Anna Fermo| Si è scatenata davvero Elly Schlein al Roma Pride. In jeans e camicia, ha sfilato sui carri ed ha raggiunto il palco. Ha ballato insieme ad Annalisa sulle note di “A far l’amore comincia tu” di Raffaella Carrà e poi è stata inghiottita dalle onde musicali di “Apnea”. In piazza della Repubblica, in occasione del Gay Pride, quest’anno giunto alla 30esima edizione, non poteva affatto mancare: «Noi continueremo a difendere i diritti delle persone lgbtqia nonostante il governo abbia perso un’altra occasione durante questo G7, dove sono sparite alcune parole: aborto, identità di genere, orientamento sessuale», ha detto la leader dei Dem, sfruttando l’occasione per l’ennesimo attacco frontale a Giorgia Meloni. «Possono cancellare qualche parola – ha aggiunto – ma non possono cancellare i nostri corpi, la nostra lotta per la libertà e l’uguaglianza di tutte le persone. Noi come Partito Democratico continueremo a lottare per il matrimonio egualitario per una legge contro l’odio e l’omobilebotransfobia e per i diritti dei figli di tutti e tutte le coppie omogenitoriali.
È una vergogna che dopo un anno e mezzo di questo governo Meloni, l’Italia sia scivolata alla 36ma posizione su 48 in Europa, più in basso dell’Ungheria, sui diritti delle persone lgbtqia. Continueremo a lottare perché l’amore non si discrimina». Sono parole che arrivano in effetti dopo la complicata partita diplomatica al G7 proprio in tema di aborto e protezione delle persone Lgbtqi+ ? Non è proprio così che è andata. I carri, tra la variopinta folla, da canto loro non hanno nascosto alcun messaggio: un finto Papa Francy che su un cartello ammette ‘troppa frociaggine in questo Pride’. A citare l’esternazione del pontefice sull’inopportunità di accogliere nei seminari i gay anche il carro di +Europa, ‘Libera frociaggine in Libero Stato, per “rimettere al centro la questione della laicità dello stato”. Giovani e meno giovani, neofiti del Pride e veterani, timidi ed estroversi, qualcuno anche con i piccoli al seguito, famiglie rainbow o solo famiglie ‘perchè siamo tutti uguali’. “E poi anche bandiere palestinesi e qualche cartello ‘Free Palestine’, casus belli dell’assenza alla manifestazione della comunità queer ebraica dopo che l’associazione Keshet Italia ha lanciato l’allarme di un possibile clima di odio antisemita”.
Di tutto un po’ potremmo dire, e chissà, forse anche il ballo della segretaria PD, potrebbe essere stato escogitato a tavolino, come si costruisce il messaggio di un carro allegorico, per rispondere, o almeno tentare, alla danza, alla taranta della Meloni, a quella pizzica che dice tanto!
A colpi di Taranta ha salutato il G7 svoltosi in Puglia, un G7 nel quale è stata l’assoluta protagonista non tanto per il ruolo, ma per la certezza di essere la più potente dei presenti. Prima, durante e dopo la riunione dei 7 più potenti della terra, riunione che si è conclusa sabato, diversi giornali internazionali hanno sottolineato la posizione quasi unica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni fra i leader delle 7 più influenti democrazie occidentali. “Ancora prima che iniziasse la riunione infatti Meloni appariva come la leader dal consenso politico più solido, avendo appena vinto le elezioni europee in Italia”.
«I nani del G7, e Giorgia Meloni», ha titolato il Wall Street Journal in un editoriale non firmato pubblicato durante il primo giorno della riunione. «Sei anatre zoppe e Giorgia Meloni», il titolo di Politico, che ha usato un’espressione molto comune nella politica statunitense per definire un leader dalla posizione piuttosto fragile.
Come se non bastasse, durante il primo giorno di negoziati, il principale corrispondente diplomatico del Guardian, Patrick Wintour, ha elencato spietatamente le posizioni molto precarie dei capi di stato e di governo che hanno partecipato al vertice, mano a mano che venivano accolti da Giorgia Meloni all’ingresso di Borgo Egnazia, il resort pugliese che ha ospitato il G7.
