Pasquale Raicaldo | Un ecoporto galleggiante per consentire l’approdo di navi da crociera di piccole e medie dimensioni lungo le coste dell’isola d’Ischia, anche – eventualmente – nella zona delimitata dall’Area Marina Protetta. Spunta un’idea futuribile ed ecosostenibile per arginare gli effetti del decreto Crimi che, sull’onda emotiva della terribile tragedia del Giglio, ha di fatto estromesso le navi da crociera dal Regno di Nettuno. Un’idea che è stata presentata e discussa, su input dell’attivissimo Gianni Mattera, consigliere dell’AMP, proprio nella sede del “Regno di Nettuno” nei giorni scorsi.
A esporre il progetto, ancora evidentemente in fase embrionale, a un nucleo di realtà imprenditoriali del territorio (tra gli altri, il presidente di Confcommercio Marco Bottiglieri) e ad alcuni dei nostri sindaci, i vertici del CISVAM, il Centro Internazionale di Studio per la Valorizzazione dell’Ambiente e del Mare. In missione ischitana Francesco Signoriello e Francesco Del Tosto, in rappresentanza di una realtà nata dall’italiano “Progetto World”, che si pone l’obiettivo di organizzare e incentivare programmi legati alla sostenibilità ambientale delle zone marittime.
Composto da università, associazioni industriali, ambientali e nautiche, oltre che da organismi di ricerca, il Cisvam vuole sviluppare la portualità sostenibile e il settore dell’ecoportualità insieme al relativo indotto (cantieristica, turismo fluviale e marittimo, nuovi materiali per la nautica, edilizia).
L’idea prende le mosse dalla considerazioni degli effetti benefici degli approdi da navi da crociera di piccole e medie dimensioni, già sperimentate sull’isola fino al 2012, quando approdavano nella rada di Ischia Ponte. Effetti sintetizzati nella proiezione annua, che – prima dello stop – prevedeva cinquanta approdi di navi di stazza non superiore alle 30 mila tonnellate, con un massimo di cinquecento passeggeri. Per un totale di circa 25 mila passeggeri all’anno, che avrebbero trascorso alcune ore sull’isola con benefici all’indotto commerciale e, naturalmente, alla promozione dell’immagine dell’isola nel mondo, trattandosi essenzialmente di turisti statunitensi e nordeuropei. Una fascia di lusso, con interessi culturali ed enogastronomici.
A questa fetta di mercato, l’isola ha rinunciato a partire dal marzo 2012 per effetto del cosiddetto decreto salva-inchini, che prevede nel dettaglio che «nella fascia di mare che si estende per due miglia marine dai perimetri esterni dei parchi e delle aree protette nazionali, marini e costieri, istituiti ai sensi delle leggi 31 dicembre 1982, n. 979 e 6 dicembre 1991, n. 394, e all’interno dei medesimi perimetri sono vietati la navigazione, l’ancoraggio e la sosta delle navi mercantili adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori alle 500 tonnellate di stazza lorda».
E allora? Allora il regolamento dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” prevede che solo in zona C «sia consentita, previa autorizzazione dell’ente gestore, la navigazione alle navi da crociera, al solo fine di raggiungere le aree di ormeggio, nel rispetto delle disposizioni per i mezzi di trasporto passeggeri». Mentre in zona D «la navigazione a motore ai mezzi di trasporto passeggeri, alle unità navali adibite alle visite guidate e alle navi da crociera è consentita, previa autorizzazione dell’ente gestore, ad una velocità massima di 10 nodi».
Non sembra naturalmente ipotizzabile l’accesso di navi da crociera, ancorché di stazza inferiore alle 30 mila tonnellate, nei nostri porti. E allora ecco che tutto sembra giocarsi proprio intorno alla disponibilità di “aree di ormeggio” differenti.
