GIUSEPPE CONTE | Una magia di Ciccio Millesi, su assist altrettanto pregevole di Emiliano Massimo, risolve il match col Martina Franca. Una gara durissima, per la posta in palio e per le condizioni ambientali proibitive determinate dalla pioggia incessante e dal campo molto pesante. L’Ischia scende in campo con tanta volontà, crea qualche situazione favorevole ma rischia più di una volta di essere infilzata in contropiede. I fischi piovuti dalla tribuna all’intervallo scuotono la squadra di Maurizi, che nella ripresa, dopo aver corso un altro rischio (attento Ioime nel rifugiarsi in angolo), trovano il gol-partita con l’esperto centrocampista-attaccante giunto un paio di settimane fa da Arezzo. La prodezza di Millesi muta l’inerzia della gara, perché l’Ischia – pur coprendosi (Maurizi inserisce forze fresche a metà campo e aggiunge un difensore) – tiene benissimo il campo (ottima la coppia difensiva centrale, mentre in avanti Infantino è generoso e anche pericoloso), ribatte anche sul piano caratteriale quando la gara inizia a farsi nervosa e sfiora in un paio di circostanze il raddoppio. Alla fine vince la squadra che ci mette più “cuore” (se i gialloblù giocano sempre col carattere del secondo tempo di sabato, si può essere moderatamente ottimisti) e, fra le due, è maggiormente bisognosa. «Dobbiamo giocare sempre con questo piglio» avverte all’indomani di Ischia-Martina Franca il match-winner Francesco “Ciccio” Millesi.
Francesco, è stata una vera e propria battaglia, resa ancor più dura da un campo su cui era davvero difficile giocare. Alla fine ha prevalso la squadra che ha avuto più “cuore”. Sei d’accordo?
«Questa deve essere la nostra impronta. Quella di avere la cattiveria agonistica. Dobbiamo essere questi, perché non abbiamo tanto tempo per lavorare sotto il profilo del gioco, ma solo sotto quello mentale. Adesso, ad ogni punto che perdiamo, per noi si fa un po’ più dura. Perciò dobbiamo avere sempre questa cattiveria, dobbiamo essere cinici e, quando capita l’occasione, la si deve mettere dentro».
Del resto, quando sbarcasti a Ischia lo dicesti subito: questa Ischia deve sempre scendere in campo col coltello tra i denti se si vuole salvare.
«Sì, è la priorità di questa squadra. Se non abbiamo questa intenzione, sarà dura per noi. Tra l’altro il campo non ci permette di giocare, è davvero deleterio. Quindi ci dobbiamo adattare a quelle che sono le condizioni: al campo, alla classifica, allo stato della squadra che è stata appena allestita e non tutti siamo al top. Ci sono diverse situazioni e problematiche, ma il nostro lavoro è quello di andare in campo e cercare di dare sempre il massimo».
Nel primo tempo l’Ischia ha faticato ed ha pure corso qualche rischio. Nella ripresa, invece, dopo il tuo gol c’è stato uno sblocco anche a livello mentale. Giusto?
«Esatto. È tutto un fatto mentale. Infatti nel primo tempo eravamo contratti, avevamo paura di tenere palla, abbiamo preso qualche contropiede di troppo e buttavamo il pallone in avanti per liberarcene. Quella pressione a livello mentale ha fatto sì che quasi regalassimo il primo tempo agli avversari. Nel secondo tempo, però – continua Millesi – siamo entrati in campo con piglio diverso, abbiamo avuto la possibilità di passare in vantaggio e da lì in avanti è stato tutto più facile».
Tutti avete giocato bene, ma l’impressione è che siete stati soprattutto voi giocatori con un pizzico di esperienza in più (tu, Infantino, Massimo, Sirignano, Caso) ad aver preso per mano la squadra.
«In Lega Pro negli organici ci sono tanti ragazzini che purtroppo non hanno esperienza e devono crescere. Però poi ti trovi in situazioni tipo la nostra, in cui in un ambiente che vive di calcio magari un ragazzino fa più fatica ad adattarsi e ad esternare le sue qualità. Quindi dobbiamo essere noi più “vecchi” a trascinare loro e a fare da traino».
Bellissimo il tuo gol. Vi siete capiti subito con Massimo: un assist al bacio il suo, una giocata da favola la tua…
«Con Massimo ci conosciamo, è un grandissimo giocatore e insieme abbiamo passato momenti belli. Ha visto quella palla che rientrava in mezzo al campo, ha alzato la testa, io mi sono infilato ed ho raccolto il lancio di prima. Siamo contenti per questa vittoria, perché questa squadra la meritava».
Quelli del Martina si sono lamentati per la tua posizione. Dalle immagini, però, sembravi abbondantemente dietro la linea del fuorigioco.
«Il loro terzino destro (De Giorgi, ndr) mi teneva sicuramente in gioco, quindi non era per niente fuorigioco. Anzi, io contesterei il possibile rigore che mi è stato negato nel primo tempo: ero in anticipo, l’avversario era di spalle, non mi vedeva e mi ha preso. Ma ci può stare, l’importante ora è riprendere ad allenarci in vista di Salerno come se ci aspettasse una finale».
A Salerno sarai un ex, ma quella con la Salernitana fu un’esperienza abbastanza breve. Non andò come speravi? Nutri un po’ di rivalsa?
«In quel periodo venivo dalla risoluzione col Catania e volevo rimettermi in gioco. Perciò andai a Salerno, dove conoscevo il direttore sportivo Acri. Però mi ritrovai in un ambiente in cui non c’era nulla. La società ormai aveva dichiarato fallimento. Per cui mi trovai malissimo e a febbraio passai al Foggia. Quindi sulla carta sono un ex, ma lì non mi sono mai sentito parte integrante del progetto».
Nelle prime due apparizioni con la maglia dell’Ischia ti abbiamo visto nelle vesti di attaccante esterno del tridente. Però puoi giocare anche come mezzala. Quale posizione preferisci?
«Sono un giocatore duttile e posso giocare ovunque. In questo momento c’è esigenza lì davanti, viste le assenze di Schetter e Ciotola, quindi va benissimo quella posizione. L’importante è migliorare la manovra, soprattutto in mezzo al campo, altrimenti lì davanti si fa fatica. Ci sono dei meccanismi ancora da migliorare, ma comunque io sono a disposizione dell’allenatore e, come mezzala o da attaccante esterno, non è un problema. Ciò che conta è dare il massimo».
Sabato hai debuttato davanti al nuovo pubblico. I tifosi, benché poco numerosi, vi hanno sostenuto a gran voce, eccetto quei fischi all’intervallo che sono anche comprensibili.
«È stata solo una minoranza a fischiarci. Ma a questa minoranza vorrei dire che così facciamo fatica, perché abbiamo una squadra giovane che perciò va incitata. Non stavamo perdendo ma eravamo solo sullo 0-0, per cui contestare l’allenatore o qualche ragazzo per qualche passaggio sbagliato è deleterio. In questo momento abbiamo bisogno di tutti, ognuno (la stampa, i tifosi, la società e chiunque lavori per l’Ischia) deve dare il suo contributo. Onestamente ci sono rimasto un po’ male per quei fischi, però il tifoso è da capire – conclude l’ex capitano dell’Avellino –. Sono contento che alla fine siamo riusciti a regalare la vittoria alla nostra tifoseria e mi auguro che ci stia vicino fino alla fine, sempre più numerosa».