Gaetano Di Meglio | Venerdì sera è iniziata l’era Alberto Morelli. L’Assoforense di Ischia si è data, quasi per acclamazione, la sua nuova leadership e mi piace pensare che in questo nuovo direttivo non ci siano “cap’ e lignamm”. Conoscendoli, chi più chi meno (io faccio parte del Team Rossetti), credo che ci possa essere una nuova dimensione e una nuova linea d’azione anche se Pasquale Pacifico non è convinto.
Tuttavia, però, mi chiedo perché mai Gianpaolo Buono abbia così insistito per andare via. È una nuova forma di piacere programmata per poi sentirsi dire “torna”? La smania di interpretare il ruolo del “salvatore della patria” avrebbe dovuto lasciarlo tempo fa. Non ne ha bisogno e, in parte, la maggior parte dei colleghi (quelli che non partono sconfitti o che, evidentemente, non sono poi così capaci se poi se la prendono con i giudici) glielo aveva anche chiesto.
Ma perché Gianpaolo Buono ha lasciato la presidenza all’ultimo miglio? Perché non ha voluto essere colui che (lo speriamo) aveva reso possibile la stabilizzazione del tribunale di Ischia conquistando una pagina storica per l’Isola?
Non c’è stata un’abdicazione perché, in fondo, Morelli frequenta altre piazze, ma c’è stata una ritirata. Lui, quando parla tra le righe e lontano dai riflettori, la butta in demagogia pur mantenendo quel rispetto istituzionale e quella forma che lo contraddistingue, ma non è abbastanza. Non si capisce perché tutti i sacrifici che ha fatto li abbia voluti far diventare effervescenti come in un bicchier d’acqua calda.
Credo che l’umiltà, spesso, sia solo una forma di orgoglio mascherato. Un feticcio che ad alcuni piace sbandierare come una virtù e, in onestà, credo anche che questa riflessione non sia sovrapponibile alla scelta dell’ex presidente dell’Assoforense e il “perché” diventa ancora più interessante.
Sulla mission del nuovo direttivo e del nuovo presidente nutro qualche dubbio, anche se in maniera residuale, eppure mentre dobbiamo riconoscergli quel tempo giusto per carburare (ci vediamo dopo la feriale), credo sia socialmente giusto aggiungere questo altro tassello alla nostra riflessione.
Mentre siamo in balia del fallimento delle nuove generazioni di consiglieri comunali (e parlo dei sei comuni!), continuo a non aver paura dei cambiamenti e ad accogliere con favore l’arrivo delle new entry (sempre senza troppo entusiasmo e con i piedi ben piantati a terra) però mi chiedo perché quelli che si ritengono “bravi” si ritirino.
Non capisco questo progressivo abbandono alla deriva del fallimento collettivo. Un amico mi diceva che la qualità dei governanti è sempre lo specchio della società che rappresenta. Una verità solo se la si accetta. Solo se lasciamo che questa verità diventi la nostra verità. Un fatto vero, che resta vero fino a quando non tiriamo fuori il coraggio e iniziamo a percorrere l’altra strada (volete che vi faccia il paragone del Vangelo o dell’attimo fuggente?), quella dove non è possibile arrendersi all’andazzo e dove bisogna perseverare. E questo vale per la politica praticata e per la politica giudiziaria. Vale sui comuni così come vale in tribunale. Non lasciamoci imbruttire.
Così, come certe scelte si spiegano prima (votami perché farò questo o quello), ora che il traguardo è vicino (i superstiziosi procedano pure con i loro riti), è giusto che Gianpaolo ci spieghi il suo perché. Senza demagogia e senza politichese, ovviamente. Credo sia un atto dovuto verso tutti quelli che gli hanno riconosciuto il ruolo che ha ricoperto fregandosene dei voti ricevuti dagli iscritti dell’associazione.
Direttore amico mio te lo spiego io:
perché GPaolo Buono sta valutando di candidarsi a sindaco d’Ischia e pertanto ha bisogno di avere mani libere…da altri impegni.
Accetto scommesse
e perchè esiste l’incompatibilità tra essere il presidente di niente (o quasi) e la candidatura a sindaco di Ischia?. Beh, speriamo che Gianpaolo si candidi a sindaco di Ischia. Lavoriamoci tutti insieme (anche se è espressioned i un largo potere ben identificato)