Ed è per questo che su spinta propulsiva di Gianni Mattera, e dopo alcune riunioni del tavolo tecnico organizzato dalle amministrazioni comunali, si è provveduto a cercare un soggetto interessato ad investire nell’impresa di realizzare ecoporti alternativi. E, attraverso il “Regno di Nettuno” (che in questa vicenda, tuttavia, ha un ruolo da attore non protagonista), imprenditoria e politica hanno potuto toccare con mano, nella sede foriana dell’AMP, il progetto del CISVAM, che con la propria branch “World Area Nautic” dedicata a progetti commerciali nel settore della ecoportualità sta sviluppando piani di investimento internazionale nei settori delle tecnologie portuali compatibili.
Così, in queste settimana, dopo una nota ufficiale di interesse da parte di Confcommercio (che auspica una soluzione ecosostenibile che riporti a Ischia le navi da crociera), potrebbe partire il percorso per la realizzazione di un punto di approdo galleggiante nell’AMP utilizzando la tecnologia “Ecoporto Galleggiante Italia”. Una struttura da installare, in maniera poco invasiva e naturalmente solo qualora sia compatibile paesaggisticamente, in un’area eventualmente da individuare, previo uno studio di fattibilità: si tratta, in sostanza, di una piattaforma costituita da un telaio di plastica contenente serbatoi, collegati ad un circuito pneumatico gestito dal sistema elettronico di controllo a distanza che regola l’iniezione o scarico di aria in pressione all’interno dei serbatoi.
Il dispositivo sarebbe in grado di rifugiarsi sul fondo del mare in condizioni di mare difficili ed emergere di nuovo quando il tempo migliora, come piattaforma innovativa potrebbe trovare diverse applicazioni ed è ideale per l’attracco temporaneo in aree non protette dalle onde.
Approdo per navi da crociera, dunque. Ma non solo: il progetto proposto può avere diverse applicazioni nel settore dei trasporti: pontili temporanei in zone isolate; piattaforme per stabilimenti balneari; strutture galleggianti per operazioni di emergenza; ponti galleggianti temporanei (per la riparazione o la sostituzione di ponti esistenti); pontili galleggianti secco; pontoni modulari per la movimentazione di materiali, per il trasporto e la movimentazione di grandi recipienti o di attrezzature; piattaforme sommerse per attività di recupero di navi danneggiate.
Dal Brasile alla Laguna di Venezia (dove la Segreteria Tecnica del Ministro ha comunicato l’interesse alla proposta progettuale dell’Ecoporto galleggiante per le grandi navi da crociera), l’idea dell’ecoporto galleggiante – proposta con forza dal Cisvam – sembra iniziare a intrigare tutti. Proprio perché evita l’ingombro di navi più o meno mastodontiche a ridosso della costa.
E Ischia? Davvero vuole percorrere una strada del genere?
Il primo dubbio sostanziale è la sostenibilità economica di un prodotto del genere. Ma il punto è che il CISVAM e World Area Nautic sarebbero in grado di reperire gli investitori per realizzare l’opera. Dove? In Turchia, per esempio: già nei mesi scorsi una delegazione turca di imprenditori ed associazioni governative e non, accompagnati dal Sottosegretario del Ministero dell’Economia turco ha partecipato ad un seminario organizzato dal MISE, dall’Ambasciata della Repubblica della Turchia e dal Invitalia l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, avendo tra i suoi obiettivi principali, l’attrazione di investimenti esteri, sostenere l’innovazione e la crescita del sistema produttivo. E l’idea di un ecoporto galleggiante che consenta l’approdo delle navi da crociera a Ischia potrebbe ingolosire gli investitori.
Resterebbe comunque un secondo dubbio sostanziale, legato al punto di collocazione dell’ecoporto: la rada di Ischia Ponte, con le sue praterie di poseidonia, sarebbe off limits. Andrebbe dunque individuata un’area del “Regno di Nettuno” compatibile con la piattaforma, o – chissà – il tratto di mare dal porto di Forio alla chiesa del Soccorso, o oltre.
