giovedì, Dicembre 26, 2024

Alberto Barbieri: «Ischia è al centro di un contrasto sostanziale tra governo e magistratura»

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All’indomani dell’assemblea una lucida analisi delle problematiche della Sezione Distaccata. «Il governo, attraverso i suoi rappresentanti, ha manifestato la seria volontà di stabilizzare la struttura giudiziaria. All’opposto, c’è stata una esplicita e altrettanto ferma volontà da parte del presidente del Tribunale e dei suoi rappresentanti sulla impossibilità o mancanza di volontà di mantenere la Sezione Distaccata». La proposta di un documento da inviare al Csm e le strade alternative

L’assemblea degli avvocati dell’isola d’Ischia tenutasi il 18 marzo ha visto sul tappeto problematiche scottanti, anche se non certamente nuove. Tra i temi all’ordine del giorno, ovviamente la stabilizzazione della Sezione Distaccata di Ischia, ma anche le forti criticità che interessano le udienze civili, nonché quelle relative all’organico dell’Unep, ovvero l’ufficio dell’ufficiale giudiziario. Tutte situazioni che si sono incancrenite nel tempo, a causa della disattenzione da parte dei vertici della giustizia napoletana, nonché di aspetti politici che in passato hanno penalizzato ancor più la comunità isolana. Di fronte alle iniziative pro stabilizzazione dell’attuale governo, sorgono però altri ostacoli. All’indomani dell’assemblea abbiamo incontrato l’avv. Alberto Barbieri, che ha tracciato con la consueta schiettezza il quadro della situazione e illustrato quali possono essere a suo avviso le future linee di azione dell’avvocatura.

– In assemblea sono state fatte diverse proposte, la prima dall’avv. Gianpaolo Buono, ma anche da Giuseppe Di Meglio e Carmine Passaro. Innanzitutto, cosa pensa delle proposte avanzate dai suoi colleghi? «La verità fondamentale è questa: per capire bene il problema nel futuro in tutta la sua importanza, bisogna rifarsi a quello che è successo qualche tempo orsono, ossia la posizione e l’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni nei confronti del problema Tribunale di Ischia, tendente per desiderio degli avvocati alla stabilizzazione della Sezione Distaccata.

Si parte in via definitiva e concreta da un contrasto sostanziale nonché formale fra la magistratura rappresentata dal presidente del Tribunale di Napoli e gli organi politici del governo. Nell’ultima occasione in cui si sono incontrati sull’isola d’Ischia abbiamo avuto l’esatta percezione di questo contrasto definitivo fra le due parti. In che senso? Il governo, attraverso i suoi rappresentanti, ha manifestato la seria volontà di stabilizzare la struttura giudiziaria prima attraverso una proroga delle funzioni e successivamente con la definitiva stabilizzazione. Ovviamente un progetto da portare avanti attraverso i tempi della conversione di una legge ad hoc che comprendeva, tra gli altri, anche le altre isole e alcuni tribunali minori dell’Abruzzo. Ebbene, contro questa manifesta determinazione esplicitata da parte dei rappresentanti del governo, vi fu una esplicita e altrettanto ferma volontà da parte del presidente del Tribunale e dei suoi rappresentanti, sulla impossibilità o mancanza di volontà di mantenere la Sezione Distaccata di Ischia.

IL DIRITTO ALLA GIUSTIZIA

«E’ da questo contrasto che nasce tutta la questione che oggi viene portata all’attenzione dell’Assemblea degli avvocati. Chiaramente sotto questo aspetto noi ci troviamo di fronte a un contrasto fra il potere legislativo e il potere giudiziario. Questo contrasto non dovrebbe ricadere sui cittadini, ma fatto sta che il potere giudiziario, attraverso i suoi organismi, ovvero la presidenza del Tribunale di Napoli, non ha fatto altro che eliminare lentamente l’olio dalla lampada di questa lanterna. Ossia, lentamente, la mancata attenzione a quelli che sono veramente i meccanismi minimi o minimali di una struttura giudiziaria, ha fatto sì che la stessa si stia spegnendo. E questo attraverso che cosa? Attraverso la mancata funzione dei giudici applicati, i quali nonostante la mole di lavoro allo stato non hanno reso alcunché.

Sono ormai due anni che noi avvocati, che siamo la maglia intermedia fra la richiesta di diritto e di affermazione del diritto da parte del cittadino e la legge, ossia lo Stato, ci troviamo in serissima difficoltà nei confronti dei nostri clienti per poter giustificare le lungaggini terrificanti a cui sono sottoposte le questioni che interessano il cittadino e assumono proprio la sostanza concreta di una delega di giustizia. Il che è incompatibile con il sistema democratico della nostra Repubblica, ma soprattutto rischiano di diventare prodromiche al rischio che i cittadini possano farsi giustizia da sé. Quando non c’è un intervento immediato sul territorio da parte della giurisdizione si incorre in questo serio pericolo. Questi sono i fatti pregressi all’assemblea, ai temi di cui si è occupata l’assemblea».

