale, quando un individuo rifiuta attivamente nuove conoscenze o resiste a cambiamenti di opinione. O peggio ancora, quando egli si rifugia nell’intelligenza artificiale per colmare comodamente tali lacune ed esprimersi in perfetta inerzia cognitiva e superficialità con convinzioni di comodo più vicine alle sue idee attraverso il proprio computer o smartphone, come non potrebbe mai fare in prima persona.
L’incompatibilità tra intelligenza artificiale e ignoranza naturale si evidenzia nella società moderna, in cui la tecnologia ha reso l’accesso all’informazione più semplice e immediato che mai. Tuttavia, paradossalmente, questo non ha eliminato l’ignoranza, ma l’ha in alcuni casi rafforzata, generando fenomeni come la disinformazione o la (presunta) informazione oggettiva. Del resto, le stesse fake news prosperano proprio grazie alla naturale predisposizione dell’essere umano a preferire narrazioni semplici e rassicuranti rispetto a verità complesse e scomode.
Nonostante l’incompatibilità di fondo, utilizzata in modo strategico, l’intelligenza artificiale può rappresentare una soluzione all’ignoranza naturale. Se da un lato, infatti, l’IA non può costringere gli individui ad accettare la conoscenza, dall’altro può rendere l’educazione più accessibile, personalizzata e interattiva. Peccato, però, che valori quali educazione, rispetto, competenza, cultura e saper vivere non siano ancora in vendita, neppure al mercato di tanta avanzatissima tecnologia.
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