Per quello che è successo questa mattina, ci sarebbe da un chiedere scusa pubblicamente a tutti i bambini che hanno assistito alle indegne scene verificatesi 3 minuti prima dell’ingresso a scuola. Si, avete capito bene, solo 3 minuti.
La storia è semplice: i genitori hanno accompagnato i loro piccoli al Rodari mentre piovigginava ma spirava il forte vento che ha caratterizzato questo venerdì. Un vento che in quella zona del nostro territorio, soffiava anche più forte considerando la conformazione della zona. Bene, i bambini vengono lasciati all’esterno della scuola con il vento che impazzava e tuttavia la porta restava chiusa perché non era ancora arrivata l’ora X per poter accedere presso il plesso.
I genitori si sono fatti sentire e, come in una sorta di girone dantesco, si sono trovati difronte i vari “Cerbero” del locale che imponevano il rispetto dell’ora X. Già, quella che sarebbe scattata dopo 3 minuti. Nel frattempo, i piccoli scolari provavano a fare resistenza con i loro ombrellini al vento che li piegava e li ribaltava.
Nulla da fare, a scuola si entra all’ora precisa, si deve spaccare il minuto. E mentre in una sorta di follia collettiva si provava ad insegnare agli scolari la puntualità, dall’altro lato si calpestava il loro diritto a non ammalarsi e, soprattutto, i piccoli studenti hanno avuto un corso accelerato di violenza verbale e non solo.
I genitori da una parte a chiedere “asilo” per ripararsi dal vento, dall’altra parte, invece, gli integerrimi controllori dell’ora X che tenevano chiuse le porte fino al minuto X. Quello in cui sarebbero dovuto entrare i piccoli studenti del Rodari. Vi evitiamo il racconto nel dettaglio della scena così come vi evitiamo anche di riportare determinate esclamazioni poco educate e poco consone al luogo che sono state proferite da chi viene pagato dallo Stato Italiano per educare e insegnare.
Certe volte è più utile avere un 6 in buon senso che un 10 in storia. Se siete incapaci di comprendere le situazioni che vi capitano davanti e cosa sarebbe utile fare è inutile conoscere i Sette Re di Roma o le altre amenità con le quali vi riempite la bocca come “comunità educante”. Già, delle comunità educanti senza buon senso non ce ne facciamo niente. Proprio niente.