IL BLOCCO DELLA GIUSTIZIA E LA PROTESTA DI 25 ANNI FA

– La sua proposta è stata diversa rispetto a quelle dei suoi colleghi. Può illustrarcela? «Una proposta di duplice aspetto, quello di rappresentare la situazione funzionale della giurisdizione, unitamente a quello degli ufficiali giudiziari, al Consiglio Superiore della magistratura perché, essendo organo giudiziario e legalitario della funzione dei magistrati, abbia contezza della situazione nella quale versa l’esercizio della giurisdizione sull’isola d’Ischia.

E dall’altro, come estrema ratio, quella di avere una manifestazione di protesta ferma con il blocco, con uno sciopero serio che blocchi effettivamente la funzione giudiziaria non solo di fatto, perché già lo è, ma anche formalmente. In modo che anche l’opinione pubblica e gli stessi organi, sia del governo che della magistratura, si rendano conto della gravità della situazione sull’isola d’Ischia».

– Lei nel passato aveva già promosso un’azione simile a quella di bloccare le udienze penali e civili, insieme ad altri suoi colleghi. Questa sorta di sciopero all’epoca portò poi addirittura gli avvocati ad essere multati…

«Sì, era il periodo in cui c’era la trasformazione dalle preture alle preture circondariali e quindi il ridisegno generale della geografia giudiziaria d’Italia. E si paventava, anzi vi era la certezza di un accorpamento all’hinterland napoletano. Questa stata una tragedia per l’utenza dell’isola di Ischia, ma soprattutto in forza della volontaria giurisdizione, che è di una delicatezza estrema e che comporta gravi disagi per la popolazione. All’epoca, con il supporto della Cassa forense, organizzammo una forma di sciopero con quasi una occupazione manu militari del tribunale. Dico quasi, perché praticamente all’epoca i magistrati che erano in carica erano perfettamente d’accordo con le nostre ragioni di protesta. Per cui ci fu un gentlemen’s agreement fra i magistrati e gli avvocati dell’isola d’Ischia e pur apparendo una occupazione violenta, di fatto non lo era, per via della sensazione all’esterno della forza di una protesta che era radicata non solo negli avvocati, ma attraverso tutta la classe sociale e i cittadini dell’isola d’Ischia. Accadde ben 25 anni orsono e ottenemmo a quell’epoca come risultato che Ischia fosse accorpata con il Tribunale di Napoli».

IL COINVOLGIMENTO DELLA POLITICA

– Quello che è stato deliberato dall’assemblea degli avvocati è di predisporre un atto scritto rivolto al Consiglio superiore della magistratura e al presidente del Tribunale, al fine di far emergere quelli che sono gli aspetti negativi anche dell’operato dei magistrati. Lei pensa che a seguito di questo documento che verrà predisposto si potrà ottenere qualcosa? Oppure, nel caso contrario, quale sarà, secondo lei, la mossa successiva che dovrà fare l’avvocatura?

«Ritengo che bisogna percorrere due binari. Innanzitutto il coinvolgimento della politica. Per questo io suggerisco ai colleghi, oppure rivolgerò in prima persona un’istanza a tutti i deputati e i senatori della Campania perché si facciano promotori di portare quantomeno alla discussione di un decreto legislativo che in realtà è in viaggio dalla Commissione al Senato, così che si vada in modo deciso verso la stabilizzazione.

Per quanto riguarda invece la rappresentazione del malumore della classe forense, è giusto che ben vengano rappresentate queste regole, queste discrasie e questi disturbi che si hanno per l’esercizio della giurisdizione in via preliminare sia al presidente del Tribunale che alla Corte di Appello. Però io sono dubbioso circa l’efficacia di questa manifestazione di volontà. E però, nell’ipotesi che gli organi preposti non diano soddisfazione e non facciano atti concreti in ragione di una risoluzione vera e sostanziale di questi problemi, io ritengo che l’Avvocatura di Ischia debba in modo fermo, deciso far valere la propria forza di volontà, ma soprattutto la propria dignità di avvocati, perché è fondamentale che l’avvocatura assolva in pieno alla sua funzione giurisdizionale».

La funzione dell’avvocatura

«… ritengo che l’avvocatura di Ischia debba in modo fermo, deciso far valere la propria forza di volontà, ma soprattutto la propria dignità di avvocati, perché è fondamentale che l’avvocatura assolva in pieno alla sua funzione giurisdizionale»

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