Agosto è il mese più difficile per le isole di Ischia e Procida, a terra e in mare. Con il direttore dell’Area Marina Protetta Antonino Miccio abbiamo affrontato due argomenti in particolare. Il primo, che riguarda il fenomeno del diportismo, che in questi giorni si moltiplica in maniera imbarazzante o comunque fortunatamente riempie le banchine. E quello invece che più preoccupa, ovvero la salute del nostro mare.
– Volevamo chiederti consiglio su come interpretare bene i fenomeni sulla superficie del mare, perché molto spesso confondiamo i fenomeni naturali con quelli di inquinamento e purtroppo le persone si preoccupano. Ma partiamo dai controlli. Abbiamo riferito nei giorni scorsi di una motovedetta dei Carabinieri che, intervenuta, ha sanzionato alcuni natanti. Come procede? Quali sono i piani e quali i consigli per evitare le infrazioni?
«I controlli ci sono e proseguiranno per le prossime due settimane. Ci sarà sicuramente anche una motovedetta fissa della Finanza, oltre ai controlli a terra che eseguono i Carabinieri e la Capitaneria di Porto. Quindi i controlli a mare ci sono, ma io mi sento di consigliare di evitare il sovraffollamento. Ma non tanto solo per una questione ambientale, proprio per una questione di salvaguardia, perché le imbarcazioni sono veramente tantissime, sono in numero esagerato rispetto agli spazi a disposizione. Lo ripeto, più che evitare chiaramente le forme di inquinamento, che sicuramente è il nostro ruolo, bisogna anche salvaguardare la salute delle persone, in particolare dei bagnanti, cosa che non avviene quando non viene rispettata la distanza dalle aree di balneazione. Rispettare la distanza dalla costa è fondamentale, e soprattutto rispettare i limiti di velocità».
I CAMPI ORMEGGIO
– Le immagino che mi vengono in mente sono un po’ le foto che abbiamo visto sui porti, di numerosi assembramenti…
«Io credo che chi possiede una barca sicuramente ama il mare, però deve amare il mare più della propria barca. Nel senso che deve poter anche godere del mare. E infilarsi in una zona di grandissima affollamento, magari mettersi a murata con altre tre o quattro barche, onestamente non mi sembra un modo corretto di fruire del mare. Mi rendo conto che si tratta di condizioni che si possono generare, però bisogna porre un po’ di attenzione al posto in cui si ancora, tutto qua. Se si va in un bosco si evita di lasciare per terra cartacce oppure di accendere fuochi. Se si va al mare si dovrebbe cercare di evitare l’ancoraggio selvaggio, oppure di dotarsi di eco, o rispettare almeno le zone B e C, fare attenzione alle zone dove è possibile ancorare o meno».
– La domanda nasce spontanea. I campi ormeggio sono stati affidati?
«La gara è stata chiusa. Stiamo aspettando l’ultima autorizzazione, un ultimo parere dell’Ufficio Valutazione di Incidenza della Regione Campania. Quando saremo in possesso di questo parere positivo, credo già quest’autunno potremo iniziare i lavori. Quindi per il prossimo anno dovrebbero essere montati e ricordiamo che sono circa 400, qualcosa in meno, 400 boe ormeggio ecocompatibile. Chiaramente, non ci si dovrà più ancorare direttamente sulla bocchetta. Sono sette campi ormeggio. Giustamente ce n’è uno per ogni comune dell’Area Marina, quello più corposo è nella baia della Chiaia a Procida, ma ce n’è uno anche abbastanza sostanzioso nella zona dei Maronti».
I MEGA YACHT
– Prima di cambiare argomento, per restare in tema, perché l’anno scorso si era parlato tanto della famosa modifica per i mega yacht che potevano entrare nell’Area Marina. Possiamo fare un bilancio?
«Sicuramente la modifica dello scorso anno è stata mantenuta anche quest’anno. Abbiamo un buon numero di mega yacht che sono molto corretti, perché richiedono l’autorizzazione e ci comunicano i loro spostamenti. E per i mega yacht sono state individuate tre aree. Una quarta è stata esclusa, quella di Ischia, per un problema di presenza di un cavo, di un elettrodotto, quindi per un problema di ancore. Però quest’inverno sicuramente sarà rimodulato l’intero regolamento dell’Area Marina. Quindi il vincolo dei mega yacht sarà rimosso in maniera definitiva una volta che avremo definito quali saranno le aree nelle quali i mega yacht potranno ancorare. Perché non fare delle boe di ormeggio per i mega yacht? E’ in parte costosissimo, ma non è neanche utile perché possono ancorare anche a profondità notevoli. Quindi credo che individueremo alcune zone dove potranno sostare.