“Uno dei primi ad arrivare è stato Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo, che decadrà dalla sua carica il primo dicembre, e al momento non è ancora chiaro cosa farà dopo il mandato. Poi è arrivato il primo ministro britannico Rishi Sunak, che a meno di sorprese nel giro di un mese non sarà più primo ministro: il 4 luglio nel Regno Unito si terranno le elezioni parlamentari e i Conservatori, il partito di cui è segretario, sono dati una ventina di punti dietro ai Laburisti. È stata poi la volta di Olaf Scholz, il cancelliere tedesco la cui maggioranza è andata malissimo alle elezioni europee”. Ed ancora: «Meloni non aveva nemmeno finito di salutare Scholz che si è presentato Fumio Kishida, il primo ministro giapponese», scrive Wintour. «Due giorni fa Kishida ha scoperto che il suo tasso di popolarità è sceso al 21 per cento, un record negativo.
A settembre è possibile che il suo partito lo sostituisca con qualcun altro». A seguire poi Meloni ha accolto a Borgo Egnazia il primo ministro canadese Justin Trudeau, al momento molto sfavorito per le elezioni parlamentari che si terranno nel 2025, e il presidente francese Emmanuel Macron, che ha appena indetto elezioni parlamentari anticipate dopo avere preso meno della metà dei voti del Rassemblement National, il principale partito dell’estrema destra francese, alle elezioni europee. E poi ovviamente c’era il presidente statunitense Joe Biden, che al momento è dato sfavorito contro il candidato Repubblicano Donald Trump per le elezioni presidenziali di novembre.
Meloni ha sfruttato a buona ragione questa posizione di forza, oltre al fatto che l’Italia quest’anno detiene la presidenza di turno del G7 per ottenere delle vittorie politiche. Il quotidiano tedesco Zeit ha scritto che Meloni ha «messo in riga» gli altri partecipanti. Euronews ha ritenuto che per Meloni il G7 sia stato «una potente dimostrazione di influenza». Di fatto, il G7 appena conclusosi è stato un vero e proprio «successo»: «sono orgogliosa di come la nostra nazione sia riuscita, ancora una volta, a stupire e a tracciare la rotta», ha detto la Premier annunciando poco dopo le imminenti trattative per rinnovare le principali cariche istituzionali dell’Unione Europea “all’Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta”, specie in termini di competenze dei commissari.
Niente “passi indietro” dunque su “aborto, diritti Lgbt e compagnia cantante”, ha tagliato corto Meloni, con un’espressione anche di fastidio per le polemiche che volevano solo oscurare il vertice, ora ci si prepara al ring europeo, preceduto, probabilmente, da un passaggio a Lucerna, in Svizzera, alla conferenza di pace per l’Ucraina. A parte le faccette con Macron, il “Melodi team”, le battute col Papa, gli scherzi, i selfie, e la pizzica nel finale, bel oltre le polemiche sterili della Schlein a bordo del carro allegorico che offende il Papa, ora più che mai è giusto che il governo chieda che anche a Bruxelles venga riconosciuto “il ruolo che si merita” l’Italia. Giorgia Meloni ha mostrato la Puglia “oltre certi pregiudizi”, ha fatto discutere i grandi della Terra “in un borgo” di “sfide globali” come è stato osservato su scala internazionale, ha dimostrato ancora una volta “compattezza”, sull’Ucraina come sulla crisi in Medio Oriente. Ha iniziato per la prima volta ad affrontare alcuni temi cavallo di battaglia della sua azione di governo, dall’immigrazione al Piano Mattei. Ha di fatto lasciato “i leader a bocca aperta”.
Non dimentichiamo che in UE, oltre la presidenza della Commissione europea, c’è la presidenza del Consiglio europeo (in pole il socialista Antonio Costa ma, al suo posto, ci potrebbe essere spazio anche per l’ex premier Enrico Letta) e ci sono le deleghe dei commissari da definire. L’Italia non può non puntare ad un portafoglio di peso,come ha palesato la nostra Premier. Or dunque, aspetterà le elezioni francesi, come ha detto qualche giorno fa anche il ministro degli Esteri Tajani ed in ogni caso le sue valutazioni “insieme agli altri partiti della maggioranza” Meloni le farà anche “in termini di competenze dei commissari”. Perché all’Italia “spetta”, cara Schlein,un ruolo da protagonista nella prossima legislatura europea senza nulla togliere al Gay Pride dove invece, non preoccuparti, sei e resterai sempre la protagonista assoluta del carro migliore. “L’Europa non ignori il messaggio del voto”: lo ha detto Giorgia Meloni e noi ci uniamo a lei in questa legittima richiesta.