giovedì, Marzo 6, 2025

Acriticamente ischitani: un limite anacronistico.

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Davide Conte | I dibattiti sui social networks servono eccome. Molto spesso, essi mettono a nudo problematiche a cui la stampa, le istituzioni e la stessa opinione pubblica non arriverebbero mai, ovvero ne prenderebbero coscienza soltanto con sensibile quanto ingiustificato ritardo.

E’ altrettanto vero, però, che il nostro resta un piccolo centro, che seppure parte integrante di questo enorme universo telematico-virtuale in cui è estremamente presente, impedisce a ciascuno di noi di malcelare la propria identità (a meno di un disgustoso profilo apocrifo denso di codardia) e sottrarsi in tal modo dal giudizio derivante dalla propria innegabile storia personale.

L’amico Francesco Di Meglio, ad esempio, sostiene che le denunce su Facebook che mettono a nudo le cose che non funzionano, non contribuiscano affatto alla soluzione dei problemi della nostra Isola. Francesco -lo sanno tutti, ma in questo contesto non mi permetto di additarglielo quale punto a suo sfavore- è da sempre tra i principali supporters dell’attuale sindaco d’Ischia. Ecco, quindi, che la sua riflessione perde di credibilità e non soltanto per quanto ho premesso nell’incipit di questo post, ma perché certe palesi (e a volte storiche) incapacità dell’amministrazione locale di turno continuano a riverberarsi a nostro unico danno, anche perché mai c’è stato un vero moto di ribellione da parte della gente comune.

Il mio amicone Sebastiano Balestriere, da sempre pioniere della chiusura al traffico del centro storico di Ischia Ponte, pochi giorni fa ha postato un messaggio quanto mai rispettoso e cordiale all’attuale assessore al traffico del Comune di Ischia, ricordandogli le difficoltà oggettive di uno stop motori che coincide con l’assenza del parcheggio della Siena di Ischia Ponte, invitandolo a rivisitare il provvedimento. Ebbene, pur essendo perfettamente a conoscenza del fatto che TUTTI i commercianti e i residenti concordano con il “di lui pensiero” e che si sta procedendo finanche ad una raccolta di firme, quasi nessuno di loro ha pensato di appoggiare pubblicamente il suo messaggio: non un post, ma neppure un semplice “mi piace“. Come dire: “Espormi contro chi comanda? Ma chi c…o me lo fa fare?”

Vedete, non mi spaventa affatto il qualunquismo di tale Lino Ferrara (se avesse gestito qualche manifestazione o struttura diportistica ad Ischia non so se avrebbe utilizzato termini ugualmente forti), il quale ha comunque tentato di lanciare una sorta di allarme sugli attuali frequentatori della nostra Isola, scegliendo però espressioni a mio avviso di pessimo gusto. Ciò che è inaccettabile è il fatto che tuttora, mentre il Paese rischia veramente di toccare il fondo, non si riesca ancora a ragionare nell’ottica dell’interesse comune. “Unità d’intenti” è un concetto ancora sconosciuto alla nostra realtà, un gap storico-culturale proprio della nostra insularità che nel corso del tempo ci ha portato a dover accettare passivamente tutti i limiti del nostro turismo. Un risultato economico, quello di Ischia negli ultimi sessant’anni, tutt’altro che programmato e, al tempo stesso, affidato ad una classe imprenditoriale che pur avendo compiuto innegabili passi da gigante in barba ad un troppo repentino processo di evoluzione e trasformazione economica, ha dimostrato tutti i suoi limiti nel gestire, proteggere ed ottimizzare la ricchezza -pubblica e privata- a sua disposizione.

E’ ovvio che la politica non è immune da tutto ciò, sia ben chiaro; ed è altrettanto evidente che non mi permetto di limitare tale considerazione alla pur gravissima “miopia ferrandiniana” degli ultimi sette anni di agenda. Ma come nel gioco dell’oca, ritorniamo facilmente al punto di partenza, se la medesima acriticità di tutti noi continuerà a riguardare anche e principalmente il conferimento del consenso; quello, per intenderci, che elegge i nostri amministratori pubblici (i quali tutto sono, tranne dei miracolati) e altro non è che il frutto delle nostre scelte mai minimamente orientate al bene del Paese.

Buon Ferragosto, dunque, ma con gli occhi aperti e la lucidità di chi, molto presto, per colpa di questo ormai insopportabile quanto egoistico limite fuori dal tempo, non troverà nemmeno più buchi in terra dove infilare la propria testa da struzzo.

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