Sicuramente è un diportismo più comodo, più sicuro, più rispettoso delle regole. Non sempre, perché ci saranno sempre delle criticità, però tutto sommato abbastanza rispettoso delle regole. Poi si tratta di diportisti che spesso utilizzano l’ancoraggio per poter scendere a terra con i tender, consumano e fruiscono dell’isola. Quindi è un diportismo sicuramente più ben accetto».
POSIDONIA IN SALUTE
– Cambiamo argomento prima di passare a quello dell’acqua. Volevo un passaggio rapidissimo. Abbiamo visto molta posidonia spiaggiata in questo periodo. Come mai questo fenomeno?
«In parte è un fenomeno naturale, nel senso che spesso, quando c’è qualche mareggiata, un po’ di movimento di alcune foglie di posidonia sicuramente è normale. Invece purtroppo agli ancoraggi, cioè quando si ancora sul nido e questo va inevitabilmente tirato su, si strappano dei ciuffi di posidonia. Questi poi rimangono in acqua e arrivano a terra. Però, se si trattasse solo dell’ancoraggio, non ci sarebbe un tale quantitativo di posidonia. Noi l’anno scorso abbiamo fatto un approfondito monitoraggio del posidoneto e precisamente dell’Area Marina. Sono tutti ancora in buono stato, a tra Casamicciola e Lacco Ameno sono veramente in ottimo stato. Sempre lo scorso anno abbiamo visto sia la fioritura che la fruttificazione, quindi la procedura di monitoraggio del posidoneto ci dice che non sono in sofferenza. Poi a fine stagione, un po’ per motivi meccanici e per altre attività, la produzione di foglie aumenta, perché in realtà quelle che troviamo sono foglie. È abbastanza naturale una situazione del genere».
EUTROFIZZAZIONE E PIOGGE MONSONICHE
– E veniamo alla parte complicata dell’intervista. Non tanto per fare chiarezza, però per consentire a quanti guardano il mare di avere degli strumenti in più per comprendere. La domanda è semplice: quando vediamo quella schiuma in alcune zone abbastanza ripetitive, come la parte destra di Sant’Angelo che ne produce tantissima, molto spesso è quella sostanza marroncina che si vede con le bolle, quale è la differenza tra inquinamento e fenomeno naturale? Dobbiamo fornire qualche istruzione alle persone per provare ad affrontare con maggiore tranquillità quello che succede, senza paura o con una minore paura.
«Partiamo dal presupposto che tutti noi siamo abituati a immaginare il mare dove facciamo il bagno come trasparente, blu, dove si vedono il fondale e gli scogli. Questa tipologia di mare è sicuramente, dal punto di vista del turismo, un mare migliore. Però se noi andiamo a vedere quali sono i mari più ricchi di biodiversità, proprio molto ricchi di biodiversità, spesso sono mari verde opaco. Cito come esempio tutti i mari delle zone orientali. Ci sono mari che hanno grandissima biodiversità, sono pieni di vita, ma non sono verdi perché sono inquinati.
Ciò detto, dobbiamo prendere atto che questi fenomeni, che sono fenomeni di iper proliferazione di alcune alghe unicellulari, sono legati al fatto che in mare c’è troppo azoto e troppo fosforo. Queste alghe si comportano come delle piante normali. Quando noi piantiamo i pomodori, concimiamo con il concime vero e proprio, con il letame oppure ci mettiamo l’azoto, il fosforo, il potassio e poi osserviamo se crescono.
