giovedì, Dicembre 5, 2024

A Ischia un Casanova russo dell’Ottocento

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Rosario de Laurentiis | Abbiamo un grande debito di riconoscenza con il conte russo Andrei Razumovsky, che – alloggiando in quello che chiamiamo “palazzo reale” – fece conoscere le bellezze della nostra isola al re Ferdinando IV di Borbone.

Un manoscritto del parroco Antonio Moraldi ci racconta la prima visita del re, che il 26 luglio del 1783 arrivò per la prima volta a Ischia. Veniva per fare “all’improvviso una scherzosa sorpresa” al conte, che si trovava nel “Casino Buonocore” per fare le cure termali nella stessa villa, dove venivano portati i barili di acqua raccolte nelle sorgenti situate vicino al lago di Ischia. Il re, che aveva ricevuto dai notabili del posto grandi ceste di pesce e frutta, aveva invitato Razumovsky a pranzare a bordo, ma il conte era in ritardo.

Spazientito, Ferdinando IV decise di scendere a terra sulla spiaggia di San Pietro e lì vide arrivare il suo invitato, in semplici abiti da villeggiatura, in groppa ad un asinello, mentre scendeva calmo calmo verso la scialuppa del sovrano. L’immagine del conte era talmente ridicola che tutti si misero a ridere ed il re, punzecchiando l’ospite, dimenticò il caldo e l’irritazione di aver dovuto aspettare. Dopo il pranzo il re partecipò ad un Te deum nella chiesa dello Spirito Santo e poi, attraversato l’Arso, si diresse verso il lago per andare a vedere la villa di Buonocore che ospitava il conte. Quando il conte tornò l’anno dopo, il re decise di tornare a Ischia ed alloggiare in quello che sarebbe diventato il nostro “Palazzo Reale”

Quello che agli isolani era sembrato un personaggio “curioso” era in realtà un grande diplomatico ed uno sperimentato Casanova. Solo poche notizie su di lui sono reperibili nelle pagine internet in italiano, che si limitano a ricordare la sua amicizia con Beethoven, che gli dedicò tre quartetti. Cercando nelle pagine di Wikipedia in inglese si trovano altre notizie (un po’ esagerate, come spesso capita quando si cercano nominativi non anglosassoni) e ovviamente molto di più si trovano sulle pagine in russo. Con grande fatica ho estrapolate da queste le notizie che seguono.

Il conte Razumovsky (1752-1836) discendeva da una famiglia molto nota in Russia. Il padre era l’ultimo Atamano cosacco d’Ucraina, la madre era cugina della zarina Elisabetta; suo zio era chiamato “lo Zar della notte” perché era l’amante (e poi il marito segreto) della stessa zarina. Suo fratello era ministro dell’educazione e imparentato con il poeta Puskin. Su Wikipedia si dice che ne fosse suocero ma credo ci sia un errore. La notizia comunque è interessante visto che Puskin fu ucciso in duello dall’amante della moglie…

Cresciuto in una famiglia ricca (il padre aveva voluto che i suoi figli studiassero in un liceo privato, nel senso che fece costruire una grande casa in un’isola di San Pietroburgo destinata agli studi dei suoi ragazzi), ma la ricchezza della famiglia dovette subito fare i conti con le enormi spese del nostro conte. Un giorno un sarto presentò una fattura di 20.000 rubli – un’enormità – per gli abiti del ragazzo, che aveva in armadio oltre cento vestiti.

Arruolato in marina a diciassette anni (forse per costringerlo ad indossare la divisa e non cambiare vestito ad ogni momento) si distinse nella spedizione del conte Orlov (uno degli amanti della zarina Caterina la grande) che partì dal Baltico per raggiungere le acque della Grecia e sconfiggere i turchi in quella che -dopo Lepanto- è considerata la più importante battaglia navale vinta contro le armate di Costantinopoli).

Ritornato a San Pietroburgo il ventitreenne Andrei si diede alla bella vita, spendendo senza ritegno, bevendo come un cosacco e amoreggiando con le nobildonne che lo trovavano irresistibile. Tra queste anche Guglielmina d’Assia-Darmstadt che lui stesso aveva accompagnato in Russia per farla diventare la moglie del futuro zar Paolo I. Pare che il conte, avendola accompagnata a sposarsi, pensò bene di provvedere anche alle successive incombenze matrimoniali. Si dice infatti che fosse il vero padre del bambino partorito da Guglielmina ma morto al momento del parto.

La zarina perdonò la nuora (ed il figlio l’accusò di aver tramato per farlo uccidere facendogli bere del vino con dentro dei frammenti di vetro). Queste accuse, in confronto a quelle mosse alla grande Caterina per la morte del marito Pietro III, sembrano anche poco importanti.

