Sulla stabilizzazione della Sezione Distaccata di Ischia e l’iniziativa – non ancora formalizzata – riguardante lo spostamento delle udienze penali presso il Tribunale di Napoli abbiamo raccolto il parere dell’avv. Alberto Barbieri.
Quali sono le sue considerazioni in merito a questa decisione, che dovrà ancora essere sottoposta al vaglio del Consiglio giudiziario il 3 marzo?
«Per chiarire appieno la problematica relativa alla conservazione del presidio giudiziario sull’Isola, occorre risalire a circa due anni fa. In quell’occasione si verificò la visita del sottosegretario alla Giustizia Delmastro, giunto per valutare la situazione in relazione all’impegno assunto personalmente da lui e dal governo Meloni per la conservazione e l’autonomia della Sezione del Tribunale di Ischia, unitamente a quelle delle isole minori come Lipari ed Elba. A quell’incontro la presidente del Tribunale di Napoli, la dott.ssa Garzo, inviò un suo sostituto, il quale si trovò a interagire direttamente con il sottosegretario. Durante il confronto, mentre illustravamo la situazione della struttura, da un lato il sottosegretario ci confermava la proroga in attesa di una sistemazione definitiva del Tribunale, assumendosi l’impegno politico di portare avanti questa iniziativa nel governo.
Dall’altro, si delineavano le posizioni delle altre parti coinvolte nel dibattito sulla questione. E in contemporanea, il magistrato incaricato del sopralluogo riferiva, con voce alta e stentorea, che il Tribunale di Ischia doveva essere eliminato. Questo evidenziava chiaramente quali fossero gli obiettivi, sia della politica sia della struttura organizzativa della giustizia napoletana. Da allora sono trascorsi due anni, durante i quali, sul piano politico, abbiamo assistito a passi avanti significativi. A prescindere dalle proroghe, sono stati compiuti progressi sul piano legislativo per la stabilizzazione di queste strutture disagiate, come i tribunali delle isole, tra cui quello di Ischia. Il tutto rientra nella più ampia creazione di tre tribunali in diverse aree d’Italia: uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud.
LA VOLONTA’ DI SMANTELLARE IL TRIBUNALE
«La politica, pur con i suoi tempi e con tutte le difficoltà che la riforma della giustizia sta incontrando, sta comunque dando risultati e mantenendo gli impegni assunti nei confronti della comunità ischitana. Dall’altro lato, invece, il Tribunale di Napoli, attraverso la Presidenza, negli ultimi due anni non ha fatto altro che smantellare progressivamente – sebbene non formalmente – il funzionamento della giustizia. Mi riferisco in particolare all’ambito civilistico, dove non si è proceduto con un attacco diretto alla giurisdizione, ma si è agito in modo più sottile: inviando magistrati di prima nomina, spesso privi di esperienza, e assegnando giudici che cercavano principalmente il modo di rinviare le cause in attesa di tempi migliori.
Questa gestione ha determinato una grave inefficienza, con conseguenze non solo per il lavoro degli avvocati, ma soprattutto per l’accesso alla giustizia civile da parte dei cittadini. Benché vi fosse un carico significativo di processi, si è assistito a un sostanziale svuotamento delle funzioni del Tribunale, come già denunciato in precedenza. Il fatto che un magistrato, in soli otto mesi di attività, abbia emesso 500 provvedimenti, mentre un altro, nello stesso tribunale, abbia prodotto lo stesso numero di provvedimenti in due anni, evidenzia un evidente squilibrio. Questo significa che si è creato un rallentamento tale da scoraggiare progressivamente i cittadini dal ricorrere alla giustizia. Di conseguenza, anche noi avvocati ci rivolgiamo sempre meno al Tribunale».
IL CONTRASTO GOVERNO-MAGISTRATURA
Infatti, se vogliamo ricordare un antico principio, si dice che la legge viene applicata ut non (affinché non nuoccia). Durante l’Assemblea si è discusso proprio di questo tema.
«Stavo facendo una riflessione di carattere essenziale per chiarire la situazione, partendo dall’incontro tra il sottosegretario Del Mastro e il presidente del Tribunale, o meglio il suo delegato. Fin da quella data, si è reso evidente il contrasto tra due forze antitetiche: da un lato il Governo, che dichiarava di voler mantenere le Sezioni Distaccate autonome; dall’altro la magistratura, che attraverso la sua organizzazione si opponeva a questa prospettiva, ritenendo che la Sezione Distaccata dovesse essere abolita, così come quelle di altre isole minori. Il provvedimento attualmente in discussione, che sarà sottoposto al vaglio del Consiglio giudiziario il 3 marzo, riguarda lo spostamento delle udienze penali al Tribunale di Napoli.
Questo comporterebbe, di fatto, la soppressione della funzione giurisdizionale sull’Isola d’Ischia. È noto, infatti, che lo Stato esercita la giurisdizione attraverso l’attività penale, mentre l’attività civile viene attivata su impulso dei cittadini per l’affermazione dei propri diritti. Nel momento in cui le udienze penali vengono trasferite a Napoli, si determina la chiusura di fatto del Tribunale di Ischia. Per quanto riguarda la giustizia civile, come già detto, l’invio di magistrati di prima nomina e altre strategie hanno progressivamente svuotato di significato l’attività giudiziaria civilistica. Se ora anche la competenza penale venisse trasferita a Napoli, si tratterebbe della chiusura definitiva e obiettiva del Tribunale di Ischia».
LA MANCATA SOSTITUZIONE DEL GIUDICE BIANCO
Ritornando all’aspetto penale, era noto a tutti che la dott.ssa Bianco avrebbe concluso il suo incarico presso la Sezione Distaccata di Ischia. Pertanto, il presidente Garzo avrebbe avuto la possibilità di provvedere tempestivamente alla sostituzione.
«Sto seguendo da tempo un lungo processo per omicidio colposo dinanzi alla dott.ssa Bianco e il suo trasferimento era già argomento di discussione dallo scorso dicembre, se non addirittura da novembre. Lei stessa aveva preannunciato il suo imminente trasferimento al Gip. La notizia era dunque certa da oltre quattro mesi. Il presidente del Tribunale avrebbe dovuto avviare immediatamente un interpello per la sua sostituzione. Non era necessario attendere il trasferimento effettivo della Bianco per procedere alla nomina di un nuovo giudice. Invece si è atteso che il posto restasse vacante, con il risultato di giustificare la mancata sostituzione e di trasferire i processi a Napoli. Tutto questo ha arrecato un grave danno alla Sezione Distaccata di Ischia. Ne sono testimone diretto, avendo avuto confronti anche aspri con la dottoressa Garzo, alla quale ho inviato persino lettere aperte di denuncia sulla situazione e sul suo mancato intervento.
Frequento le aule di giustizia da 53 anni e non ho mai visto una gestione del Tribunale di Ischia – o della Pretura, come era chiamata un tempo – così disastrosa. Questo è un ulteriore colpo per l’Isola, già martoriata dal terremoto e dalle frane. Ora ci tolgono anche il tribunale. A questo punto l’Isola d’Ischia rischia di diventare una terra dimenticata, priva di diritti e di servizi essenziali, quasi una “repubblica delle banane” relegata ai margini del sistema giudiziario nazionale».
TROPPI ANNI DI “SOTTOMISSIONE”
Quali dovrebbero essere, quindi, i prossimi passi dell’avvocatura in merito a questa presa di posizione della Garzo?
“Ormai, per me, è tardi. Durante le varie assemblee degli ultimi anni ho sempre denunciato la necessità di assumere un atteggiamento deciso, di denuncia e di non sottomissione rispetto a decisioni spesso cervellotiche della Presidenza del Tribunale. Tuttavia, per ragioni che conosco – anche se non tutte – si è preferito ignorare il problema. Oggi il nodo è venuto al pettine e non so se sarà ancora possibile risolverlo. Almeno, però, dobbiamo far sentire la nostra voce, per troppo tempo rimasta quasi del tutto silente. Mi riferisco sempre al confronto con la magistratura non in quanto ordine giudiziario, ma in quanto struttura gestionale che ha il compito di organizzare e amministrare la giustizia in un territorio complesso come quello campano. A questo punto, non basta più alzare barricate: dobbiamo chiuderci a riccio e promuovere una mobilitazione generale di tutta l’Isola. In realtà, qualcosa è già stato fatto: i Comuni hanno deliberato in merito, ma senza ottenere alcun effetto concreto. L’unica vera soluzione poteva essere trovata sul piano politico e qualcosa in questo senso è stato effettivamente ottenuto. Non si tratta solo di buone intenzioni o dichiarazioni di principio: ci sono state e continueranno a esserci iniziative a favore del Tribunale di Ischia. Mi auguro che molto presto si possa giungere a una soluzione definitiva.
Tornando alla questione del possibile trasferimento delle udienze penali a Napoli, è evidente che ciò comporterebbe un notevole dispendio economico, non solo per la classe forense, ma soprattutto per gli imputati e i cittadini. Immaginiamo un processo in cui una moltitudine di testimoni debba trasferirsi da Ischia a Napoli. Oltre alle difficoltà logistiche, vi sono periodi dell’anno in cui questo spostamento risulta quasi impossibile a causa delle condizioni meteorologiche o dei trasporti. Senza contare che tutto ciò rappresenterebbe una dispersione di risorse economiche a discapito della comunità locale. E il peso economico maggiore ricadrebbe sui cittadini».
IL FUTURO DELL’AVVOCATURA ISCHITANA
Questo per quanto riguarda il penale. Ma per il civile la situazione è ancora peggiore, le implicazioni sono ben più ampie e complesse.
«A tutto questo si aggiunge un ulteriore aspetto economico, che non è affatto secondario. Proprio in un momento in cui l’economia, non solo locale ma europea, sta soffrendo a causa delle tensioni internazionali che coinvolgono il mondo occidentale, bisogna valutare con estrema attenzione l’impatto del trasferimento delle udienze. Non si tratta solo dello spostamento del penale, ma della morte dichiarata della giurisdizione civile sull’Isola d’Ischia. È per questo che, oltre a una mobilitazione generale – attraverso i media, i social e ogni mezzo utile per far sentire la nostra voce – bisogna fare un passo in più. Ritengo che sia necessario un gesto forte: una chiusura simbolica e concreta del Tribunale di Ischia, come manifestazione di totale dissenso nei confronti della gestione fallimentare del Tribunale di Napoli e della sua Presidenza.
A questo dovrà aggiungersi l’impugnazione, in tutte le sedi possibili, di quei provvedimenti strumentali e vessatori che hanno penalizzato la Sezione Distaccata. Alla luce di questi scenari, quale sarà il futuro dell’avvocatura ischitana se non verrà assunta una posizione di forza contro questi provvedimenti? Il rischio è una vera e propria decimazione dei professionisti locali, soprattutto a causa dell’aumento dei costi per l’esercizio della professione. Molti colleghi hanno già evidenziato questo problema in Assemblea. Gianpaolo Buono, ad esempio, ha affermato che, di fatto, siamo già in una sorta di “astensione forzata”, determinata dall’atteggiamento della magistratura nel trattare le cause, in particolare quelle civili. Anche le questioni più complesse sono state affidate a un GOT (Giudice Onorario di Tribunale) che, nella pratica, non ha una conoscenza approfondita delle tematiche giuridiche più rilevanti per gli avvocati dell’isola, come i diritti reali».
LENTO PROCESSO DI SVUOTAMENTO
Cosa ne pensa di questa affermazione dell’avv. Gianpaolo Buono?
«È assolutamente vera e rappresenta il risultato di un lento processo di svuotamento dell’attività giudiziaria. Stiamo assistendo a un fenomeno che si protrae nel tempo. Il collega Buono ha ragione: questa è la diretta conseguenza di una volontà non solo manifestata, ma concretamente attuata dalla Presidenza del Tribunale, che ha progressivamente svuotato di significato la Sezione Distaccata di Ischia. Quando la Presidenza sostituisce un giudice con un altro per un periodo di soli 42 giorni, cosa può mai fare quel magistrato in così poco tempo, se non limitarsi a differire le udienze? Questo sistema ha portato a un continuo rinvio delle cause più vecchie e complesse, in particolare quelle riguardanti i diritti reali, che richiedono competenze specifiche e un esame approfondito. Oggi queste cause restano irrisolte perché non possono certo essere affidate a un magistrato che, per affrontarle adeguatamente, dovrebbe dedicare almeno un anno di studio e approfondimento. Purtroppo, la realtà è che tali procedimenti sono ormai privi di qualsiasi prospettiva di risoluzione».
Quindi, per concludere, quali saranno i prossimi passi? Abbiamo parlato della necessità di una manifestazione di forza, non solo da parte dell’avvocatura, ma anche da parte dei cittadini. La giustizia è un diritto fondamentale di ogni singolo cittadino ed è giusto scendere in piazza per manifestare, creando un impatto non solo sociale, ma anche mediatico, affinché questa vicenda emerga con la giusta rilevanza. Nel frattempo, l’avvocatura ha il dovere di impugnare gli eventuali provvedimenti predisposti dalla Garzo. Secondo lei, l’avvocatura sarà in grado di dare una risposta seria, concreta e soprattutto incisiva a quanto sta accadendo?
«Il Foro di Ischia ha tutte le potenzialità per affermare il proprio ruolo e la propria importanza all’interno della società. Tuttavia, la questione non è solo di capacità, ma di volontà e determinazione. È necessario mettere da parte tutti gli altri interessi e concentrare ogni sforzo sulla soluzione del problema legato al Tribunale. Finché altri fattori – siano essi politici, economici o di altra natura – distoglieranno l’attenzione da questa emergenza, non si otterrà alcun risultato. Al contrario, se tutte le forze si uniranno, focalizzandosi esclusivamente sulla battaglia per il mantenimento del Tribunale dell’Isola d’Ischia, allora si potrà davvero fare la differenza. L’avvocatura ha i mezzi, le capacità e le possibilità per riuscirci. Ma la domanda vera è: saprà agire con la determinazione necessaria per far valere il proprio ruolo e il proprio peso nella società isolana?».