Viaggio nel settore degli affittacamere. Rivoluzionato dalla piattaforma web
Pasquale Raicaldo – Maria Funiciello | Come se il problema, ora, non fossero i depuratori che non ci sono. O il traffico. O l’assenza di una strategia condivisa per raccontare Ischia, e le sue potenzialità, nel mercato globale. No, l’ultimo nemico giurato del turismo alberghiero di casa nostra pare essere diventato, a quanto pare, Airbnb, il sito per gli affitti temporanei che – sulla scia di un successo planetario – ha evidentemente attecchito anche sulla nostra isola.
Per la verità, la preoccupazione degli operatori, quella sì, è condivisa. E accomuna imprenditori alberghieri di tutto il mondo in una crociata dagli esiti incerti che pone l’accento soprattutto sul sommerso. Sulla concorrenza sleale degli affittacamere. A cominciare da quella tassa di soggiorno che gli hotel versano regolarmente e che, secondo l’ultimo, accorato “j’accuse”, chi aderisce ad Airbnb eviterebbe di versare.
Cavallo di battaglia di Ermando Mennella, presidente di Federalberghi Isola d’Ischia, il tema del sommerso nel turismo, giunto a “livelli di guardia” ha fatto insorgere nei giorni scorsi il presidente nazionale dell’associazione degli albergatori, Bernabò Bocca. Che ha accusato proprio Airbnb tra i più eclatanti esempi, presentando i dati di un monitoraggio realizzato da Federalberghi proprio in vista della Convention mondiale degli host, tenutasi a Parigi nei giorni scorsi.
«A livello europeo – aveva denunciato Bocca – molti Paesi si stanno muovendo per sconfiggere le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Tocca ora all’Italia dare un segnale importante, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l’illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l’economia del Paese».
BUSINESS ABUSIVO O NUOVO TURISMO?
Qualche numero? Secondo il monitoraggio che Federalberghi sta realizzando con l’ausilio della società Incipit Consulting, Airbnb a ottobre 2015 pone in vendita in Italia 176.870 strutture (contro le 234 nel 2009). Una crescita esponenziale a cui non fa seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 117.749). «In barba alle leggi che obbligano il gestore di risiedere all’interno dei bed and breakfast – spiegava Federalberghi – la stragrande maggioranza degli annunci presenti su Airbnb è riferita all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi) ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%)». Per la verità, Bernabò Bocca poneva l’accento soprattutto sul business, dal quale Ischia può dirsi certamente esclusa: «La ciliegina sulla torta – è la sintesi dello studio – è costituita dagli “host” che possiedono centinaia di alloggi: per esempio Daniel che gestisce 527 alloggi e Bettina con 420 alloggi, di cui 140 a Milano, 80 a Roma e 88 a Firenze. Chi si nasconde dietro questi nomi amichevoli che gestiscono un patrimonio miliardario? Di certo non si tratta di persone che affittano una stanza del proprio appartamento per integrare il reddito familiare. I numeri – conclude Bocca – smentiscono la ‘favoletta’ del gestore che accoglie l’ospite in casa propria. Il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela della salute e della sicurezza. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali».
IN VIAGGIO A ISCHIA ATTRAVERSO AIRBNB
Ma è davvero così? E soprattutto, nell’isola delle 400 strutture alberghiere è una concorrenza temibile e pericolosa quella degli affittacamere, che certo rispondono anche a una richieste, sempre più consistente, di un target che agli agi e ai comfort dell’accoglienza alberghiera pare prediligere la dimensione umana del rapporto diretto con gli host, i proprietari degli appartamenti, spesso amichevoli e cordiali, qualche volta anche veri e propri Cicerone nell’organizzazione della vacanza sull’isola.
La verità va ricercata nei meccanismi di quello che è un vero e proprio colosso in ascesa. E che già oggi permette a milioni e milioni di persone di ogni età di viaggiare in giro per il mondo a prezzi e con soluzioni convenienti: Airbnb con il suo enorme bagaglio fatto di vacanzieri e proprietari è arrivato anche in Italia e, da un po’ di tempo e ha iniziato a modificare le abitudini del grande popolo dei viaggiatori e degli “ospitanti” anche dalle nostre latitudini.
E sulla la nostra isola, che in fatto di turismo è certo un laboratorio importante, Airbnb ha iniziato a mettere le prime bandierine color aragosta su alcune località dell’isola d’Ischia, abbinandovi l’immancabile prezzo. Così, la cartina che ritrae Ischia, da scarna è diventata sempre più colorata e, ad oggi, conta 173 bandierine diverse, che corrispondono a 173 alloggi disponibili per essere presi in fitto attraverso la snella piattaforma online. Pochi click e chiunque nel mondo può prenotare una stanza vista mare a Citara o sul porticciolo turistico di Sant’Angelo.
