Pasquale Raicaldo | E’ un’ischitana doc l’orgogliosa docente precaria che ha capeggiato la rivolta degli insegnanti senza posto fisso e il cui nome figura in testa alla sentenza della Corte di Giustizia europea, che si è pronunciata dopo il ricorso della docente e la decisione del 2 gennaio 2013 del giudice Paolo Coppola del Tribunale di Napoli di rimettere gli atti alla Corte. Si chiama Raffaella Mascolo, ma non definitela eroina dei giorni nostri: ha semplicemente detto “no”, ergendosi a simbolo della vittoria dei precari, siglata proprio in questi giorni con la storica sentenza che condanna la normativa italiana («contraria al diritto dell’Unione» perché «non esistono criteri oggetti e trasparenti» per giustificare la mancata assunzione del personale» con oltre 36 mesi di servizio), definendo le procedure illegittime.
E’ partito tutto da lei, la professoressa Mascolo, che oggi insegna all’Istituto Nautico di Forio e che incarna lo spirito battagliero di un’intera generazione di insegnanti, rigorosamente precari. E che oggi hanno diritto ad assunzione e arretrati: per ottenerli, potranno rivolgersi a un tribunale del lavoro. Un esercito di 250 mila professori, insomma, che allo Stato italiano potrebbero costare 2 miliardi di euro.
Raffaella Mascolo, intanto, si è presa la copertina di questa storica pagina per la scuola italiana: il suo volto è il volto dei docenti costretti a una lunga gavetta. Proprio come lei, che nel 2002 fu «spedita» a Ferrara («Come una vera e propria emigrante», racconta), poi nell’hinterland partenopeo e infine sulla sua isola. Cinquantaquattro anni, poche certezze. Di qui, la decisione di ricorrere al Tribunale. Perché? «Presentai il ricorso – ha spiegato ieri ai colleghi del “Corriere del mezzogiorno” – perché una sentenza ne dava la possibilità a chi lavorava da tre anni. Io sono sempre stata chiamata per incarichi annuali e poi licenziata il 30 giugno».
L’iter era iniziato cinque anni fa, con un piccolo sindacato e lo studio legale Ambron, che recepirono il suo grido di dolore.
Dura, la vita dell’insegnante precario: Raffaella ha una laurea in architettura, ha insegnato arte e sostegno. Iniziando relativamente tardi (nel 2002), come tanti docenti del sud. Proprio come insegnante di sostegno, negli ultimi anni, ha avuto incarichi, anche sull’isola. Come accaduto quest’anno, al Nautico. Anche perché c’è un paradosso, tra i mille paradossi di una storia tutta italiana cui la sentenza della Corte di giustizia, chissà, potrà dare l’agognata svolta: «Con la riforma Gelmini – spiega la Mascolo – la storia dell’Arte e’ stata declassata. Eppure siamo in un Paese che ha un patrimonio così ricco».
Sono arrivati i titoli di giornali, per la professoressa ischitana divenuta un simbolo, un’icona: Corriere e Ansa, una storia esemplare nel paese del precariato, dove la cattedra è diventata un’utopia. Per lei e per tanti. Ma la legislazione italiana che regola i contratti di lavoro a tempo determinato per gli insegnanti è contraria al diritto dell’Unione Europea, come decretato dalla Corte di Giustizia Ue, che ha condannato in particolare il sistema italiano delle supplenze: «Il rinnovo illimitato dei contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato». Era quello che voleva, Raffaella. Era quello che volevano, migliaia di suoi colleghi. «Vado in classe con passione – ha raccontato la Mascolo ai giornalisti – mi piace stare con i ragazzi e sono una di quelle che non si assenta mai. Naturalmente ora sono soddisfatta della sentenza europea. Anche perché negli anni mi sono vista passare avanti tante persone con punti meno di me».
Meritocrazia, giustizia, certezza del diritto. Tanti insegnanti precari sono ora meno soli, anche grazie alla battaglia di Raffaella Mascolo da Ischia.