lunedì, Dicembre 23, 2024

Abusivismo, il ddl Falanga arriva alla Camera: ordine e gerarchia nelle demolizioni sull’isola

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Pasquale Raicaldo  |   Sembra essersi arenato. E invece rieccolo, all’esame della Camera dei Deputati. Con ritardo, certo, perché dopo l’ok bipartisan al Senato (dove era stato appoggiato anche da parlamentari di centrodestra), il disegno di legge numero 1994, che veicola «disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi» riprende il suo iter. Per la piena soddisfazione di Ciro Falanga, il suo primo firmatario, e del popolo degli abusivi della Campania, e di Ischia in particolare, che ora auspicano che anche la Camera approvi il testo che mette finalmente ordine tra gli abbattimenti di immobili con sentenze già passate in giudicato.
L’esame è stata calendarizzato per il prossimo mese di marzo: se approvato in via definitiva, il testo supererà il provvedimento di graduazione disposto, nel frattempo, dalla Procura Generale. E in particolare, ancor prima di entrare nel dettaglio, equivarrà a una procrastinazione degli abusi da demolire in zona vincolata (è naturalmente il caso della nostra isola), che nell’elenco della Procura compaiono al secondo punto e nel Ddl Falanga sono invece collocati in sesta posizione.
Lo scorso dicembre la Procura Generale di Napoli, – facendo seguito a iniziative analoghe assunte da altri organismi, non ultima la Procura di Torre Annunziata, e adottando un criterio che ha già ispirato il Ddl presentato dal senatore Ciro Falanga – aveva disposto un ordine da seguire nelle procedure di esecuzione delle ordinanze di demolizione. Un ordine razionale, trasparente e chiaro che fungerà da bussola a partire dal prossimo mese di gennaio, dettando i nuovi criteri nella gradazione degli abbattimenti sul territorio provinciale. E esprimendo, pur «nell’ambito del generale principio dell’ordine cronologico», una serie di criteri nell’individuazione degli immobili da demolire, «secondo l’ordine di decrescente priorità».
Per primi, sono da abbattere gli «immobili che, per le condizioni strutturali, caratteristiche o modalità costruttive ovvero per qualsiasi altro motivo costituiscano un pericolo, già accertato, anche se non urgente, per la pubblica e privata incolumità, anche nel caso in cui l’immobile sia abitato o comunque utilizzato».
Quindi, gli «immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico ovvero a vincolo idrogeologico (R3 o R4), ovvero a vincolo archeologico ovvero caratterizzata da elevato e persistente rischio sismico». Ecco, quelli ai quali facevamo riferimento prima.
Al terzo punto della speciale graduatoria, gli «immobili, anche abusivamente occupati, nella accertata disponibilità, diretta o indiretta, anche per interposta persona, di soggetti appartenenti ad organizzazioni camorristiche o assimilate ovvero, comunque, utilizzati per attività illecite».
Quindi, toccherebbe agli «immobili in corso di costruzione, o allo stato grezzo, o non ultimati, o non stabilmente abitati (seconde case, case di vacanza) ovvero facenti parte di aree anche oggetto di lottizzazione abusiva».
Al quinto punto, invece, gli «immobili adibiti ad attività imprenditoriali e/o speculative».
Quindi, toccherebbe agli «immobili, anche adibiti ad abitazione, su superficie superiore agli 80-100 metri quadri». Ed infine a «tutti gli altri immobili che non rientrano nei precedenti criteri».
E con l’individuazione della scala gerarchica dei criteri, viene contestualmente costituito un gruppo di lavoro, composto da magistrati della Procura Generale e delle Procure del Distretto, che operi per la previsione di un unico albo distrettuale dei consulenti tecnici e delle ditte e di una modulistica comune e sia per la determinazione dei criteri per il reperimento dei fondi, elaborando tali dati entro il 29 febbraio 2016».
Il disegno di legge che porta il nome di Ciro Falanga naturalmente si estenderebbe non già alla sola provincia di Napoli ma al territorio dell’intera nazione. E secondo il quale, in caso di pluralità di demolizioni si dovrà procedere secondo le seguenti priorità: a) gli immobili che costituiscono pericolo già accertato per la pubblica o privata incolumità, anche nel caso in cui l’immobile sia abitato o utilizzato; b) quelli in costruzione o comunque non ultimati; c) quelli anche abusivamente occupati, utilizzati per lo svolgimento di attività criminali; d) quelli nella disponibilità di soggetti condannati per reati mafiosi o colpiti da misure irrevocabili di prevenzione, anche se nella disponibilità di componenti della famiglia, purché non confiscati; e) immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico ovvero a vincolo idrogeologico o archeologico; f) immobili di complessi o villaggi turistici o comunque oggetto di lottizzazione abusiva; g) seconde case o case vacanza; h) immobili adibiti ad attività produttive industriali o commerciali; i) immobili abitati la cui titolarità sia in capo a soggetti appartenenti ad altri nuclei familiari che dispongano di altra soluzione abitativa; l) altri immobili non compresi nelle precedenti categorie, ad eccezione di quelli di cui alla lettera m); m) immobili abitati, la cui titolarità sia riconducibile a soggetti che non dispongono di altre soluzioni abitative, con contestuale comunicazione alle competenti amministrazioni comunali, in caso si tratti di soggetti indigenti.
Il testo, benché abbia registrato una significativa convergenza bipartisan, non ha mancato in questi mesi di generare voci fortemente contrarie.
Dalla sinistra ecologista al Movimento 5 Stelle, che ha sottolineato come «il testo contenga un elenco di priorità vincolanti che sono un vero e proprio ostacolo per l’azione della magistratura che, prima di poter intervenire, dovrebbe operare un censimento di tutti gli immobili abusivi.
È evidente – si legge su beppegrillo.it – l’obiettivo è ritardare le demolizioni più urgenti. In sostanza, un condono edilizio camuffato. E guarda caso, tutti questi provvedimenti sembrano proprio ricalcare le promesse fatte durante la campagna elettorale agli abusivi campani da parte di Forza Italia. Guarda caso, il provvedimento, una volta arrivato alla Camera, è stato assegnato alla sola Commissione Giustizia sebbene la materia sia di stretta competenza della Commissione Ambiente».
Anche il presidente Pd della Commissione Ambiente Ermete Realacci aveva dichiarato che avrebbe osteggiato in tutti i modi l’approvazione della legge. Una legge che ora torna attuale. A marzo, la politica tornerà a dividersi. Costruttivamente? Speriamo.

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