mercoledì, Gennaio 8, 2025

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Testo e foto di Lucia De Luise | Continua a bruciare la Terra dei Fuochi. Nubi tossiche si alzano minacciose fino a coprire il sole su quasi 2 milioni di persone tra i comuni dell’hinterland napoletano e casertano. Il sottosuolo è ormai saturo di rifiuti di ogni genere a causa dello sversamento illegale da parte di clan camorristici, mentre la diossina si espande nell’atmosfera provocando seri – e tante volte irreparabili – problemi su coltivazioni, allevamenti e persone. Letteralmente, la Campania è al rogo.

Ogni giorno, sul blog creato dall’attivista Angelo Ferrillo, www.laterradeifuochi.it, vengono caricati video che mostrano come al calar del sole le periferie di Napoli e Caserta diventino teatro dell’abuso. Un abuso del territorio, un abuso morale. Dagli pneumatici all’eternit: si appiccano incendi densi di sostanze velenosissime che mettono al repentaglio la salute dei cittadini. Dai rapporti annuali di Legambiente si evince in modo chiaro che il giro d’affari che ruota attorno alla “monnezza” è incalcolabile; un ecocidio, tra l’altro, che dura da più di vent’anni. Da qui nasce, inoltre, l’unione tra Fiom, Libera e Legambiente che nel novembre 2013 hanno avanzato le seguenti proposte: «rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura e censimento dei siti contaminati; avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento ed analisi dei prodotti ortofrutticoli ed alimentari per valutare l’eventuale trasferimento di inquinanti ambientali negli stessi; reperire risorse e predisporre strumenti certi ed efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate, in particolare per consentire la realizzazione in surroga degli interventi nei siti di proprietà privata per i quali non sia possibile risalire al responsabile dell’inquinamento; avviare in tempi rapidi il Registro Tumori della Regione Campania; individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori, anche al fine di informare la popolazione su precauzioni da osservare; definire strumenti procedurali concreti al fine di consentire l’effettivo esercizio del diritto di risarcimento del danno ambientale; sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitoremediation perseguendo una giustizia sociale e ambientale in Campania; introdurre nel Codice Penale i delitti contro l’ambiente, così da consentire alle forze dell’ordine e alla magistratura di prevenire e reprimere in maniera più efficace i fenomeni d’illegalità e criminalità ambientale; rafforzare l’attività di controllo e presidio del territorio, coinvolgendo, nelle giuste forme, anche la popolazione». La gravità della situazione ha già portato in piazza, esattamente un anno fa, migliaia di persone. Mamme, studenti, pensionati, realtà associative e comitati territoriali si ritrovarono in piazza Dante, nel cuore di Napoli, uniti per chiedere alle istituzioni, locali e nazionali, di porre fine a questa violenza ambientale, punendo i colpevoli. Verità e riscatto, per una Napoli che è sovente umiliata, deturpata, diffamata. Una Napoli che è fatta soprattutto da persone leali e giuste, che chiedono soltanto una terra sana e che hanno deciso di combattere i soprusi della criminalità organizzata. Di cui ancora ricorderemo i loro volti puliti, in questa tiepida giornata d’inizio autunno. Troppi sono i campanelli d’allarme suonati con vigore, e che spesso sono stati inascoltati. Che questa seconda mobilitazione generale possa far risvegliare quella politica sorniona che forse mai si è interessata seriamente allo scarico illecito dei rifiuti e ai conseguenti roghi tossici. La gente di Napoli aspetta con urgenza una soluzione concreta. Di proclami non ne può più.

 

 

 

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