| Il tempo lenisce il dolore ma non cancella la memoria dell’isola di Procida nei confronti di un suo figlio ucciso trenta anni fa. Intorno alle 04.00 della notte tra il 6 e 7 luglio 1994 sette marinai di equipaggio del mercantile Lucina furono trovati tutti con la gola squarciata: sei nelle loro cuccette, uno che forse si era accorto di quanto stava accadendo, in un corridoio. Tra i sette il nostro concittadino, Gerardo Esposito.
La nave di proprietà della società ‘Sagittariò di Monte di Procida, era giunta da Cagliari con un carico di duemila tonnellate di semola per il cous cous. E proprio a Cagliari Domenico Barone per puro caso rimase a terra. Con lui non si imbarcò un altro membro dell’equipaggio. Gaetano Giacomina, di Oristano, un agente della struttura supersegreta Gladio, che per anni era stato infiltrato proprio in Algeria. Giacomina, nome in codice G-65, morirà in uno strano incidente, nel 1998, nell’isola di Fogo, nell’arcipelago del Capo Verde. Il suo corpo non è mai stato identificato. Solo otto anni fa, invece, la morte di Domenico Aniello Barone,70 anni, di Monte di Procida, avvenuta nei cantieri Maglietta di Pozzuoli, per cause tutte da accertare, riaprì nella comunità isolana una ferita su un mistero tutt’ora irrisolto.
Il mercantile era salpato a giugno da Cagliari ed era bloccato da 27 giorni nel porto di Djendjen. Il perché‚ di questa lunga attesa è un mistero. Come resta un mistero la scomparsa di 600 tonnellate di carico. C’è chi, su quelle 600 tonnellate di carico scomparse, ha fatto ipotesi molto precise: forse si trattava di armi o di scorie radioattive. La tesi ufficiale, cioè quella di un massacro organizzato dagli estremisti islamici, non ha mai convinto molto. Ma la verità su quella carneficina resterà molto probabilmente sepolta per sempre. E’ sfuggita dodici anni fa in un processo bruciatosi in appena due giorni ad Algeri e conclusosi con una sentenza che a tutti è apparsa “politica.
La procura di Trapani ha tentato più volte di penetrare nel buio mistero della Lucina. I magistrati siciliani hanno cercato di cucire insieme i tanti frammenti di storie torbide e violente che hanno lambito la tragedia del mercantile della flotta “Sagittario” di Monte di Procida. I magistrati siciliani cercarono di capire cosa si nascondesse dietro lo scannamento dei sette marinai italiani la prima volta nell’estate del ’94, cioè subito dopo la strage. Una competenza a indagare che derivava dal fatto che l’aereo con le salme dei sette marittimi fece la sua prima tappa in Italia proprio nell’aeroporto di Trapani-Birgi. Ma anche perché‚ era di Trapani una delle vittime, Andrea Maltese di 38 anni. Gli altri membri dell’equipaggio erano: il comandante della nave Salvatore Scotto di Perta, 34 anni di Napoli, Antonio Scotto Lavina (49 anni, di Monte Procida), Antonio Schiano Di Cola (40 anni, di M.di Procida), Gerardo Esposito (48 anni, i di Procida), Domenico Schillaci (24 anni, di Agrigento) e Gerardo Russo (27 anni, di Torre del Greco).