lunedì, Dicembre 23, 2024

BRAVA ISCHIA! Che bel corteo!

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L’ultima volta che tanta gente scese in piazza titolai “Orgoglio abusivo” e quelli con la puzza sotto il naso mi criticarono. Questa volta titolo “Brava Ischia” e lo scrivo dedicandolo, soprattutto, a quelli che non credono alle manifestazioni e ai cortei di piazza.

A quelli che mettono in parallelo le manifestazioni e i risultati.

Diciamocelo, siamo un popolo distratto. Menefreghista. Che ama la corruzione. Che ama l’imbroglio e, soprattutto, gode dell’uso della denuncia e dello studio legale. Da questo popolo, che ha smesso di rivendicare rispetto, non può venire fuori nulla di buono. Ma il calendario segna 28 luglio. Segna ieri. Il giorno dei 3000 ischitani in strada, sotto al sole, a gridare (anche se in maniera un poco confusa) l’ospedale non si tocca.

Citerò solo due persone: un giovane autista Eav Bus che ha affisso il cartello “l’ospedale non si tocca” in cima al vetro del bus e Raffaele Marino, 68 anni, malato di cancro, presente!

E mi sento orgoglioso di appartenere a quest’altro popolo. Quello che sfida il sole, che blocca la circolazione, che si mette in marcia. E la marcia non ha bisogno, per forza, del risultato. Chi collega il corteo con la soluzione del problema sbaglia. Il corteo stesso è un atto di protesta. E’ un atto di bocciatura. Il suo compito termina quando si scoglie. Diverso è quando si combatte, quando si scende in campo e non ci sono regole. La rivoluzione è un’altra cosa. Il corteo nobilita chi ne prende parte. Boccia gli assenti e boccia i politici che lo “ricevono”.

Si può fare spallucce quanto si vuole, ma quando 3000 persone sono pronte a metterci la faccia per dirti “stai sbagliando”, la domanda te la devi porre. Certo, poi la protesta ha i suoi motivi, le sue rivendicazioni ed è titolata a percorre tutte le strade: quelle legittime, quelle illegittime, quelle della giustizia, quelle della politica, ma sono tutti argomenti estranei al corteo. Magari paralleli, ma il corteo ha la sua identità. E la sua dignità.

Così come assumono importanza anche i sindaci con la fascia tricolore. L’istituzione, la riconoscibilità, il segno che cambia il significato alla protesta. E non sono d’accordo con Paolino Buono che non l’ha indossata. Ha fatto mancare al corteo il segno distintivo del primo cittadino. Così come dobbiamo recuperare identità di lotta, così dovremmo tutti iniziare ad avere maggior rispetto civico per le istituzioni, per i suoi momenti istituzionali e per i suoi simboli.

Ischia c’è. Mostra orgoglio e lo ha fatto ieri, marciando per il suo ospedale, per la sua sanità.

Brava Ischia.

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