Non meravigliatevi, Ciro Calise ha tutte le carte in regola per essere eletto al Consiglio della Città Metropolitana. Se Domenico vuole, Ciro va e l’isola sarà rappresentata come abbiamo ben potuto vedere a Lacco Ameno. Il resto è tempo perso. Nonostante le qualità personali di Arnaldo Ferrandino e Nunzia Piro, infatti, non crediamo che per i due candidati di “Fratelli d’Italia” ci siano qualche possibilità. Chissà, l’avvocato tradisci-popolo di Casamicciola essendo donna potrebbe avere qualche chance in più, ma la scalata è dura. Un’elezione questa per la Città Metropolitana, una sottospecie di Provincia senza poteri, che sarà affidata alla guida del sindaco di Napoli Luigi De Magistris è un’elezione particolare. Ho letto di rumors, di flop o di vittoria dalla stampa locale isolana e, oltre a ridere di gusto, mi è sembrato un esercizio ridicolo di ingraziarsi questo o denigrare quell’altro. Ma al netto di questo, vanno chiariti alcuni aspetti. Se da un lato i big, giustamente, hanno fatto spallucce alla possibilità di candidarsi (Giosi Ferrandino ha rinunciato già oltre un mese fa) dall’altro va evidenziato che il sistema elettorale è di quelli che espongono, facilmente, alla brutta figura. Il corpo elettorale particolare, votano consiglieri comunali e sindaci, i coefficienti per la valutazione del voto ponderato e, perché no, l’estraneità anche a sistemi partici provinciali hanno dissuaso i più anche al semplice tentativo. Ciro Calise può contare sulla dote di Domenico De Siano, nell’interland napoletano da sempre vicino al partito e, nel pieno rispetto della regola berlusconiana sulle candidature (vedi le verie incapaci ragazze immagine elette) è il miglior tappa buchi che poteva scegliere De Siano e l’unico candidato con alte probabilità di essere eletto. Gli altri due, Arnaldo Ferrandino e Nunzia Piro, rispettivamente con Fratelli d’Italia e Nuovo Centro Desta con Alfano restano, come è facile pensare, come chiudi liste. I 24 seggi che comporranno il consiglio metropolitano assegnati con il sistema proporzionale e con il voto di ogni eletto “ponderato” in base alle dimensioni del Comune resteranno una chimera per molti ischitani per molto tempo. Abbiamo letto con attenzione i dati dei diversi quozienti e risulta evidente come possa essere più utile restare separati che non uniti con un unico comune, almeno da un punto di vista matematico. Se tutti i consigli comunali di Ischia votassero lo stesso candidato, oggi avremmo un possibile membro del consiglio con 1951 voti probabilmente eletto, ma pensare che i nostri 77 amministratori potessero convergere su un unico nome è come credere a Babbo Natale e alla Befana. Piccolezze locali. Ma, in conclusione, mi piace focalizzarci su Ischia e su Giosi Ferrandino. Il Sindaco di Ischia continua a tenere tutti con le briglia e a dare i suoi ordini di scuderia. I cavalli (sia gli stalloni che i crastati, fate voi le separazione, uno a destra, l’altro a sinistra) restano fermi al palo. Nessuno, infatti, ha avuto l’imprimatur del sindaco come possibile successore. Neanche stavolta. A granone, vi tiene a granone.
Gaetano Di Meglio