Per comprendere la portata del fenomeno sull’isola e avere alcuni dati, abbiamo interrogato la banca dati della piattaforma di viaggi inserendo determinate parole chiave. Il risultato che balza subito agli occhi è la concentrazione degli alloggi offerti, molto alta ad Ischia Ponte e a Barano, in prossimità dei Maronti, ma le aree di Forio e Lacco Ameno sono anche ben rappresentate.
Si passa dai 23 euro per notte in una stanza privata nel comune di Forio, ai 100 per notte per un monolocale nel cuore di Sant’Angelo; dai 45 euro per notte per una stanza privata a Cartaromana ai 50 euro per la stessa tipologia di casa, ma questa volta nel comune di Casamicciola.
Si abbassano notevolmente i prezzi per le stanze condivise che, però, si concentrato quasi esclusivamente nel comune di Forio con una media di 18 euro per notte. Discorso diverso per gli alloggi interi che si concentrano tra Forio e i Maronti, con un costo medio di 76 euro per notte.
MA CI SONO I B&B
Un dato, però, potrebbe far riflettere e deve essere sottolineato: molti utenti presenti sulla piattaforma sono proprietari di attività di Bed & Breakfast o piccole pensioni che utilizzano il grande portale come ulteriore apertura verso una clientela sempre più alla ricerca di strutture particolari ed accessibili dal web.
Quindi, a differenza della maggior parte degli utenti registrati come “hosters” delle altre località, quelli isolani sono per la maggior parte già operatori del settore. Che, come dire, hanno subodorato le potenzialità legate a un nuovo strumento, figlio del turismo globale 3.0, e cercano di sfruttarle.
Casistica, questa, che conta un numero assai più consistente di soggetti rispetto ai privati, sia pure in crescita, che fittano la propria casa o offrano una stanza privata, o condivisa, per alcuni giorni.
E in effetti inserendo, infatti, come limitazioni quello delle “stanza individuale” ecco comparire sull’intera isola solo 45 soluzioni. E scorrendo i risultati leggiamo nomi di attività ricettive note o comunque qualificate. Ad Ischia, quindi, il fenomeno è sì in espansione (la località è molto richiesta nelle ricerche condotte online) ma nella maggior parte dei casi viene meno lo spirito di base della piattaforma, quello del contatto privato con privato, persona con persona. Che sia il risultato della diffidenza verso il web dell’isolano? Le eccezioni, per la verità, non mancano. E le recensioni esaltano, in particolare, gli host particolarmente socievoli e ospitali. Premiano non tanto e non solo la qualità dell’alloggio e la sua posizione geografica, ma anche e soprattutto la dimensione umana del rapporto che si crea durante l’accettazione e nei giorni successivi, quando l’affittacamere ideale suggerisce soluzioni e itinerari per scoprire l’isola più bella. E non di rado offre prodotti del proprio orto e instaura un rapporto di totale fiducia, apprezzato in particolar modo dalla clientela straniera (particolarmente rappresentati gli statunitensi, i tedeschi, i francesi e gli scandinavi).
Sta di fatto, ad ogni modo, che gli ischitani che usufruiscono del servizio Airbnb nei loro viaggi internazionali o nazionali sono nettamente di più rispetto a quanti, da normali proprietari di immobili o con stanze in più in casa, scelgono di inserire la propria offerta sulla piattaforma, preferendo altri modi per trovare affittuari. Benché la crescita di Airbnb, anche sull’isola, sia significativa.
LA TASSA DI SOGGIORNO
Ma uno dei punti contestati da Federalberghi al sistema degli affittacamere e, in particolare, ad Airbnb è il mancato versamento dell’imposta di soggiorno, obbligatoria per i sei Comuni dell’isola d’Ischia. Il sommerso è senz’altro consistente. Ma ci sono alcuni distinguo importanti. Per esempio, nel caso di amministrazioni particolarmente solerti – come il Comune di Ischia – il risultato diventa significativo: grazie all’ordinanza sindacale numero 2015, nell’anno solare si è registrato un incremento del 100% delle dichiarazioni, e del conseguente versamento dell’imposta, da parte degli affittacamere.
I soggetti obbligati al pagamento dell’imposta sono coloro che pernottano nelle strutture ricettive e che non risultano iscritti nell’anagrafe del Comune di Ischia con decorrenza 1° maggio e fino al 31 ottobre di ogni anno. Sono cifre relativamente basse (0,50 euro a notte per un massimo di sette notti in bassa stagione, 1 euro – invece – da giugno a settembre), al punto che in molti casi sono gli stessi “host” a versarle al Comune.
Insomma, complici i controlli assai pervasivi delle forze dell’ordine (carabinieri in primis), a Ischia in special modo (grazie all’ordinanza sindacale firmata da Carmine Barile) e nel resto dell’isola a macchia di leopardo, chi fitta camere con Airbnb ha iniziato a versare regolare tassa di soggiorno. Affittando dunque in modo del tutto legale, con buona pace di Federalberghi. Ma il sommerso c’è, e – ci si passi il gioco di parole – non si vede.
