Gaetano Di Meglio | La libertà di poter scrivere quello che si pensa, nel bene e nel male, è la cosa più bella e preziosa che un giornalista possa avere. Quella che si è conclusa a Lacco Ameno, oltre alla sconfitta di Domenico De Siano che raccoglie quanto ha seminato (poco), è la vittoria di Giacomo Pascale.
Chi scrive, senza nessun timore di smentita, è uno di quelli che ha criticato Pascale senza arrivare ad oggi, ma lo ha fatto durante i suoi cinque anni di sindaco. Cinque anni durante i quali, però, abbiamo anche collaborato e realizzato alcune iniziative importanti per l’isola.
Nonostante le scelte e i torti che ho e abbiamo subito dalla lista di Giacomo Pascale, del tutto ingiustificati, fino alla fine abbiamo raccontato in maniera equilibrata quello che accadeva in questa lunghissima campagna elettorale. Certo, non abbiamo chiuso gli occhi quando erano evidenti sia le sceneggiate sia gli errori. Ma torniamo al fenomeno Barone.
Giacomo Pascale ha vinto per più motivi. Uno di questi è stata, sicuramente, la decisione di usare i social. Li ha usati in maniera intelligente, ha saputo gestire bene il flusso delle informazioni e, cosa importante, è riuscito a realizzare una narrazione nuova rispetto alla sua stessa persona.
Il rapporto umano, il sorriso, il pacchetto di sigarette nella manica della camicia hanno creato quell’immagine che ha superato il touch e ha saputo raggiungere quella nuova porzione di cittadini, non solo di Lacco Ameno, che gli hanno regalato l’immagine del sindaco capace.
Il racconto che abbiamo fatto ieri è veritiero e le sue responsabilità di gestione del Comune restano scritte nero su bianco ma la narrazione social, falsa nella parte in cui si omette il ruolo di mandatario del senatore, è stato il viatico per questa vittoria.
Una vittoria netta, arrivata dopo un turno di ballottaggio, che è stata tirata avanti da questo Giacomino 2.0. E, con la più assoluta sincerità, va detto che Pascale dal 21 agosto 2017 in poi è stato il miglior sindaco che abbiamo avuto sull’isola.
Più smart, più brillante, più presente, più comunicativo, più umano, semplicemente, più vicino. E questa immagine, che ha valicato i confini del comune sono stati quell’abbrivio che gli ha consentito di arrivare al voto di settembre in volata.
Giacomo Pascale ha raccontato il ruolo di sindaco meglio di Dionigi Gaudioso, meglio di Rosario Caruso, meglio di Enzo Ferrandino e, soprattutto, meglio di Francesco Del Deo e di Giovan Battista Castagna, i due colleghi colpiti dal terremoto.
La presenza costante e la visibilità mediatica (quelle che gli abbiamo sempre garantito nonostante alcune scelte scientemente assunte per danneggiare chi scrive) hanno fatto il resto. A bordo dei bus con i ragazzi diretti a Panza, in piazza a con l’orchestra del Mennella, al Polifunzionale di Ischia ospite dell’Ibsen di Casamicciola (che onore presentare quell’edizione!, ndr) con la Allocca. Le audizioni in Senato e nelle varie commissioni per la redazione di leggi e leggine hanno completato il quadro.
Sotto questo aspetto, sia chiaro, non è solo narrazione politica, ma sono stati i fatti di questi ultimi anni e ultimi mesi. Fatti che, ovviamente, si aggiungono a quelli che vi abbiamo raccontato ieri.
Ultimo ma non ultimo, diciamocelo, c’è un fattore politico che, più di tutti, ha segnato la vittoria di Pascale: la sfiducia.
Replicare lo schema degli anni passati e pensare che il popolo potesse dimenticare è stato un errore di valutazione. Un errore reso ancora più grave perché, dal canto suo Pascale, cresceva in notorietà e apprezzamento.