venerdì, Dicembre 27, 2024

Villa Stefania, il flop dell’Asl: ecco perché il Tar condanna Ferraro

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Respinto il ricorso di Monteruscello: i pazienti lasceranno la struttura, possibile il ritorno a Villa Orizzonte. Storia di un flop annunciato (dal Dispari)

Pasquale Raicaldo | L’Asl deve lasciare Villa Stefania. Subito. La lunga battaglia di civiltà promossa – all’unisono – da cittadini e Chiesa, sindaci e operatori arriva all’agognata svolta: la sesta sezione del tribunale amministrativo regionale della Campania ha infatti rigettato i ricorsi del direttore generale Giuseppe Ferraro e dell’Asl Napoli 2 Nord, che si erano opposti alle due ordinanze del Comune di Casamicciola che inibivano le attività sanitarie nell’inadeguata struttura casamicciolese e intimavano il ripristino dello stato dei luoghi.
La notizia è giunta questa mattina e configura un tonfo epocale per Monteruscello e per le politiche sanitarie di Ferraro, obbligato ora a ripristinare i luoghi, parzialmente modificati per accorpare i presidi sanitari, e con conseguente spreco (ingente) di denaro pubblico.
Per Elena e gli altri nove degenti che avevano vissuto per lunghi anni a Villa Orizzonte potrebbe profilarsi un ritorno nella struttura baranese, per la quale la proprietà ha sempre ribadito la disponibilità – con congruo ridimensionamento del canone – nei confronti dell’Asl. Al netto del danno erariale, tuttavia, e in attesa delle disposizioni dell’Asl dopo il pronunciamento del Tar, ci sembra «criminoso» l’operato di un’azienda sanitaria che dispone il trasferimento di dieci malati psichici in una struttura non abilitata e che ora, neanche fossero pacchi postali, deve portarli altrove.
A dare la notizia dell’esito negativo del ricorso dell’azienda sanitario, l’avvocato Bruno Molinaro, che rappresenta il Comune di Barano, costituitosi con tutti gli alti Comuni ad adiuvandum di quello di Casamicciola, e il vescovo Pietro Lagnese, che ha deciso di scendere in campo anche da un punto di vista legale per ribadire la sua vicinanza ai dieci ospiti di Villa Orizzonte trasferiti a luglio nella nuova, inadatta destinazione.
A rappresentare gli enti isolani, con Molinaro, gli avvocati Gianpaolo Buono, Francesco Cellammare, Giuseppe Di Meglio, una task force che – a titolo gratuito – hanno affiancato Raffaele Marciano, legale del Comune di Casamicciola, contro il quale è stato inoltrato il ricorso dell’Asl. E il comitato Cittadinanza Attiva, che ha battagliato al fianco degli utenti di Villa Orizzonte per scongiurare il trasferimento dalla confortevole struttura baranese a quella, inadeguata, di Casamicciola, è rappresentato da Tony Pantalone.
«Per immobili come l’ex albergo Stefania – hanno sottolineato i legali durante l’udienza– sono consentiti, proprio in virtù del carattere abusivo di una parte dell’edificio, solo interventi strettamente manutentivi, non certo una ristrutturazione edilizia profonda propedeutica peraltro al mutamento della destinazione d’uso originaria, che configura un quid novi».
Ed è proprio il Comune di Casamicciola, nei suoi provvedimenti, che ha rimarcato come Villa Stefania fosse sprovvista di agibilità. «Peraltro – aveva denunciato Molinaro – il ricorso dell’Asl ci appare palesemente inammissibile, facendo leva su censure generiche».
I giudici hanno accolto le obiezioni degli enti isolani, che hanno «evidenziato che, come riconosciuto dalla stessa amministrazione ricorrente, il complesso immobiliare in questione è stato trasformato, in assenza dei prescritti titoli abilitativi, da struttura turistico – ricettiva in “unità operativa complessa di salute mentale”». E «il mutamento di destinazione d’uso sia accompagnato dalla realizzazione di quelle opere in assenza delle quali l’immobile non può soddisfare quella diversa funzionalità che comporta il trapasso da una categoria funzionalmente autonoma dal punto di vista urbanistico ad un’altra (la qualcosa si è, appunto, verificata nel caso di specie), l’intervento edilizio posto in essere richiede il permesso di costruire». Tanto più a Casamicciola, territorio assoggettato a vincolo paesaggistico, dove, oltre al permesso di costruire, l’amministrazione ricorrente avrebbe – di certo – dovuto acquisire anche l’autorizzazione paesaggistica ex art. 146 del d.lgs. n. 42/04. «A ciò aggiungasi – si legge nella memoria – che l’immobile di cui si discute risulta essere sprovvisto anche della, pur necessaria, certificazione di agibilità».
L’Asl è stata dunque assolutamente negligente, stante «la mancanza del certificato di agibilità, indicando la mancata verifica della sussistenza delle condizioni di sicurezza, d’igiene e di salubrità, non può non riflettere i suoi effetti sull’uso a cui l’edificio è destinato, attese le finalità di sicurezza a cui il rilascio del certificato è preordinato e, quindi, sull’attività umana nel medesimo svolta, conseguendone che non appare incoerente con la normativa prevedente l’attestazione in questione e con la ratio a siffatta normativa sottesa il provvedimento comunale di cessazione dell’attività in esso esercitata».
Insomma, un pasticcio gigantesco per il quale l’Asl pagherà presto. E con lei, purtroppo, anche l’utenza psichiatrica, al fianco della quale era scesa in campo tutta la comunità isolana. E ora? «L’Asl disporrebbe ancora oggi (non essendo stato risolto il relativo contratto di locazione) di altro immobile (Villa Orizzonte) sito nel comune di Barano d’Ischia, il quale, per oltre un decennio, è stato utilizzato dalla stessa amministrazione quale centro di assistenza e cura per i pazienti affetti da patologie psichiatriche. L’indisponibilità della struttura di Villa Stefania, segnalano i legali, non determinerebbe alcun disagio alla comunità, in quanto l’isola d’Ischia è dotata di un efficientissimo Pronto Soccorso ubicato all’interno dell’Ospedale “A. Rizzoli” di Lacco Ameno e di altre unità di Guardia Medica operative nei comuni di Ischia e Forio».
Staremo a vedere.

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