sabato, Dicembre 28, 2024

Attacco alla Pizza in tv. Ischia è pericolosa come Napoli!

Gli ultimi articoli

Iscriviti alla nostra newsletter

Resta informato e non perderti nessun articolo

«Quelle cose le vediamo anche a Ischia, altroché. Pizze fatte con molta farina affinché brucino velocemente, o posizionate accanto alla fiamma, esposte a nubi di fumo nocivo per accelerare i tempi. E ancora: impasti non abbastanza maturi e poco digeribili. In barba ai consumatori». Dopo la denuncia di “Report”, arriva direttamente dai Campionato del Mondo della Pizza – iniziati ieri a Roma – l’inquietante conferma dell’unico isolano in gara, Marco Manzi di “Non solo pizza” a Monterone. Ed è una voce che pure sembra stagliarsi da un coro pressoché unanime di condanne al rotocalco giornalistico di Milena Gabanelli, che ieri l’altro aveva inferto un durissimo colpo all’immagine di uno dei prodotti simbolo della gastronomia campana, mostrando come in una serie di pizzerie sia divenuta prassi l’abitudine di non pulire il forno. Così, tra fumi e farina carbonizzata la pizza può rappresentare un rischio per la salute.
Un’inchiesta che non ha mancato di sollevare il classico polverone, anche sull’isola d’Ischia. Tra i più indignati, il coordinatore regionale di Forza Italia Campania, il senatore Domenico De Siano: «Ringraziamo Report ma davvero non avevamo bisogno dell’ennesima inchiesta in chiave, spero, non volutamente anti-partenopea per sapere che se il forno delle pizze è sporco e l’olio utilizzato è scadente la pietanza non è salubre o che la farina 00 può far salire la glicemia. Mi auguro che, dopo le tante giustissime proteste seguite al servizio di ieri sulla pizza napoletana, qualcuno in redazione si renda conto dell’assurdità del messaggio passato ieri. Voglio augurarmi anche – conclude sarcasticamente De Siano – che dopo il servizio sul caffé killer e la pizza cancerogena alla dottoressa Gabanelli non venga in mente di riservare lo stesso trattamento alla nostra sfogliatella».
La sfogliatella può, per ora, dormire sonni piuttosto tranquilli. Ma per la pizza il rischio è quello di ricadute non propriamente positive. «Non credo – spiega Marco Manzi – perché la stragrande maggioranza delle realtà, a Ischia come a Napoli, usa forni a legna con tutte le prescrizioni necessarie. Da noi la pizza è una tradizione e non sarà certo l’eco di chi non la fa a regola d’arte a farla morire».
Anche Walter di “Take away”, a Sant’Antuono, conferma che non si possa fare di tutta l’erba un fascio: «Le pizzerie isolane usano standard di qualità del servizio e della pulizia dei forni tali da garantire prodotti eccellenti. Certo, una decina di anni fa capitava quel che abbiamo visto in televisione, ivi compresa legna non pulita ad alimentare il forno, talvolta anche con qualche chiodino. Ma oggi mi sento di dire che le pizze che vengono vendute sull’isola sono salutari e di buona qualità».
Non lo stesso dicasi di alcune storiche (e qualificate) pizzerie del centro storico napoletane, “condannate” dal servizio di Report: «Per la verità – spiega Manzi – molti sono sempre andate avanti per nomea, e grazie ad ottimi piani di marketing. Le pizzerie migliori sono quelle per le quali inderogabili sono le regole classiche della pizza d’eccellenza, dalla cottura alla qualità degli ingredienti.
Un impasto ben maturo e digeribile è essenziale. Ma capita che molti non sappiano neanche cosa sia la maturazione della farina. Ah, poi c’è l’ultimo ingrediente, fondamentale: la passione».
Intanto, dalla terraferma parte la controffensiva anti Report: «Gli attacchi mediatici – denunciano Francesco Emilio Borrelli dei Verdi e Gianni Simioli della Radiazza dopo il servizio di Report che ha massacrato il comparto – sono possibili anche perchè l’istituzione regionale e quelle provinciali non hanno mai speso tempo ed energie negli ultimi anni per difendere i nostri prodotti tipici locali.
E’ toccato prima alla mozzarella, poi al caffè e adesso alla pizza. Anche i pizzaioli però dovrebbero impegnarsi di più a difendere questo simbolo culinario di Napoli. Dal 5 febbraio 2010 la pizza napoletana dopo anni di battaglie è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea. Ebbene da allora ci risulta che solo 15 pizzerie hanno richiesto ed ottenuto il marchio e addirittura una delle due associazioni di categorie ha boicottato il disciplinare non facendo iscrivere neanche un associato». E dal Green Oktoberfest la festa dei Verdi Campani che si è svolta a Portici nel week end sono scesi in campo in difesa del prodotto napoletano il capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) al Parlamento Europeo Gianni Pittella, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, Don Aniello Manganiello e il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Tutti parteciperanno ad una iniziativa promossa dalla radiazza, dai Verdi e dai pizzaioli napoletani in difesa del prodotto con un testimonial d’eccellenza il Sindaco di New York, Bill De Blasio, che il pizzaiolo Gino Sorbillo ha già contattato per invitarlo a venire di nuovo a Napoli dopo essere passato proprio nella nota pizzeria sul lungomare a fine luglio scorso con la famiglia».
Non ci sta neanche Giuseppe Salvati, Presidente della Cidec, Confederazione Italiana degli Esercenti Commercianti, Campana: «Una banca dati foltissima e aggiornata redatta con gli uffici ASL, in concomitanza con il rilascio del libretto sanitario, non ha mai prefigurato per questo settore i rischi che si denunciano nel servizio di Report: gli ingredienti sono elementi semplici non complessi (farina, olio, lievito e acqua) e la cottura al forno ha una storia millenaria priva dei rischi che si denunciano e che si paventano». Inoltre, Cidec ha consultato l’istituto Zooprofilattico Territoriale e il Preside della Facoltà di Farmacia, dott. Ettore Novellino per sapere se ci sono studi di settore che reputano dannoso per la salute il consumo del prodotto. «In entrambi i casi abbiamo conferma dei nostri convincimenti – conclude Salvati – occorre l’osservanza del disciplinare redatto dalla categoria in termini di tracciabilità dei prodotti alimentari e di quello utilizzato per la cottura; osservanza delle norme di ventilazione e manutenzione, pulizia periodica del forno e degli attrezzi.
Non capiamo questo accanimento contro i prodotti simbolo della città, prima il caffè, adesso la pizza. Il perdurare degli attacchi testimonia solo la volontà di speculare su catastrofismo e allarmismo da vendere».
@ildisparilive

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos