Negli ultimi anni, la progressiva scomparsa della buona educazione e della correttezza nei rapporti interpersonali sta assumendo proporzioni sempre più inquietanti. Se un tempo l’allarme sociale riguardava la crescente diffusa indifferenza nei confronti degli altri, oggi lo scenario appare ancora più sconfortante. Non si tratta più solo di una mancanza di empatia, ma di un progressivo abbandono di quei valori fondamentali che regolano il vivere civile e le relazioni tra individui. La gentilezza, la cortesia e il rispetto delle regole del buon senso sembrano sempre più rare, quasi desuete, tanto che ci si sta pericolosamente abituando alla loro assenza. Anche qui ad Ischia, un tempo isola felice seppur storicamente litigiosa.
Uno degli aspetti più evidenti di questa deriva riguarda la comunicazione quotidiana. Risulta ormai comune non ricevere risposta a un messaggio o a una chiamata, anche in contesti in cui la cortesia imporrebbe almeno un cenno di riscontro a prescindere da esito o convenienza. Non è raro che un’email di lavoro o una chat su WhatsApp vengano ignorate senza spiegazioni, che una telefonata resti inevasa senza un minimo di considerazione o che una promessa di richiamare non venga mantenuta. Ma diventa sempre più frequente assistere a chi rifugge anche dal semplice saluto. Questo atteggiamento non solo frustra chi ancora crede nel valore della reciprocità, ma mina anche la fiducia e il rispetto nelle relazioni, siano esse personali o professionali.
Ma pensiamo anche alla sfera commerciale e lavorativa, in cui un tempo la parola data aveva un valore indiscutibile. Oggi, invece, assistiamo a una crescente infedeltà nelle interazioni: impegni presi con leggerezza e poi disattesi, mancanza di trasparenza, rapporti professionali gestiti con scarsa serietà. Questi comportamenti non solo denotano una mancanza di rispetto per il prossimo, ma rende anche più difficile creare ambienti di lavoro e collaborazione basati sulla fiducia reciproca.
A tutto ciò si aggiunge un senso generale di individualismo sfrenato, per cui l’attenzione verso gli altri è ridotta al minimo indispensabile. Molti sembrano preoccuparsi solo del proprio tornaconto immediato, senza considerare che la società si regge su una rete di relazioni e scambi, in cui il rispetto e la correttezza sono essenziali per garantire una convivenza armoniosa e non solo all’occorrenza. Questa tendenza è aggravata dai ritmi frenetici della vita moderna e dall’uso massiccio della tecnologia, che se da un lato ha facilitato la comunicazione, dall’altro ha contribuito a renderla più impersonale e distaccata.
A pagare il prezzo più alto di questa involuzione sono proprio coloro che sono cresciuti con l’insegnamento incondizionato di quei valori. Chi ha imparato sin da bambino l’importanza della gentilezza, dell’onestà e della correttezza, oggi fatica a rapportarsi con un mondo che sembra sempre più sordo a questi principi. Si ha l’impressione che la società stia andando in una direzione opposta a quella che si è sempre ritenuta giusta, con sempre maggiori difficoltà a che i propri figli ritengano corretto il proprio modello familiare e non quello riscontrato quotidianamente nel contesto sociale in cui vivono.
Ma c’è ancora speranza! È necessario riscoprire i valori importanti del viver civile, educando le nuove generazioni a difenderli non solo come semplice gesto di civiltà, ma quale investimento per il futuro. Non possiamo rassegnarci all’idea che la maleducazione e la superficialità diventino la norma: è fondamentale riaffermare con fermezza che l’educazione e il rispetto non sono optional, ma da sempre pilastri essenziali di una società sana.
