giovedì, Marzo 6, 2025

Addio a Bruno Pizzul, la voce del calcio che ha segnato un’epoca. Ciao “Canna da zucchero”

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Nel 1960, ad Ischia, trovò compagni di squadra come Salvatore Di Meglio, Lillino e Giuseppe Abbandonato, Ernesto Milano, Abramo De Siano e Raffaele Lupoli, e venne soprannominato "Canna di zucchero".

Il mondo del calcio e del giornalismo sportivo italiano piange la scomparsa di Bruno Pizzul, storico telecronista della Nazionale italiana, che ci ha lasciato all’età di 86 anni. La sua morte è stata confermata dall’ospedale di Gorizia, dove era ricoverato.

Classe 1938, friulano doc, Pizzul ha raccontato con il suo stile inconfondibile le gesta degli Azzurri a partire dai Mondiali del 1986, raccogliendo l’eredità di Nando Martellini. Il suo tono pacato e il suo approccio moderno lo resero una delle voci più amate dagli appassionati di calcio, soprattutto a partire dai Mondiali del 1990, quando commentò le celebri “notti magiche”, con l’Italia che si fermò in semifinale contro l’Argentina. Da allora, la sua voce ha accompagnato le emozioni di milioni di italiani anche nei successivi Mondiali del 1994, 1998 e 2002, oltre che nelle principali partite della Coppa dei Campioni e nei big match della Serie A.

Oltre alla sua carriera di telecronista, Pizzul è stato spesso oggetto di imitazioni, ha partecipato a film e pubblicità, diventando una vera e propria icona della cultura popolare italiana. Ha continuato a lavorare in televisione fino agli ultimi anni, prestando la sua voce anche a programmi su DAZN.

Il legame con Ischia e il ricordo indelebile

Ma prima di diventare la voce del calcio italiano, Pizzul aveva un sogno: quello di essere un calciatore. Nel 1960, giovanissimo, approdò all’Ischia Calcio in prestito dal Catania, quando la squadra isolana si preparava ad affrontare il campionato di Serie D dopo la fusione con la Bagnolese. Qui trovò compagni di squadra come Salvatore Di Meglio, Lillino e Giuseppe Abbandonato, Ernesto Milano, Abramo De Siano e Raffaele Lupoli, e venne soprannominato “Canna di zucchero”. La sua esperienza in gialloblù durò solo una stagione, ma gli lasciò ricordi indelebili, tanto che nel 1987, all’indomani della storica promozione dell’Ischia in Serie C1, volle dedicare una lettera d’amore alla squadra e all’isola.

“Ed è arrivato anche il gran giorno dell’Ischia: il calcio isolano festeggia, con legittimo orgoglio, la promozione in Serie C1. Io chiedo il permesso di associarmi nel ricordo di un’ormai lontana e fugace milizia nelle file del calcio ischitano. Arrivai in prestito dal Catania, nell’autunno del 1960, avevo un ginocchio in disordine, poco più di vent’anni, la consapevolezza che non sarei diventato un campione: accettai dunque quel trasferimento con entusiasmo, se non altro perché mi avrebbe consentito di giocare ogni domenica.”

Con queste parole Pizzul rievocava il fascino di Ischia, le avventure in traghetto per raggiungere Napoli, il calore dei tifosi che lo seguivano da vicino nel piccolo campo tra i pini. Ricordava anche la figura di Filippo Ferrandino, riferimento per il calcio isolano, e i compagni di squadra, come Ernesto Milano, che avrebbe poi intrapreso la carriera di fisioterapista, lavorando anche con il Napoli. “Era un calcio ruspante, quasi paesano, fatto di umori genuini”, scriveva Pizzul, concludendo con un messaggio di sincero affetto verso l’Ischia e i suoi tifosi.

Un addio nel giorno del Patrono di Ischia

Il destino ha voluto che Pizzul ci lasciasse proprio il giorno di San Giovan Giuseppe della Croce, Santo Patrono dell’Isola. Un legame speciale, che suggella il filo invisibile che lo ha sempre legato a questa terra.

Bruno Pizzul se ne va lasciando un’eredità di professionalità, competenza e passione, una voce che ha raccontato la storia del calcio italiano e che resterà per sempre nel cuore di chi ha amato il suo modo unico di narrare il gioco più bello del mondo.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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