domenica, Dicembre 29, 2024

Andrea Annunziata: “Porti aperti e proiettati alle isole”

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Il presidente dell’Adsp: “La portualità Campana una miniera mai davvero sfruttata. Pronti ai cambiamenti, il Gattopardo non è di scena qui”

Ida Trofa | Nell’era pandemica vince la Adsp vitruviana. Il welfare e le risorse umane al centro del dialogo e delle strategie di Andrea Annunziata. Pensiero e azione, così si sfida la dura legge della logistica. Un anno da presidente. Obbiettivi condivisi e dialogo. Il Mar Tirreno Centrale accelera su occupazione, servizi e modifiche normative, sullo sviluppo di una miniera mai davvero sfruttata: la portualità Campana. Punta al dialogo globale e ad allargare la “famiglia”. PNRR, DPSS e ZES oltre i confini. Concessioni, infrastrutture e trasporti, traffici commerciali e turistici. Continuità territoriale. Tra Procida Capitale della Cultura e quotidianità, spunta il manifesto delle perle del Golfo. Il terzo uomo del “miracolo” Salerno raccontando la sostituzione in atto tra il vecchio e il nuovo. Non guarda a Tomasi di Lampedusa, ma al filo diretto con la governance di Vincenzo De Luca.

A quasi un anno dal suo insediamento le va di tracciare un bilancio? Il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema, i progetti per il PNRR e ora il commissariamento delle Zes. Procedure processate in tempi record con il rischio, però, che restino sulla carta?
“L’esperienza che abbiamo accumulato in circa 20 anni nel settore dei trasporti e della logistica, ci ha consentito di velocizzare i tempi, di confrontarci con tutto il mondo dello shipping e del territorio. Non si fa nulla senza coinvolgere il territorio. C’è un rapporto diretto e costante con la Regione. Adesso il rapporto è diretto anche con il Comune di Napoli e con i comuni delle isole. I problemi sono tanti, acuiti da questo periodo della pandemia. Tra un mese, sarà un anno di attività, mia, qui all’Autorità. È un bilancio abbastanza positivo. Avremmo potuto fare di più, ma è già un grande risultato solo pensare al documento di pianificazione strategica che, proprio nei giorni scorsi, è stato licenziato anche dalla Regione. Ci sarà il momento istituzionale del Governo con la conferenza di tutti i presidenti delle Adsp con il Ministro che lo approverà definitivamente. Poi avremo i piani regolatori, in alcuni casi sono piani fermi a mezzo secolo fa. Contiamo di farcela prima dell’estate”.

Lei ha sostenuto che il documento strategico, in particolare, avrà una valenza su tutti i porti. In che modo e, soprattutto, in che misura potrà incidere?
“È evidente, interessano principalmente i tre porti che sono impegnati nella Autority. A cascata, anzi alla pari, investono tutti i porti della Campania. Dalle isole a tutta la fascia costiera. E‘ una pianificazione strategica. Prevede uno sviluppo globale a medio lungo-termine di una certa rilevanza di cui si occupa una istituzione come la nostra. Insieme poi alle ZES, le zone economiche speciali che pure investiranno a macchia d’olio la regione. Vi sono alcune aree ben individuate. Noi pensiamo di espandere l’opportunità a più realtà e ci siamo incontrati con il commissario di governo, Genny Romano, con l’assessore regionale alle attività produttive, Antonio Marchiello”.

Tante opportunità, ma anche tanti problemi, retaggio di un passato e di una macchina poco rodata che potrebbero impedire di coglierne i frutti.
“E’ una nuova era! Ci da tanta responsabilità e tanto entusiasmo per affrontarla, a patto che, in un territorio difficile come il sud, con tante risorse, specialmente umane, ce la mettiamo davvero tutta, tutti”.

Ci spieghi meglio.
“Abbiamo molti giovani validi, che hanno voglia di fare. Vogliamo impegnarli nelle nostre realtà. Questa è la nostra sfida. Serve remare nella stessa direzione e in maniera ancora più rapida. Chi non ci sta è pregato di accomodarsi da qualche altra parte e non prendere abusivamente uno stipendio. Per cui, collaborazione massima, ma patti chiari. Non possiamo fallire. Quella del PNRR è una sfida straordinaria. Consapevoli di avere una macchina che non ha risolto tanti problemi del passato e che invece ora dovrà risolvere, oltre ai problemi non risolti, anche i nuovi. Dobbiamo dimostrare, ancora una volta, che abbiamo i migliori operatori del settore. Ho girato il mondo, lo so. Riusciremo ad avere grandi soddisfazioni”.

