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Acqua alta |#4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 24 novembre 2023

 

 Ieri il mio amico Sebastiano ha postato su Instagram una storia con foto dell’ennesimo allagamento del Piazzale Aragonese. Come sempre, si è trattato di un’immagine estremamente suggestiva, che fa pensare a località dove con fenomeni simili si convive quotidianamente; ma anche ad altre in cui il pericolo di danni irrimediabili nel tempo è stato scongiurato dal coraggio del fare.Nel primo caso, è impossibile evitare il riferimento a Mont Saint-Michel, in Francia, laddove la similitudine geo-morfologico-paesaggistica con il Castello Aragonese è a dir poco sorprendente e il movimento delle maree è un fenomeno quotidiano diventato addirittura attrattiva, tra le principali del luogo, per oltre due milioni di persone che vi si recano ogni anno.Nel secondo, Venezia è ormai da un bel po’ che viene puntualmente salvata dal fenomeno dell’acqua alta, grazie ad una delle opere più imponenti e contestate del nostro Paese e, forse, al mondo: il celebre “Mose”, un sistema modernissimo di argini che da tempo impediscono al mare di invadere San Marco e dintorni con la celeberrima quanto distruttiva “acqua alta”.Ad Ischia Ponte, se ci pensate, vi è una perfetta sintesi tra i due casi: il Castello non ha nulla da invidiare a Mont Saint-Michel, neppure la storicità, se consideriamo -ho già avuto modo di scriverlo ma tuttora sono rimasto inascoltato- che se i francesi ne stanno celebrando i mille anni, noi nel 2026 potremmo contare al nostro maniero ben duemilacinquecento primavere, con celebrazioni da mille e una notte. E come se non bastasse, salvaguardare il piazzale, i fabbricati e le attività circostanti non costerebbe certo i pur ben spesi sei miliardi di euro e i circa duecentomila per ogni sollevamento del Mose. A Ischia Ponte basterebbero le famose super-promesse due scogliere a difesa, quelle che sono sempre state negate dalla Soprintendenza e condannate dagli ambientalisti-oltranzisti dentro e fuori dal Palazzo Reale di Napoli, con la solita scusa dei danni alla Posidonia oceanica o del malcelato intento di costruirvi poi, all’interno, un approdo turistico all’ombra del Castello, quasi fosse un delitto. Ma se il tempo dei “signor no”, grazie all’attuale Governo di centrodestra, in Italia pare proprio stia finendo, a Ischia siamo ancora ostaggio di certi incapaci troppo impegnati con i loro consulenti e con quattro “lampetelle” di Natale fritte e rifritte. Lì sì che si prendono i voti, ma… per quanto ancora?

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