domenica, Settembre 8, 2024

Attentato a Trump: chi ha voluto tanta inerzia? | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 26 luglio 2024

Torno ancora una volta sull’attentato a Donald Trump nel corso del suo comizio a Butler, in Pennsylvania, dopo aver letto l’ennesimo post del Corriere.it, accompagnato da un video oltremodo significativo tratto dalla bodycam di un poliziotto.
Riporto in parte il testo del post, a proposito del colloquio tra poliziotti e agente dei servizi di sicurezza davanti al corpo dell’attentatore da poco ucciso dai cecchini: “Si parla di alcune foto di un uomo armato che sarebbero state scattate prima degli spari da un cecchino della squadra tattica locale, schierata per assistere i servizi segreti durante il comizio. Nel video, l’agente dei servizi afferma che l’uomo deceduto corrisponde alla descrizione della persona sospetta nelle foto circolate prima della sparatoria. In sostanza, Thomas Crooks sarebbe stato individuato come sospetto molti minuti prima che salisse sul tetto del capannone per sparare a Trump.”
In altre parole, ecco l’ennesima prova che Crook è stato più volte individuato come sospetto ben prima della sparatoria, ma nessuno è intervenuto per fermarlo e, quindi, per mettere al sicuro l’ex presidente degli Stati Uniti, oggi in corsa per tornare alla Casa Bianca. E al di là della candida ammissione di polizia e servizi segreti di aver fallito nel caso di specie, diventa sempre più nitida la pista di un possibile complotto contro il tycoon, senza per questo dover scomodare l’Iran (già chiamato in causa da diversi mezzi d’informazione) o chissà quale superpotenza più o meno occulta.
Ma la cosa sconcertante è che sia l’opinione pubblica sia i mezzi d’informazione degli Stati Uniti (e non solo) continuano a concentrarsi esclusivamente sul ritiro di Biden e sul cambio in corsa con la Harris. E anche da parte dell’entourage di Trump, per dirla tutta, non mi pare si stia cavalcando più di tanto la tigre dello scampato pericolo, puntando piuttosto alla richiesta di impeachment di un senatore repubblicano del Tennessee contro la Harris ovvero alla liceità dell’utilizzo da parte della nuova candidata di fondi precedentemente elargiti per il candidato in corsa, poi sostituito.

E’ proprio vero che la word salad della politica in America, con tutte le sue argomentazioni serie o bislacche che siano, corre fin troppo veloce per le nostre abitudini e per la nostra capacità di coglierne il senso, piegati come siamo ad una logica arcaica e pressoché inutile vigente ormai da troppo tempo nelle campagne elettorali di casa nostra. Ma pensare che la stessa vita delle persone possa e debba sottostare al mainstream, in tutta onestà, lo trovo assolutamente avvilente.
Spero che prima o poi almeno l’FBI riesca a far chiarezza su questo argomento.

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