Grandi soddisfazioni, cosa significano in questa particolare congiuntura?
“Dare lavoro. Dare al territorio una risposta importante. Abbiamo ottimi imprenditori, concessionari, terminalisti, armatori. Tutto questo, è evidente, non può tralasciare il momento più importante che, ripeto, è quello dell’occupazione, tanta occupazione in più, della salvaguardia dell’ambiente in territori così belli, spesso martoriati e la sicurezza. Sono i principi cardine della nostra azione, d’accordo con lo sviluppo. Qualcuno lo chiama sostenibile. Io parlo di sviluppo che tenga conto della tutela di ambiente e sicurezza”.

Una lunga esperienza alla guida della Autority, o quanto meno con tutto ciò che afferisce la portualità e la logistica collegata. Ha attraversato lo stivale. Poi da Salerno ad Augusta è ritornato in Campania. Di fatto è il secondo presidente della storia recente della Adsp. Quale la sfida più grande?
“Quella di lavorare in una miniera incredibile: la nostra portualità. Una miniera mai ben sfruttata e da valorizzare. Può essere la migliore del Mediterraneo e competere a livello del Medio Oriente, il Nord Africa, il Nord Europa. A patto che si sia convinti di estenderne i benefici. Non ci può essere un gruppo che gode di questa grande ricchezza a discapito di altri. Nello stesso modo e secondo i bisogni. Questa è la giustizia che io ho interpretato sempre. Di più a chi ha di meno. Bisogna avere dei principi di intesa e, oggi, con il comune di Napoli, il comune di Salerno, quello di Castellammare, gli altri sindaci, è così. Abbiamo parlato delle isole. Non sono nell’Autorità, ma discutiamo comunque”.

Che le ha detto De Luca per convincerla ad accettare di tornare? Quali gli obbiettivi concordati con il Presidente della Regione e con il ministero delle Infrastrutture?
“Avere un obbiettivo condiviso. Questo mi ha convinto (sorride nel riconoscere il filo diretto, ndr). Poi, lavorare nella propria terra dà sempre una motivazione in più. Avevo lavorato già con Vincenzo De Luca. Quando era sindaco di Salerno, con il mio predecessore, Fulvio Bonavitacola, in pochi anni riuscimmo a portare il porticciolo di Salerno a livelli europei, con grandi traffici commerciali e turistici. Ripetere quest’esperienza su più larga scala e con la portualità, importantissima, di Napoli, Castellammare e degli altri porti è una sfida che valeva la pena”.

Dunque, l’è bastato De Luca per risalire il Tirreno verso l’ADSP Campana?
“Non parlo solo di De Luca, ma di una politica in ogni suo aspetto. Ho intese trasversali. È evidente che chi deve collaborare di più è un presidente di Regione. Conoscendo il suo stile non ho esitato. Si può anche sbagliare, l’importante è che si sia veloci. Concreti oltre quella pastoia che spesso abbiamo denunciato della burocrazia. Quando ci sono uomini come lui è importantissimo. Sapevo le difficoltà che c’erano, però, dopo i primi confronti, ho capito. Per le nostre realtà, piccole-grandi, è una nuova era. In prospettiva ho visto questo. Ho lavorato subito con Napoli Est, con Bagnoli, che sono realtà molto difficili per aver vissuto sulla propria pelle difficoltà enormi negli anni passati. Credo nel dialogo costruttivo”.

È vero che ha più volte pensato di lasciare, di alzare le mani davanti alle difficoltà oggettive o ci sono obbiettivi che le impongono di terminare il mandato?
“Mai dire mai a nulla. È evidente che alla base di una impresa così difficile, se non c’è l’entusiasmo non ce la fai. Accompagnato da un mondo tanto importante che ti dà coraggio, gli ostacoli si superano anche in questo settore così duro. Il confronto, impegnativo, è un momento fondamentale. È il mio dogma. Siamo semplici esecutori di quello che decide il territorio. Se coincide con le mie idee, allora io sono ancora più felice. Altrimenti resto con la mia idea, ma vado avanti per centrare l’obbiettivo. Realtà portuali come le nostre richiedono tempo. Non le trascuro pur se non sono direttamente nell’autorità. L’esperienza mi ha dato la capacità di superare fasi complicate. Pregando, sempre ognuno, a cominciare dai nostri dipendenti, di rimboccarsi le maniche. Sono fortunati ad avere lavoro e stipendi. Abbiamo un dovere nei confronti di chi ha più bisogno”.