Ma Razumovski deve fuggire dalla capitale e rifugiarsi presso la sorella. La zarina però lo perdona ma decide di esiliarlo in provincia, ma dopo un po’ ci ripensa e lo manda a fare l’Ambasciatore a Napoli.

Di fronte ad un ambasciatore di venticinque anni, la corte dei Borbone non si mostra particolarmente interessata. Ma il conte entra quasi subito nelle grazie della regina. Maria Carolina si era sposata da oltre dieci anni, e non aveva mai avuto una particolare simpatia per il marito, interessato solo alla caccia ed alla pesca. Il giovane e brillante ambasciatore divenne presto un suo favorito. Il conte provvide ad aprire l’ambasciata (la prima in Italia, come evidenziato dalla targa apposta su una casa di via Nardones dal Sindaco De Magistris); ma si preoccupò anche di entrare nelle simpatie del re. Era la sua specialità: come aveva già fatto in Russia, dove era diventato amico dell’erede al trono Paolo e ne aveva sedotto la moglie, anche a Napoli l’ambasciatore diventa un assiduo frequentatore della coppia di sovrani.

Quando, quarant’anni dopo, re Ferdinando che era rimasto vedovo si incontrò di nuovo con Razumovsky al congresso di Verona, entrambi rimpiansero i bei tempi in cui si frequentavano insieme alla regina.

I rapporti tra Russia e Napoli furono molto beneficiati da questi contatti e la flotta russa fu autorizzate a utilizzare i porti siciliani. Ma la Francia e la Spagna indussero la zarina a trasferire il conte che, salutata la regina disperata per la sua partenza, dovette raggiungere prima Copenaghen e poi Stoccolma. In Svezia Razumovsky aveva un compito delicato, perché i rapporti con la Russia peggioravano rapidamente e si prospettava una guerra. Il re Gustavo III si preparava ad attaccare l’esercito russo e – seguendo le istruzioni ricevute – il conte smentì il sovrano svedese che dichiarava di volere la pace e questi si reputò offeso, imponendo all’ambasciatore di rientrare nel suo Paese.

Mentre la zarina scacciava a sua volta l’ambasciatore svedese a San Pietroburgo, ottenendone l’immediata partenza, il conte rifiutò di lasciare Stoccolma senza una specifica autorizzazione del suo governo. Frattanto proseguiva le manovre per cercare di screditare Gustavo III agli occhi della nobiltà svedese. Alla fine Razumovsky rientrò in Russia, ma il re Gustavo fu assassinato a seguito di un complotto in cui il conte fu accusato di aver preso parte.

La zarina apprezzò molto il coraggio del suo diplomatico e, quando questi sposò una contessa austriaca, gli consentì di tornare in Russia. Il padre poté così riabbracciare un figlio che non vedeva da undici anni.

Dopo qualche anno la coppia tornò a Vienna, dove il conte fece costruire a sue spese (e a spese di suo padre) uno splendido palazzo. Nel nominarlo ambasciatore in Austria, la zarina disse al suo amante Potemkin (quello della famosa corazzata…) che ormai Razumovsky aveva perso la gioventù ed era diventato calvo, quindi poteva assumere il ruolo di diplomatico nella capitale dell’impero asburgico.

Nella capitale austriaca il nuovo ambasciatore si inserì subito nella vasta cerchia della moglie e continuò a dilapidare in opere d’arte e oggetti preziosi il suo intero patrimonio. Continuò anche – nonostante la calvizie – ad avere un notevole successo con le donne.

Le sconfitte nella guerra contro la Francia di Napoleone indussero frattanto il nuovo Zar Paolo I – che in passato gli era stato molto amico- a ordinargli di rientrare in Russia, confinandolo con il padre nelle loro proprietà lontane dalla capitale. Il confino continuò, anche se mitigato dalla nomina a senatore. Tutti i nobili che erano stati al servizio di Caterina la grande furono allontanati dal potere e si formò una congiura per assassinare lo zar. Anche a questo complotto non fu estraneo il nostro conte, ed anche in questo caso il tentativo ebbe successo, portando al potere il figlio di Paolo I, il nuovo zar Alessandro I.

Per prima cosa Alessandro concesse a Razumovsky di tornare a Vienna, dove doveva operare per organizzare una nuova coalizione contro Napoleone. Quando questi fu sconfitto, il conte venne incaricato di rappresentare la Russia al Congresso di Vienna che doveva disegnare la carta geografica d’Europa per buona parte dell’ottocento.

In premio il nostro amico divenne principe e ottenne nuovi feudi che gli fornirono i mezzi per tacitare temporaneamente i suoi numerosi creditori. Alla morte della moglie il principe si risposò con un’altra contessa austriaca e si convertì al cattolicesimo. Morì nel 1836 senza lasciare figli a Vienna, città che gli ha dedicato una strada.

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