Quanto all’ordinanza sindacale, che regolamenta la cessione di case e camere fino ai tre mesi, si sottolineava proprio l’opportunità di «rendere più puntuale la normativa emanata per gli anni scorsi onde avere un maggiore controllo delle affittanze estive sia dal punto di vista della sicurezza pubblica che dell’igiene e sanità nonché della verifica e controllo della applicazione della tassa di soggiorno». Di più: si evidenziava anche un obbligo più generico della Pubblica Amministrazione, quello di «seguire con la massima attenzione il fenomeno “Turismo” in tutte le sue esplicitazioni non tralasciando il problema della sicurezza e dell’ordine pubblico».
E nel Comune di Ischia chiunque, volendo destinare al fitto unità immobiliari «è obbligato, ai fini dell’ordine pubblico, a presentare comunicazione -redatta su appositi modelli disponibili presso il Comando di Polizia Municipale ubicato al Palazzo D’Ambra ove è istituita apposita Unità Operativa per il Controllo sulle Affittanze, entro quarantotto ore dal momento in cui stipula iI relativo contratto o comodato d’uso con l’occupante».
Quanto alla tassa di soggiorno, com’è noto l’ospite può anche esimersi dal pagamento, purché lo dichiari. In caso contrario, «per l’omessa, incompleta o infedele comunicazione relativa all’imposta di soggiorno di cui alla delibera di consiglio comunale n. 35 del 16 giugno 2016 si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 25,00 a 500,00 euro». E’ per questo che molti hanno preferito mettersi in regola, in attesa che tutti i Comuni si mettano al passo, tra burocrazia e pigrizia amministrativa: si tratta, del resto, di un tassello fondamentale perché il segmento in cerca di assestamento diventi a tutti gli effetti una faccia del voluminoso caleidoscopio della nostra offerta turistica. E forse è ora che anche gli albergatori prendano atto delle trasformazioni epocali del turismo del terzo millennio.
vedendo i prezzi degli alberghi non è una sopresa. io vengo da 10 anni in estate a ischia, ho alloggiato in diversi alberghi di 4* e nella media per una stanza singola per 1 persona con mezza pensione ho pagato 85 euro al giorno. il prezzo non risponde alla qualita offerta cioè stanza piccolissima ma sopratutto il cibo che spesso lascia a desiderare nel senso che sul buffet mettono la macedonia e l’insalta della scatola invece fresco, cose tipiche da mangiare della campania non si trova mai e cosi via. A questo punto ho cambiato anche io e invece di spendere tanto soldi per poca qualita all albergo vado in affitto e con il soldi risparmiato per la sistemazione vado ogni sera a cenare fuori cose buono e fresce e al mio gusto. La mancanza di qualità si vede purtroppo dapertutto sull’isola…Ischia è una isola meravigliosa con un potenziale putroppo non viene gestito bene (p.e. strade sporche e rotte, servizi dei mezzi pubblici tipo pullman che in estate sono sempre affolati e non si capisce quando passano perche da nessuna parte alla fermata cè scritto l’orario, spiagge libere che non vengono pulite spesso, lavori stradale in corso in piena estate, poca vita notturna per i turesti over 30 anni e cosi via.
ma figurati se il problema sono gli affittacamere! Gli albergatori guardino alle loro pecche, e si decidano a fare turismo 12 mesi l’anno!!
Oltre a AirBandB quando arrivera’ UBER cosi i turisti non dovranno spremutti come dai limoni da alcuni zappatori di professione e taxi men per passione?
Sempre a piangere questi albergatori isolani
Hanno costruito milioni di metri cubi di abusivismo, triplicato i posti letto, usano camere sequestrate, continuano a costruire in disprezxo della legge, scaricano a mare di tutto, assumono solo lavoratori stranieri ai quali vengono attribuite mansioni superiori alla busta paga, acquistano alimenti a basso costo, truffano lo stato con finanziamenti anche di zone abusive ed evadendo le tasse, non adeguano le loro strutture alle norme di sicurezza e per poter fare tutto questo piazzano i parenti nelle amministrazioni….e il problema del turismo sarebbero gli affittacamere?
Questo bellissimo pezzo firmato Raicaldo e Funiciello,va a completare in modo splendido ed esaustivo, un mio intervento sul Il Dispari del 4 novembre scorso. Gli addetti al settore turistico si devono dare una bella regolata, abbandonando,una volta e per sempre, una sicumera fuori posto e fuori tempo. I fenomeni della nostra vita produttiva, vanno tante volte prevenuti e studiati prima che succedono, non correndo dietro, con piccoli correttivi e pannicelli caldi, quando il danno è stato già fatto.
Ma andiamo! Alcuni alberghi fanno gia’ prezzi stracciati.E’ che cosi ca il mondo: il turismo si evolve,nascono nuovi modi di fare impresa. La teoria del libero mercato ( non saremo mica comunisti: quelli mangiano i bambini!!!!) dice che chi si adatta ai cambiamenti va avanti, chi e’ incapace a farlo chiude.