giovedì, Settembre 19, 2024

Brendan Fraser: “Gli Oscar? Ho tanta strada da fare…”

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Elena Mazzella | foto Orlando Faiola | Pezzo da 90. Brendan Fraser è all’Ischia Global Fest a brillare tra gli ospiti della 21° edizione del festival di Pascal Vicedomini. A lui il Global Actor of the Year.
“La notte degli Oscar?” risponde ai giornalisti con parole semplici: “E’ una serata fantastica, eccezionale. Nessuno quella sera immaginava che sarei stato io. Un’emozione indescrivibile e ancora oggi mi dò i pizzicotti per capire se è vero o no”. E poi aggiunge: “Non è cambiato molto, mi sento fortunato e credo che lavoro in un campo che adoro. La sensazione che ho e che ho tanta strada da fare. Mi sento responsabilità e dovere di essere all’altezza e spero che nei prossimi anni si possano fissare standard e per i film rappresentino una sfida. Parlo da anni di intelligenza artificiale – e subito Fraser entra nel vivo delle questioni – e spesso i miei attori vengono sottoposti ad una tac totale per estrarne tutte le informazioni. Senza non sarebbe stato possibile realizzare il mio personaggio. Oggi servono tante persone per creare dei film con la tecnologia digitale. Gli attori continuano a recitare e quindi queste tecnologie sono utili. Come quando sono usciti i telefonini. Siamo ottimisti circa l’uso della intelligenza digitale”

“Martin Scorsese – aggiunge – mi ingaggiò e credevo non potesse essere vero. Uno dei migliori registi che sono ancora al lavoro e lavorandoci va messa da parte presunzione e atteggiamenti di superiorità. Agli studenti dico che il mestiere dell’attore non è diverso da ciò che fate voi. Incontrare i grandi registi non cambia molto il nostro lavoro. Mi sentivo come se fossi nello studio di un maestro del rinascimento. Il girato di cose era coinvolgente e si girava anche quattro volte e riusciva ad esigere il raggiungimento di ciò che era il suo obiettivo. Voglio sottolineare che il lavoro vero è trovare la propria strada e fare ciò che state facendo ora. Nel film interpreto un avvocato, ma nessun ruolo particolarmente importante dopo l’Oscar”
L’attualità, però, prende la scena. “Sullo sciopero degli attori credo che sia arrivato il tempo di far qualcosa. Ora è il momento . E’ un qualcosa di dovuto per dare un senso di sicurezza maggiore. Questo è il momento di condividere di più e sono convinto che gli attori debbano stare al fianco di registi e produttori. Nessuno sa cosa potrà succedere e penso che alla fine succederà qualcosa di speciale.

The Wale. Parlando del suo oscar, racconta: “Mi occorrevano quattro ore di trucco al giorno e quello che abbiamo imparato negli Studios è che è necessario lavorare e, al momento delle riprese, eravamo già comunità, gruppo, compagnia. Quello che ho imparato è che i fondamentali devono essere sempre quelli. Parlando del film The Whale è stato bello riuscire a dire cose che non si è riusciti a esprimere, ovvero il coraggio che serve per dire quello che si prova importante. Chi guarda il film si chiederanno “è possibile una redenzione”.
Fraser continua il suo racconto: “Non dimentichiamo che è essenziale la passione per il teatro, è una questione di trasmettere alle persone e questo film parla di persone tagliate fuori e di non appartenere ma che poi in realtà appartengono.

Che tipo di film non farebbe?
“Ovviamente sarebbe fantastico o se ogni volta si potrebbe fare il grande film ma in realtà non succede. Il segreto è riprovarci sempre e non perdere la percezione che da un momento all’altro viene qualcuno che mi dice “vieni, torna in cucina” e spero di non perdere mai questo senso. Per quello che riguarda i generi sinora ho fatto film che hanno reso felici genitori e figli. Ovviamente ciò che cerco sono le belle sceneggiature e raccontare storie che hanno bisogno di essere raccontate. Ho visto “Cinema Paradiso” e mi sono innamorato del cinema fisico, del luogo dove le storie vengono proiettate, il cinema italiano è parte integrante della cultura del cinema internazionale. Mi auguro di poter presto girare un film in Europa e Italia. Ho girato a Roma e in Liguria e ciò che mi colpisce è il modo dei registi italiani. Si crea famiglia e supporto e diventa tutto possibile e realizzabile. E’ fantastico.”

Farà il regista o lo sceneggiatore?
“Ho la sensazione che potrei essere molto utile come produttore esecutivo. La cosa importante è che per l’attore è sempre una scoperta continua. La sensazione che ho è quello di essere il nuovo arrivato e questo è importante perché l’attore fa le cose per la prima volta e il pubblico vede il mondo attraverso il gli occhi degli attori. Se andiamo a guardare i grandi attori del cinema muto, beh, lo spettatore lo vedevano solo attraverso i loro occhi”
Poi confessa: “Il personaggio di Charly mi ha parlato. Ero studente e in quel momento della vita che cerchi di trovare la tua strada e capire il luogo a cui appartieni. Ho iniziato nei teatri di scuola accettando qualsiasi tipo di lavoro e una volta ci provai con la transizione tra aspirante attore e accettare se stessi per quello che si è

Quando non lavoravo, studiavo con la consapevolezza che il mestiere lo devi imparare quando non sei impegnato nel lavoro. E poi fare il passo. Oggi cerco di trovare nuove sfide nel lavoro. Ogni volta è un viaggio di vita. Sento l’obbligo di realizzare un qualcosa che le persone. A principianti dico cercate di fare tutto, perché tutto vi serve per formarvi. Sono un padre è ciò che ho imparato è l’amore e l’affetto. Non posso dire dove devi andare a cercare, devi trovare ciò che senti dentro e metterlo dentro il tuo lavoro. Questo ti migliorerà. Certe volte devi leggere la sceneggiatura dalla prima all’ultima pagina e capire il personaggio e prestare attenzione a ciò che gli altri personaggi dicono del tuo. La sfida è capire cosa gli altri personaggi provano rispetto al mio” è l’ultima metafora che racconta anche un modo di essere, di vivere e in affrontare la vita. Da premio Oscar. Da ospite internazionale!

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