Ischia torna a scendere in piazza per gridare il suo NO alle demolizioni, soprattutto a quelle in esecuzione delle ordinanze di demolizione che la Procura di Napoli sta mettendo in atto. Dopo anni di pausa e dopo che molti hanno optato per l’autodemolizione, anche durante gli anni del COVID, la ripresa dell’esecuzione delle sentenze passate in giudicato, arrivate al loro redde rationem in questi mesi dopo il “riavvio” della macchina penale, riporta la questione al centro del dibattito, ripresentandola con la stessa, identica crisi.
Passano gli anni, cadono le abitazioni, aumentano le macerie e, tuttavia, non si registrano novità sul piano normativo. Dall’altro lato della barricata, se così vogliamo immaginare le posizioni sul campo, la Procura della Repubblica di Napoli, nei mesi scorsi, ha reperito le risorse economiche necessarie per rendere operative le demolizioni, firmando un accordo con la Regione Campania e i comuni interessati per un totale di due milioni e mezzo di euro. Nel frattempo, dopo diversi stop, anche il fondo rotativo di cinquanta milioni di euro, istituito con la famosa legge del “terzo condono”, è stato nuovamente reso operativo.
La battaglia degli isolani, e in particolare dei campani che vivono con l’incubo delle ordinanze di demolizione, nei mesi scorsi ha visto sia un nuovo sit-in di protesta sempre a Ischia, sia un incontro con il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, il sindaco metropolitano e di Napoli, Gaetano Manfredi, per presentare una proposta di legge che possa mitigare l’impatto delle demolizioni e garantire una gradualità negli interventi, privilegiando prima alcuni tipi di abusi e lasciando per ultimi quelli che rappresentano la prima e unica casa di necessità per i cittadini coinvolti in questa tragedia umana. Tuttavia, la situazione continua a rimanere intrappolata in un cono d’ombra che non sembra avere fine.
Ischia ritorna in piazza e l’appuntamento è per le ore 17.00 di oggi, sabato 22 febbraio, in via Michele Mazzella a Ischia, nel piazzale antistante la sezione distaccata del Tribunale di Napoli. Alle ore 17.30 partirà il corteo che giungerà sino in piazza Antica Reggia, nei pressi del Municipio di Ischia, dove dopo il comizio conclusivo i manifestanti hanno chiesto di incontrare i sindaci isolani. L’appello ai cittadini, agli studenti e alle categorie dell’isola d’Ischia è quello di partecipare alla manifestazione organizzata dal Coordinamento dei Comitati a Difesa del Diritto alla Casa della Regione Campania al termine della quale ci sarà un nuovo incontro con i sindaci isolani. Partecipiamo per difendere il diritto alla casa degli isolani e per esprimere solidarietà alla signora Mariagrazia Buono e alla sua famiglia che martedì dovranno lasciare la propria abitazione.
In Campania la tragedia degli abbattimenti delle case abitate continua a gettare nello sconforto centinaia di migliaia di famiglie oneste e lavoratrici. E sull’isola d’Ischia, dove dovrebbero essere diecimila gli immobili da demolire riferiti alle domande del condono 2003 il che provocherebbe migliaia di senza tetto, la problematica assume persino una maggiore tragicità visto che siamo circondati dal mare e che a migliaia di famiglie non resterebbe altro da fare che emigrare, considerata l’impressionante crisi abitativa per cui sono pochissime le case che si affittano e non a caso per l’alluvione che ha colpito Casamicciola negli anni scorsi, ci sono ancora nuclei familiari di sfollati che sono alloggiati in albergo.
In questa situazione di paurosa emergenza abitativa come si può pensare di creare migliaia di sfollati senza che prima di demolire si programmino piani di evacuazione e di realizzazione degli alloggi necessari per garantire il diritto alla casa a chi se la vedrà abbattere? Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio degli ultimi quarant’anni non è stato voluto dai cittadini, ma è stato generato dalle inadempienze delle istituzioni locali che non approvando i necessari piani regolatori e paesaggistici non hanno dato a nessuno la possibilità di costruire nella legalità. Ecco perché oggi sarebbe innanzitutto il caso di processare e condannare con un maxiprocesso i responsabili politici che hanno generato questo fenomeno di massa. E invece si abbattono le case della povera gente e giammai, però, gli ecomostri della grossa speculazione edilizia e affaristica, compreso ville lussuose e strutture ricettive, che hanno distrutto coste e colline della nostra Isola e della nostra Regione. La Magistratura, di cui da sempre abbiamo il massimo rispetto, applica la Legge, quella Legge che continuerà ad essere applicata e a far piangere le famiglie campane sino a quando non verrà modificata dal Parlamento. Ed intanto che il Parlamento approvi una nuova Legge, c’è l’immediato bisogno dell’emanazione di un Decreto-legge del Governo che blocchi le ruspe affinché a bocce ferme si possa trovare una soluzione a questa tragedia. Ecco perché lo slogan della manifestazione di domani sarà “Il governo fermi subito gli abbattimenti”.
La tragedia degli abbattimenti delle prime case di necessità continua a gettare nella disperazione e nello sconforto migliaia di famiglie oneste e lavoratrici sul cui capo pende come una spada di Damocle, la pala delle ruspe di Stato pronte ad entrare in azione e demolire, oltre alle abitazioni, anche la vita di interi nuclei familiari. Donne, uomini, anziani, bambini ed invalidi che vengono cacciati di casa dopo aver vissuto in quell’abitazione per 25, 30 anni e la cui colpa, molte volte, è solo quella di averla ereditato da genitori e nonni ormai deceduti.
Solo sull’isola d’Ischia riferite alle pratiche di condono del 2003 sono circa 10.000 le abitazioni che presentano difformità urbanistiche e che per questo saranno demolite lasciando sul lastrico dalle 25.000 alle 30.000 persone. Una tragedia sociale senza precedenti per Ischia e per la Campania.
LA QUESTIONE POLITICA
È evidente che la questione, così come diciamo da oltre 15 anni, è prettamente politica. Ovvero, serve una legge del Parlamento che chiarisca tutti i contorni di questa vicenda. Sono stati diversi i tentativi fatti dal legislatore, ma nessuno è andato a buon fine. Dal famoso “Decreto Falanga” a oggi, le proposte di legge avanzate sono state numerose, e l’ultima è quella a firma dell’onorevole Zinzi della Lega. Tuttavia, non possiamo ignorare le reali condizioni politiche che rendono impraticabile ogni strada. L’attuale governo è alle prese con un confronto quotidiano con la magistratura (senza entrare nello specifico) ed è bersagliato dalle opposizioni per le iniziative assunte in favore delle famiglie e delle aziende in tema di fisco.
Tutti elementi che, messi insieme, rendono proibitiva ogni iniziativa nella direzione attesa dagli ischitani e dai campani. Una realtà durissima da accettare e che, è evidente, rende vano ogni sforzo. Senza contare che, dopo i disastri naturali del 2017 e del 2022, qualcuno si guarderà bene dal pronunciare la parola “condono” nella stessa frase con Ischia. Il succo della pozione amara è proprio questo. Siamo senza soluzione? Siamo arrivati alla parola fine? Crediamo ancora nel potere del popolo e nella protesta dei cittadini. Crediamo che il corteo di questo pomeriggio possa essere un ulteriore segnale di allarme e di SOS che la politica possa percepire e, in qualche modo, fare suo. L’obiettivo è salvare le prime case di necessità: riuscire a far passare questo concetto è la sfida (im)possibile alla quale siamo chiamati.