Tra le novità alla Legge di Stabilità esaminate, e in gran parte approvate, dalla commissione Bilancio del Parlamento che potrebbero trovare spazio nel maxiemendamento alla Finanziaria, non mancano quelle che riguardano da vicino l’isola d’Ischia.
Una in particolare: slitta di un anno, al 2016, lo stop alle prestazioni economiche accessorie a carico di Inps e Inail per le cure termali. Uno spettro che sembra allontanarsi, ma che certo non fa dormire sonni tranquilli a un settore cruciale per l’economia isolano.
Del resto, le forti agevolazioni che il sistema offre a chi è interessato alle cure termali sono un forte incentivo a scegliere la nostra isola: com’è noto la fruizione delle prestazioni balneo-termali viene concessa dall’Inps (dopo l’accertamento dei requisiti assicurativi, contributivi e sanitari) con lo scopo di evitare, ritardare o rimuovere uno stato di invalidità. (Rdl. n. 1827 del 04/10/1935 artt.- 45, 81 e 83).
Il costo delle cure è a carico del Servizio Sanitario nazionale, mentre quello del soggiorno presso la località termale negli alberghi convenzionati è a carico dell’Inps.
Dal 2016, il rischio è che le cose cambino profondamente. E un’isola che si è per lunghi anni adagiata su un turismo per certi versi passivo debba ora rinegoziare le sue strategie, ringiovanendo gioco forza il target di riferimento. Un target che altrove è giovane, motivato dalla ricerca del benessere e dalla volontà di rifuggire gli effetti dello stress.
E dalla tavola rotonda “Il termalismo tra tradizione e innovazione: quali proposte per lo sviluppo” svoltasi, il 29 novembre, al centro congressi Piero d’Abano di Abano Terme, l’auspicio sono emerse valutazioni interessanti: le terme sono una risorsa e un patrimonio naturale ed imprenditoriale fondamentali per la salute e il benessere degli italiani (bambini, giovani e anziani, uomini e donne), e il loro ruolo va aggiornato e consolidato con l’apporto della ricerca scientifica termale, in attuazione del Piano sanitario nazionale triennale adottato a giugno da Governo, regioni e comuni.
E il presidente Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, aveva ribadito la necessità di un forte impegno di informazione e comunicazione affinché la Legge di stabilità 2015 mantenesse all’interno del Servizio nazionale l’assistenza per la riabilitazione termale assicurata da Inps e Inail, per evitare di far crescere l’onere della spesa ospedaliera sostitutiva. “In attesa degli effetti positivi per l’occupazione attesi dall’entrata in vigore del Jobs Act – aveva auspicato Jannotti Pecci – bisogna ottenere la cancellazione del comma 2 dell’art. 26 del disegno di legge stabilità relativo alla riabilitazione termale che avrebbe l’effetto immediato – se fosse approvato in via definitiva – anche di creare disoccupazione in tutte le imprese termali, e non sono poche, che assicurano tale servizio ai cittadini». La proroga di un anno è solo un “contentino”, dunque. E nel frattempo, per evitare il disastro, Ischia deve ripensare il suo sistema termale. Un sistema peraltro non troppo tutelato anche a livello regionale, se è vero che altrove – come in Trentino – leggi ad hoc tutelano lo sviluppo del settore termale (l. p. 4 aprile 2011, n. 6) prevedendo ad esempio (art. 1) che «la Provincia tuteli le risorse termali e le valorizzi anche ai fini della salute, intesa come benessere psicofisico della persona, riconoscendo le risorse termali quale componente strategica dell’offerta turistica e territoriale locale. A tali fini la Provincia promuove lo sviluppo delle zone a vocazione turistico-termale attraverso la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali delle aree termali, nonché la conoscenza delle caratteristiche e delle proprietà curative delle risorse termali trentine». Siamo dannatamente indietro.
E’ quanto previsto dalla Legge di stabilità
Sicuramente si tratterebbe di una disdetta, ma al tempo stesso di un’altra inutile scusa del comparto turistico per cercare di spazzar la polvere sotto il tappeto. Se la convenzione dovesse essere abolita per Ischia, lo sarebbe automaticamente per tutte le località turistiche italiane. Quel che resterebbe, invece, è il solito problema della competitività. E sarà sempre troppo tardi quando sarà affrontato seriamente!