venerdì, Febbraio 7, 2025

Boe di ormeggio e nuovo perimetro Sindaci per l’Area Marina 2.0

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Nuovi perimetri, boe di ormeggio per la nautica da diporto, una comunicazione più efficace verso l’esterno. Potrebbe essere una sorta di Anno Zero dell’Area Marina Protetta. L’importante è che non sia un altro fuoco di paglia. Perché il Regno di Nettuno, istituito nel 2007, fin qui c’è ma non si vede. E allora l’idea che inizi a vedersi, e a incidere nella tutela del patrimonio faunistico del nostro mare, non può che essere accolta con moderata soddisfazione.
Il responsabile dell’ente, Riccardo Maria Strada, dà seguito al report ufficializzato qualche giorno fa (quello nel quale illustrava i tre progetti già approvati per lo studio scientifico dell’ecosistema, dei pesci stanziali e migrotori e del corallo rosso) e rende nota la programmazione dell’Area Marina Protetta. Lo fa in pillole, come sottolinea, e sarebbe una notizia decisamente positiva per l’isola, per gli operatori turistici e per i diving, se non fosse per i rapporti ancora burrascosi tra la componente politica, il Cda di diretta espressione dei sindaci, e quella tecnica, che fa capo allo stesso Strada.
Il quale, intanto, elenca le richieste che i sindaci hanno sottoposto lo scorso dicembre e che, sottolinea non senza malizia, « fanno già parte del Programma di Gestione dell’AMP approvato dal CdA del Consorzio e dal Ministero dell’Ambiente, e, quindi, costituiscono una forte spinta a realizzare interventi per la concreta attuazione della gestione dell’AMP».
Se Strada e i sindaci immaginano la stessa strategia per il Regno di Nettuno, dunque, il futuro potrebbe avere tinte più rosee. Potrebbe. In quella che il responsabile dell’ente definisce come «la lista di interventi e progetti a cui i sette sindaci hanno dato priorità, approvata dal CdA il 17 dicembre 2014 ed alla quale in qualità di Responsabile dell’AMP sta attivamente lavorando per dare concretezza», figurano alcuni punti essenziali attorno ai quali orbita il futuro dell’area marina.
A cominciare proprio da una riperimetrazione del Regno di Nettuno, la cui estensione è considerata dai più troppo consistente. Difficile, in buona sostanza, garantire controlli e tutela di un’area che abbraccia la quasi totalità del mare che bagna l’isola d’Ischia, e non solo. Aree marine protette meno estese, in Italia, raccontano gestioni virtuose ed efficaci.
Così, tra i punti sui quali i sindaci «chiedono al CdA l’approvazione, la diffusione e la condivisione di obiettivi con i funzionari del Consorzio al fine della loro attuazione», il primo e fondamentale riguarda proprio il ripensamento dei confini dell’area.
Poi, i primi cittadini chiedono una «campagna di comunicazione e diffusione del funzionamento dell’area marina»: è stato, anche quello, un tallone d’Achille nei primi anni di vita dell’ente.
Si parla così di «un foglio informativo da distribuire presso le Amministrazioni e nelle scuole», ma anche della «progettazione ed esecuzione di azioni di coinvolgimento delle scuole attraverso eventi di partecipazione».
Si prevede un «premio nazionale per giovani cartoonist per la creazione del testimonial dell’AMP e per la produzione di dodici storie da pubblicare sul foglio informativo». E i sindaci sottolineano anche l’opportunità della «stampa di affissioni da distribuire e collocare nei porti di accesso».
Innegabile che del Regno di Nettuno sappiano poco o nulla i nostri turisti, diportisti compresi, e gli stessi ischitani.
Tra le idee sul tappeto, anche il campionato internazionale di safari fotosub.
Ma è innegabilmente la sicurezza il punto attorno al quale orbitano le richieste e le linee guida più forti sottoposte dal sindaco a Cda e responsabile. E si parte con l’nstallazione di boe di ormeggio per le navi da diporto, ritenuta indispensabile per tutelare le coste e le praterie di poseidonia, sulle quali l’ancoraggio selvaggio ha effetti deleteri.
Si parla poi di una convenzione per la sorveglianza con le Capitanerie di porto, che – va detto – lamentano però ataviche carenze d’organico, che obbligano il comandante Raffaele Muscariello a fare i proverbiali salti mortali nei mesi più caldi. E allora ecco spuntare anche l’idea di una convenzione tra le amministrazioni locali per la creazione di un gruppo di polizia locale per la sorveglianza dell’AMP: idea praticabile o utopistica?
I punti più eminentemente scientifici passano attraverso il censimento e monitoraggio dei cetacei (affidato, non senza dissidi interni tra Arcamone e Strada, a una delle nostre più limpide eccellenze, Oceanomare Delphis), la mappatura e caratterizzazione della popolazione di corallo rosso e la «valutazione qualitativa degli stock di risorse alieutiche e dell’impatto della pesca sulle stesse».
E’ tra i compiti di un’Area marina protetta stabilire infatti una regolamentazione della pesca, laddove si individui un concreto impoverimento della popolazione ittica.
I sindaci parlano anche dell’acquisto di un mezzo di servizio, di «un ROV per monitoraggi e sopralluoghi subacquei e adeguamento dei mezzi nautici del consorzio».
Dal Comune di Serrara Fontana, in particolare, alcune richieste come la «rettifica classificazione zona porto di Sant’Angelo», la «creazione di un parco boe fuori al porto e a Chiaia delle Rose», l’apertura di un ufficio per il rilascio delle autorizzazioni dell’AMP a Sant’Angelo, l’apertura del servizio di rilascio autorizzazioni non oltre il 1 marzo (quest’anno è stata a dir poco tardiva).
«Aspetto commenti, suggerimenti, critiche od osservazioni – chiosa Strada – sempre e solo se fatti con uno spirito propositivo e nell’amore dell’Ambiente e di queste nostre isole».
Il tempo – poco, pochissimo – dirà se l’Area Marina Protetta sta cambiando finalmente marcia o se, viceversa, è solo una pia illusione.

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