Quella prima parola detta da Papa Francesco appena eletto, ai tanti che lo aspettavano in Piazza San Pietro, mi fece alzare gli occhi e sorridere come se stessi sorridendo a un mio fratello. Una presenza maestosa con quel modo di camminare un poco abbattuto su un lato e quel Buonasera mi hanno subito conquistata. Giorni dopo si seppe che lui non sarebbe andato a vivere in Vaticano ma avrebbe continuato a stare a Santa Marta nella sua stanza di sempre.
Anche questo mi fece pensare: “Vuoi vedere che per la prima volta abbiamo per Papa un uomo che non dimentica di esserlo pur avendo una grande fede in Dio e pur accentando di essere guida di milioni di persone?”. Non mi sbagliavo e oggi dopo un poco di tempo sento che posso scrivere quello che sto scrivendo.
Un Papa che non ha cambiato macchina e gira con la sua vecchia Ford, un Papa che porta in mano durante i viaggi la sua valigetta di pelle con tutto l’occorrente per farsi la barba e altre cose personali. Volevano regalargliene una nuova ma lui non ha voluto dicendo che la sua andava ancora bene. Vederlo salire la scaletta dei vari aerei con quella valigetta in mano è una scena normale di un uomo normale che vuole mantenere la sua dimensione umana. Lui si preoccupa dei deboli, di chi soffre, di quelli che chiama Scartati e per prima cosa ha chiesto che di notte le chiese restassero aperte, soprattutto in inverno, per ospitare chi dormiva per strada.
Questo Papa si sta anche preoccupando di chi da separato non può fare la Comunione, anche se non responsabile della separazione. Sta affrontando con coraggio il problema della pedofilia. Non ha paura, non si nasconde, dice e fa pulizia di persone e cose che non possono predicare bene e razzolare male. Per non parlare del suo volerci vederci chiaro nello gestione della Banca Vaticana (IOR). E allora se l’immagine di un personaggio pubblico si basa anche sulla coerenza, questo Papa dimostra di essere coerente sempre e, di conseguenza, la sua immagine pubblica ha tanti consensi.
Lui è amato e quando parla si fa capire. Leggendo in parte il vademecum del Sinodo aperto dal Papa a Ottobre e che ha per titolo: “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione” mi è piaciuto il fatto che queste tre dimensioni fortemente interconnesse tra loro, non devono seguire un ordine gerarchico, ma ognuna deve essere di aiuto alle altre con molta dinamicità.
Così, conoscendo la differenza tra i termini Statica e Dinamica, ho provato piacere perché il termine Dinamica deriva dal greco antico e significa FORZA. In questo caso forze spirituali fondate su Umiltà, Parresia e Mitezza, che con la presenza dello Spirito Santo, dovranno fare in modo che il cammino della chiesa esca dai luoghi chiusi e vada lungo varie vie, ascoltando, incontrando, accompagnando, formando idealmente un fiume umano che, scorrendo, regali ovunque benessere e pace.
Amo e ammiro Papa Francesco così come da bambina ho amato Papa Giovanni XXIII con quel viso dolce e quella umiltà che lo rendevano speciale per noi bambini ai quali mandava ogni sera una carezza, così come ho seguito tanto Papa Giovanni Paolo II che ha fatto un lavoro di aggregazione giovanile mai visto prima con i suoi Papa boys, che lo seguivano ovunque perché oltre ai momenti di preghiera, regnava sovrana l’allegria a tempo di musica sotto lo sguardo dolce del Papa che portava il tempo battendo le mani…