mercoledì, Ottobre 2, 2024

Alessandro Venza: «Sembrava impossibile recuperare le terme dopo la frana, invece è andata alla grande»

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Gaetano Di Meglio | Incontriamo Alessandro Venza delle Terme Belliazzi per raccontare la lunga avventura dopo il 26 novembre 2022. Alessandro gestisce le terme storiche di Piazza Bagni, uno dei simboli del territorio di Casamicciola Terme, che appunto il 26 novembre era stato invaso dal fango venuto giù dal Monte Epomeo, che, lo ricordiamo, ha portato via dodici vittime innocenti.

Proviamo a raccontare quest’anno, un anno molto complicato per la vostra azienda. Ma vorrei riportarti per un attimo ad un anno fa. Quella mattina come l’avete vissuta? Come avete appreso la notizia? Cosa vi siete trovati davanti?
«Quando ci hanno chiamati non ci aspettavamo quella tragedia. Pensavamo che fosse qualcosa di leggero, che fosse venuta giù l’acqua… Infatti, quando mi sono recato alle terme ho trovato il portone aperto. Pensavamo che fosse stato aperto dall’acqua e abbiamo cercato di richiuderlo. Avevamo degli amici che abitavano nella zona, ma ripeto, non pensavamo che ci fosse una situazione così grave. Poi ci hanno detto che era anche impossibile avvicinarsi. Quando siamo arrivati ci è apparso sotto gli occhi uno spettacolo mostruoso, oltre un metro e mezzo di fango, pietre e macchine ribaltate. In effetti era una situazione gravissima, che ha colpito all’esterno e all’interno. Perché il fango, oltre ad essere entrato dall’ingresso principale, è entrato anche dall’ingresso posteriore che poi porta alle sorgenti, quindi tutto si è allagato. Le sorgenti, che peraltro sono anche alte quasi due metri, erano completamente piene di fango e pietre».

Quale è stata la sensazione?
«La sensazione era che sembrava una cosa impossibile da risolvere, almeno il primo giorno. Ma già dal secondo giorno ci siamo armati di pale, zappe e poi con l’aiuto della Protezione civile e soprattutto di tantissimi ragazzi isolani, siamo riusciti a quantificare quanto fango fosse entrato. Era davvero tanto, perché tutta la struttura è stata invasa. E parliamo di una struttura grande, sia al livello superiore che a quello inferiore, di quasi 1000 metri quadri. Ho avuto la sensazione di aver perso tutto, questa è stata la sensazione delle prime ore. Mi sembrava impossibile riprendere, perché pensavo ai mobili, ai computer e attrezzature, agli aerosol, alle vasche. Quindi lì per lì ho pensato che l’attività fosse finita. Questa è stata la prima impressione. Poi abbiamo iniziato a ripulire a ricalcolare effettivamente i danni, che sono stati gravi, anche perché abbiamo perso tantissimi marmi antichi che sono andati rotti, marmi dell’Ottocento. Però ci siamo rimboccati le maniche e pian piano abbiamo ripreso, anche senza aiuti. Perché poi alla fine, al di là dei volontari della Protezione Civile, aiuti economici non ne sono ancora arrivati, il danno è stato economicamente molto ingente».

PIAZZA “DESERTA”

So che voi vi siete rimboccati le maniche in maniera seria, con un grosso investimento da parte vostra per ripartire. Perché oggi possiamo raccontare soprattutto una ripartenza, voluta con forza a partire da quei giorni bui.
«Siamo ripartiti quasi da zero, sia nel ripristinare l’accesso, quindi rendere la struttura accessibile, sia nel riprendere tutto ciò che serve per avviare l’attività. E a maggio siamo riusciti ad aprire. Mentre però attorno a noi c’erano ancora i segni della tragedia, e ce ne sono ancora tuttora, perché molti negozianti in piazza non hanno aperto. Non che prima fosse molto attiva, però adesso ci ritroviamo in una zona senza un supermercato, senza un negozio di alimentari, rimangono dei piccoli negozietti. Manca qualcosa che renda un po’ vivibile la piazza, ci siamo soltanto noi, il Nespolo, il tabaccaio e forse anche il bar».

Parliamo della ripresa, del lavoro di quest’anno per cui avete investito.
«I primi giorni non è stato facile riaprire, perché molti clienti chiamavano per avere notizie o non erano ancora al corrente se avessimo riaperto, se fossimo stati capaci di riaprire. Pian piano, però, la risposta è stata molto positiva, nonostante ci sia ancora un po’ di paura da parte delle persone».

