Carissimo Don Antonio Mazzella (aggiungo titolo e cognome rispetto alla consueta familiarità solo per far capire ai Lettori a chi mi sto rivolgendo),
la scorsa estate il nostro Direttore, da queste colonne, invocò per Te una sorta di banco di prova, affinché Tu riuscissi nel nuovo incarico lacchese a “fare il prete sul serio”, finanche con “un corso di correzione e aggiornamento” che Ti portasse a perdere quella “spocchia” poco adatta al ruolo.
Ti sarò sincero: al giorno d’oggi le certezze sono sempre più difficili da riscontrare, anche nell’ambito delle situazioni più insospettabili. E comprenderai la mia legittima perplessità, ben sapendo che “’o mare senza ‘o viento nun se move”, nel dover improvvisamente trovarmi a verificare una condizione ben diversa da quella che ho sempre sostenuto, ritenendola più che fondata.
Sabato scorso, poi, eccomi a partecipare con Catrin alla Vespertina nella cappellina del Rizzoli, avendo saputo che saresti stato Tu a celebrarla e da tempo, dopo il Tuo trasferimento, desideravamo parteciparvi. Ma per quanto mi riguarda, sarebbe stata l’occasione giusta sia per vedere quel piccolo luogo sacro ridotto a sala d’attesa sia se, effettivamente, Tu fossi realmente cambiato “in negativo” rispetto a quanto Ti avessi mai conosciuto.
Oggi, invece, scrivo di Te pubblicamente solo per ringraziarTi. Sabato, in quella cappellina, ho ascoltato una messa meravigliosa, con tanto di adorazione finale al Santissimo, in un ambiente sinceramente raccolto e curato dove solo il giorno dopo sarebbe intervenuto anche il Vescovo Carlo (altra bella sorpresa, per me, l’impatto positivo avuto con lui a Sant’Antonio) a celebrare messa e benedire la nuova Via Crucis. Ma soprattutto, ho ritrovato quel Don Antonio che piace a noi, solenne ma efficace al punto giusto, capace di coinvolgere e non certo di allontanare, esponendo con sintesi e chiarezza la Parola e sempre pronto a migliorare la Casa del Signore indipendentemente dal ruolo ricoperto e dalla visibilità ottenibile.
Tu lo sai bene! Appena ordinato, ero convinto che saresti stato un ottimo sacerdote. E sabato, partecipando all’Eucarestia in quel luogo pieno di gente che soffre e che Tu, subito dopo, saresti andato a confortare con tanto di mascherina, ne ho avuto l’ennesima conferma.
È proprio di questo che Ti ringrazio, caro Antonio. Il tempo passa, ma Tu sei sempre più quell’ottimo prete di cui fui certo e che meriterebbe ben altri contesti di quest’Isola socialmente e spiritualmente degenerata.
Luigi Telese: Don Antonio merita in pieno queste belle parole dell’ Amico Davide Conte; non ho altro da aggiungere !