Siamo naturalmente in una fase del tutto embrionale, nella quale la possibile formazione di un comitato “pro-approdi” potrebbe favorire un protocollo d’intesa tra le sette amministrazioni di Ischia e Procida, prima della predisposizione dettagliata del progetto, che passa attraverso uno Studio di Impatto Ambientale ai sensi del decreto legislativo 152/2006 (in particolare, lo studio dovrà prendere in considerazione diversi siti e individuare quelli dove gli aspetti tecnici e logistici potranno convivere con il rispetto del fondale). Poi, naturalmente, andrà sottoposto alla procedura di VIA statale il Progetto (sono di pertinenza statale le boe di ormeggio per unità navali al di sopra delle 1350 tonnellate di stazza).
Un iter certo non semplice, ma il primo tassello è già al suo posto. E, al netto delle difficoltà della burocrazia e delle normative della nostra Area Marina Protetta, una certa imprenditoria guarda con malcelato interesse al possibile sviluppo economico dell’isola, purché naturalmente questo con collida con l’impatto ambientale del nostro territorio, e nella fattispecie del nostro mare.
E’ anche per questo che il ruolo dell’AMP termina qui. «È evidente a chiunque che il responsabile dell’Area Marina Protetta – ha infatti sottolineato Riccardo Strada all’ultimo incontro nella sede dell’Area Marina Protetta – in quanto organo di controllo non deve e non può prendere parte ad alcuna attività che non sia di mera gestione dell’Area Marina protetta e di Garanzia nella Protezione del suo ambiente».
Così, dopo il primo approccio conoscitivo ed esplorativo, Ischia e il Cisvam si rivedranno a breve. Per provare a pensare ad uno sviluppo economico che non intacchi la sacralità dell’ecosistema marino e del nostro paesaggio.
Secondo me si deve fare! SUBITO. PRIMA DI LEVARE L’amianto dalle scuole, prima di cercare di diversificare le proposte formative scolastiche, prima di risolvere i problemi che ci sono a ” o lacc” (ospedale) e prima di vedere se gli autobus li dobbiamo far camminare ancora o no. Comunque fate presto a fare il porto ecosostenibile che così sicuro si creeranno 500 posti di lavoro.
Nell’articolo si è discusso di valorizzazione del mare e dell’ambiente: non smantellare da anni quella banchina fatiscente a Ischia Porto contribuisce a valorizzare il turismo ischitano? Il depuratore di S. Pietro è in fase cantieristica da almeno 10 anni, anche questo è un nostro vanto? Prima di ideare progetti grandiosi come l’ecoporto cerchiamo di soffermarci sulle reali esigenze del nostro amato mare e delle nostre dimenticate spiagge. Quante isole non posseggono un ecoporto ma con una semplice e corretta politica sono fiorenti?!
Ma che bello! Questo fine inverno non vede più al primo posto la favola del Comune Unico ma l’Ecoporto! Meraviglioso. Ma se non siamo riusciti a piazzare una boa, perchè in tantissimi scali di crociere questo è sufficiente, ci mettiamo a farneticare di un porto galleggiante?BRAVI! Sono tre anni che non si riesce a ricostruire un pontile nel Porto di Ischia e ci mettiamo a sognare su una struttura che per noi rimarrà fantascientifica. Però, a pensarci un attimo, tutto sommato, cosa costa un sogno de genere?
Fare ‘copia e incolla’ di idee e progetti destinati ad altri luoghi, è una prerogativa di quelli che sanno dire solo cazzate, mancando di parlare dei servizi primari come raccolta della spazzatura, sanità, scuole, trasporto pubblico, portualità, che a Ischia sono oramai al collasso.
Quindi occorrono cose e persone ben più importanti della solita ‘propaganda casereccia’ degli imbecilli di turno.
Costruire un aeroporto e ti unisci al mondo