Siccome queste sono alghe unicellulari che fanno anche la fotosintesi, alcune in presenza di grandi nutrienti si riproducono di più. Da dove vengono questi nutrienti? Vengono dall’uomo, non sono nutrienti di per sé negativi, cioè nel senso che non siamo in presenza di scarichi industriali, metalli pesanti, detersivi o altre sostanze che sono dovute alle attività umane. Sono le nostre deiezioni. E probabilmente non vengono neanche dall’isola d’Ischia, ma dalla costa. Quindi c’è un aumento di azoto, di potassio e di fosforo. Però la presenza di questi grandi nutrienti collegata all’innalzamento climatico di un grado, due gradi o due gradi e mezzo, favorisce la proliferazione di queste cellule, di queste alghe. Più le alghe si riproducono, più il mare diventa torbido, diciamo verde. E ancor di più quando queste alghe vengono in qualche maniera frullate dall’urto contro gli scogli o, peggio ancora, dalle eliche o dalle turbine degli aliscafi. Le alghe all’esterno hanno una parete che è fatta di muco, polisaccaridi, che è una componente proteica però non proteomica, quindi si tratta di zuccheri. Sotto questa forma, che chiamiamo mucillagine, si montano come si montano gli albumi delle uova e creano la schiuma. Questa schiuma che galleggia chiaramente è più leggera dell’acqua e se rimane all’esterno può andare anche incontro alla degradazione e diventa marrone.
Non è bello a vedersi e non dovrebbe direttamente essere dannosa. E’ chiaro che però siamo in presenza di un fenomeno di eutrofizzazione, cioè un fenomeno di esagerata presenza di queste alghe legato al fatto che aumentano i nutrienti e che la temperatura è più alta. Questo, diciamo, è il quadro generale sul fenomeno. Però si è anche innescato un doppio fenomeno, perché le piogge torrenziali, quelle tipo monsoniche registrate nei mesi di maggio e soprattutto di giugno hanno portato attraverso i fiumi a mare anche una gran quantità di materiale galleggiante. Noi spesso utilizziamo da anni per l’isola d’Ischia i battelli spazza mare e mai come quest’anno abbiamo registrato la presenza di tanti oggetti galleggianti. A volte si tratta di legno e foglie, ma soprattutto spesso capita anche di trovare cose brutte a vedersi come assorbenti e buste di plastica. Il che vuol dire che probabilmente questi prodotti potrebbero essere finiti in mare anche, faccio solo un esempi, nel basso Lazio. E non è escluso che con le correnti e con il tempo sono arrivati fin qui. Un fenomeno molto importante si è verificato a Procida circa un mese, un mese e mezzo fa. Sulla spiaggia c’erano veramente chili e chili di materiale galleggiante che sicuramente era di origine fluviale. Quindi uno vede galleggiare le canne, vede galleggiare la busta di plastica, vede il mare verde e inevitabilmente comincia a pensare che c’è inquinamento…».
ESCLUSA LA PRESENZA DI DETERSIVI
– Quando vediamo quelle bollicine sulla superficie del mare si tratta dello stesso fenomeno?
«Spesso sono proprio le onde, quando sbattono contro uno scoglio, a formare quella bordura, ma in realtà c’è qualcosa di più, così come sulla battigia. È anche vero che noi qualche analisi l’abbiamo fatta, qualche altra l’ha fatta il Comune e poi ci sono quelle effettuate dall’Arpac. Detersivi non ce ne sono. Non siamo in presenza di un fenomeno di questo tipo, ma è chiaro che è un problema che va affrontato perché non è che può continuare così. Voglio dire che il mare verde crea problemi alla fotosintesi clorofilliana delle piante che sono più in profondità e dovremmo riuscire in qualche maniera ad arginarlo. Innanzitutto spesso sono fenomeni solo temporanei, durano un mese e poi spariscono. Ma il problema è proprio evitare che tanti quantitativi di fosforo e potassio finiscano in mare. Però, ripeto, sono certo che non provengono dall’isola, perché anche in alcune riunioni che abbiamo fatto in passato con il commissario straordinario di governo per la depurazione, a Ischia non vengono venduti questi quantitativi di fosforo. Purtroppo le correnti girano e quindi, inevitabilmente, è tutto il mare che subisce questo incremento. Infatti il fenomeno del mare verde smeraldo che spaventa i bagnanti dove si registra? Da Mergellina a tutta la zona di Napoli. Quello è stato proprio l’impatto forte, perché lì ci sarà tantissimo sversamento a mare di questi prodotti e concentrazioni di fosforo e di azoto. Basterebbe fare un prelievo e si troverebbero alte concentrazioni di azoto e fosforo, ma non di sostanze nocive diverse».