Immagino che ci siano state delle disdette.
«Sì. Avevamo già diverse prenotazioni che risalivano a dopo la chiusura. Molte sono state rispettate perché le persone, apprendendo le notizie dai telegiornali e dalla stampa, siamo riuscite a recuperarle in qualche modo. Non tutte però le abbiamo recuperate».

BILANCIO POSITIVO

Come è stata la ripartenza? Come è andata provando a tracciare un bilancio?
«È andata molto bene, benissimo, oltre ogni più rosea aspettativa».

Secondo te il fatto che siete ripartiti dopo la tragedia ha aiutato in qualche modo?
«Sicuramente anche questo ci ha aiutato. Perché molte persone, soprattutto i vecchi pazienti che ci chiamavano mentre erano in corso i lavori, chiedevano notizie e promettevano che sarebbero venuti. È stato anche molto emozionante, ma non soltanto dal punto di vista lavorativo. Ci offrivano aiuto come se fossero amici. Chi ha una casa qui ci diceva “se avete bisogno abbiamo un appartamento, se avete bisogno abbiamo questo…”. E’ una cosa che ci ha toccato dal di dentro. Oggi provando a guardare indietro il momento più difficile è stata quella sensazione iniziale. Ci sentivamo quasi spaesati, vedevamo una situazione che sembrava irrecuperabile, mentre invece…».

Come è stato il vostro rapporto con le istituzioni?
«Il dialogo è continuo, sin da qualche giorno dopo la frana e fino ad oggi. Stiamo aspettando delle risposte concrete perché chiaramente a livello di parole ce ne sono state tante. Dopo le parole e le chiacchiere adesso aspettiamo che si tramutino tutte in atti concreti».

VOGLIA DI PROGRAMMARE

Dopo quello che è successo c’è ancora la voglia di programmare? Avete pensato di programmare il futuro oppure è un evento così forte, così impattante che magari ti consiglia di ragionare anno per anno e non hai voglia di programmare?
«La voglia c’è. Anzi, già da quando abbiamo iniziato a spalare e abbiamo visto che c’era la possibilità di uscirne, già da lì, pensammo che si poteva ripartire, ritornare a fare quello che già facevamo. Quindi sì, si può programmare. Nonostante la situazione di Piazza Bagni e speriamo che cambi. Le attività chiuse, come lo stesso supermercato, ci aiutavano tantissimo. Molte persone, anziane soprattutto, sono venute comunque a fare le cure, però non avevano la possibilità di andare a fare la spesa. I negozi servono per la ripartenza».

Invece il momento più bello? Il gesto che ti ha segnato, dandoti forza?
«I ragazzi, i tantissimi ragazzi che sono venuti qui. Non so se io, alla loro età, sarei stato capace di fare altrettanto. Però quando vedevamo arrivare questi gruppi di ragazzi, quello ci ha veramente infuso coraggio».

LA MESSA IN SICUREZZA

La parte più delicata delle terme sono le fonti, queste fonti che avete in qualche modo ripristinate. Ma le avete messe in sicurezza? Pensi che si possa ripetere quella situazione o avete anche fatto dei lavori a monte?
«Se si dovesse ripetere ancora un’altra alluvione, noi qualche accorgimento l’abbiamo apportato. Abbiamo cercato di aumentare un po’ le protezioni giù alle fonti, poi è chiaro che tutto dipende da cosa viene giù, cosa potrebbe ancora venire giù».

Mi sembra di aver capito che alcuni degli alvei, almeno i due alvei principali, non voglio sbagliare, sono stati ripuliti. Si percepisce un po’ di sicurezza?
«Con i lavori effettuati si percepisce. Si stanno eseguendo lavori e quindi, almeno a livello visivo, sembra che si stia più sicuri. Sempre in parte però».

Quindi vi sentite un po’ più sicuri. Quando riaprirete?
«Dovremmo riaprire a maggio, l’ultima settimana di aprile o la prima settimana di maggio».

In conclusione di questa piacevole chiacchierata, qual è la lezione che hai imparato? Se c’è una lezione…
«Dalla vita si impara sempre, giorno dopo giorno. Chiaramente tutti dovremmo imparare a rispettare un pochino di più l’ambiente. Abbiamo visto cosa può succedere. Siamo noi che ci abitiamo, siamo noi gli ospiti della terra. Quindi dobbiamo essere tutti un po’ più bravi».

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