Ci sembra di intuire che le serve ancora un po’ su quest’ultimo aspetto del suo personale dialogo. Ha più volte sottolineato come la portualità italiana sia alle prese con il “modello Genova”. Per velocizzare l’infrastrutturazione ha chiesto di lavorare come in Liguria. Ci basterebbero davvero “tre anni”? Ha anche sostenuto che in tal senso “Le Adsp non possono restare enti pubblici non economici”. Le va di spiegare cosa intende?
“Come Genova significa poter ricostruire come si è fatto, dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi, in 24 mesi. Noi ci riusciremo in tempi ancora minori se ci dessero le stesse possibilità, con le stesse procedure. Oltre questo argomento che ritorna sempre, a Genova non sono più bravi di noi meridionali, lo dico con molta modestia e umiltà. Come non sono più bravi a Trieste, dove hanno il portofranco e sono più vicini all’Europa. Abbiamo il nostro ambito di lavoro che è quello del Mediterraneo del sud e non solo. Abbiamo una grossa fetta da gestire. Il modello che può dare la svolta è quello dell’ente pubblico economico. Vorremmo essere come Ferrovie: governance, presidenti, controllati ogni 31 dicembre. Con la possibilità di interagire con le questioni e con i problemi. Adesso per ogni cosa dobbiamo rivolgerci al Ministero. So quanto pesano, queste forme giuridiche, più uniche che rare, solo italiane”.

Restare ibridi, invece, cosa comporta?
“Avrei bisogno di 20 professionisti per portare avanti il PNRR. Un fatto eccezionale. Circa 500 milioni di euro, un finanziamento senza precedenti. Dobbiamo gestirlo con i problemi non risolti del passato e con le stesse persone che non li hanno risolti. Questo significa rischiare. Ecco perché ritorna sempre il modello Genova. Oppure un definitivo modello che assomigli a Ferrovie, più veloce, ad intero capitale pubblico. Una gestione molto più imprenditoriale, manageriale. Con le responsabilità, non più, con i tanti amministratori delegati per esempio di Alitalia. È fallita e questi prendevano milioni di euro di stipendi. Non prendiamo i milioni, ma per quello che riceviamo, rispondiamo personalmente. Però giorno per giorno devo avere la possibilità di essere più incisivo”.

2022, Procida è la capitale della Cultura. Napoli è stata indicata dal New York Times tra le 45 mete da visitare. I porti, palcoscenico di ingresso verso le isole, oltre la città, soffrono una pessima gestione logistica. Come avete organizzato i flussi e la sicurezza. Siete pronti? Cantieri, segnaletica, non le sembra che siate un po’ in ritardo?
“Abbiamo recuperato un ritardo che c’era. Per il Beverello, con il ritrovamento del Molo Borbonico, abbiamo atteso le prescrizioni della Sovrintendenza. Abbiamo adeguato il progetto e siamo ripartiti celermente. Avremo almeno 18 mesi per i lavori. Investiranno tutto il periodo di Procida Capitale della Cultura. Per questo abbiamo attrezzato un terminal funzionale, con strutture che, seppure provvisorie, devono accogliere nel migliore dei modi chi verrà. Lo dico senza demagogie, guardo al turismo perché è importante per noi. Il New York Times ha parlato di Napoli tra le città al mondo da visitare, direi, necessariamente. È un bell’attestato, ma serve l’aiuto di tutti, dal cittadino all’istituzione, affinché questo dato non venga tradito “.

18.500 scali, 1.800.000 passeggeri per Ischia, con 5318 corse e 265.665passeggeri su Procida. Il 2021 è stato uno stress test importante.
“Abbiamo costanti sopralluoghi per vedere il lavoro che si sta svolgendo e come attrezzare sempre meglio il porto. Noi guardiamo con grande attenzione al turismo. Ma guardiamo anche al cittadino, al pendolare che ogni mattina si alza alle cinque per andare al lavoro e utilizza i mezzi del Golfo per arrivare a Napoli o il contrario. Per cui siamo proiettati su queste dinamiche e sono quelle della necessità di tutelare tutti quelli che passano”.

L’Adsp del Mar Tirreno Centrale è tra le più importanti e complicate. Con la sua trasformazione, dopo Castellammare vi apprestate ad inglobare Torre del Greco. Sull’altro versante, tra Pozzuoli e le isole, ci sono porti di rilevanza che potrebbero rientrare e farne parte?
“Questo è il documento di pianificazione strategica! Non solo prevede i tre porti di competenza, ma investe indirettamente tutta la portualità. Chi ha voglia di entrare, strategicamente, nella nostra Adsp, trova porte aperte. L’importante è avere le strutture necessarie per gestire, complessivamente, in maniera diretta. Per Torre Annunziata abbiamo una procedura in corso con la Regione e con il Governo, le altre realtà che ben vengano. E’evidente che, noi, daremo parere positivo. Oltre a questo momento, da due anni è tutto fermo nel mondo, ma quando riprenderanno gli appuntamenti, a Miami che è da sempre il più importante per le crociere, è evidente che io intendo portare i manifesti di Ischia, Capri e Procida. Se si sta dentro è ancora meglio. La famiglia si allarga”.

Quale sarebbe la valenza di questa espansione?
“Vengo da una famiglia numerosa, mi è sempre piaciuto stare insieme. È difficile, però si hanno tante soddisfazioni in più “.

Concessioni. La Regione lascia tutto in mano ai comuni in tema di demanio marittimo e porti di rilevanza. Il DL Concorrenza si affida alla autonomia delle Autority. La normativa europea, le leggi nazionali. Tutto cambia perché tutto resti com’è?
“No, no, no (irrompe con una certa urgenza, ndr). Qui non siamo in qualche altra regione d’Italia. Qui il Gattopardo ogni tanto compare ma non è una istituzione. Per cui si cerca di capire bene come lavorare. Ci sono le proroghe previste per la pandemia ancora in corso e vanno rispettate perché è la legge che ce lo dice. C’è una sentenza del Consiglio di Stato sulle attività turistico ricreative che non proroga più sine die queste concessioni. Stiamo cercando di avere ulteriori chiarimenti sia dall’Europa sia nel governo nazionale. Ci muoveremo, in ogni caso, conoscendo bene la realtà. Sapendo che dobbiamo migliorare tutte le nostre strutture, i servizi e l’offerta. Terremo conto di chi ha operato in questa realtà e che non può pensare o avere le preoccupazioni per il lavoro, dopo tanti anni. È un momento delicato. Su questo tema, però, ci siamo”.

Si è dibattuto anche sulla necessità di un refitting del Codice della Navigazione e della necessità che le authority che si occupano di “Mare” rispondano anche alle sue regole. Quale il suo parere?
“La materia è in evoluzione. Abbiamo un Codice che è tra i più importanti al mondo. Abbiamo dato insegnamento addirittura gli Stati Uniti per la nostra Guardia Costiera, la nostra Capitaneria. Cambiano i tempi e c’è bisogno di adeguare la normativa. Il momento della pandemia ci ha messo alla prova. Bisogna agire per come si presentano le necessità. Un nuovo Codice, con le dovute semplificazioni, è necessario. Parlo dei momenti in cui c’è confronto con i concessionari, con la sicurezza a mare e a terra. Questo investe tutto il settore. Una rivisitazione serve, anche se con quello che abbiamo lavoriamo bene”.

Cosa si augura Annunziata per Annunziata in questo 2022 e cosa augura alla sua Autority, al territorio?
“Il territorio aspetta risposte da noi. Dobbiamo avere la capacità di darle chiare, in tempi celeri. Ma anche noi dipendiamo da altri. Alla fine delle tante discussioni che si fanno sempre, burocrazia, semplificazione, dico ai nostri dipendenti, al mondo intero: mettiamocela noi tutta, veloci. Non possiamo sempre sperare che da Roma debbano arrivare i momenti per cambiare. Non può esserci nessun alibi o scusa. Molti lo chiamano sacrificio, io dovere. Nessuno ci ha costretti a venire in Adsp. Nessuno ha costretto qualcuno a fare un concorso per lavorare all’Autorità o sui comuni. Ognuno deve sapere che è protagonista per il suo tavolo, la carta che ha davanti, dello sviluppo. È inutile, è inutile! (sbotta contrariato, ndr) Ci sono alcuni. Li chiamano lavativi. Ecco, io spero pure in una normativa che mi dia la possibilità di premiare chi lavora e buttare fuori i lavativi”.

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