Pasquale Raicaldo | Una poiana, un gufo comune e un airone sono le vittime silenziose dell’ultimo lungo week end di bracconaggio. Due frosoni sono stati illegalmente utilizzati come richiami vivi: le gabbie, sequestrate e distrutte; gli uccelli, appartenenti a specie protette, rilasciati nei cieli di Barano. E ancora: sanzioni amministrative elevate dai delegati dell’Enpa, un fuggi-fuggi nei boschi di Buceto (dove sarebbero stati individuati anche minorenni in azione) e continue denunce di residenti, preoccupati dalla prossimità dei cacciatori alle loro abitazioni, in barba alle normative.
E come se non bastasse le minacce veicolate a Luigi Di Meglio, guardia Enpa, che si è ritrovato sul cruscotto una busta con un pettirosso e una cartuccia, messaggio non certamente conciliante per chi quasi tutti i giorni ha a che fare con bracconieri, tra i boschi dell’isola. E’ iniziata nel peggiore dei modi – tra polemiche e spari illeciti – la lunga stagione venatoria dell’isola d’Ischia. Accusa e difesa sono mondi all’apparenza inconciliabili, ma vivono di mille sfumature: così, l’Arcicaccia ha presidiato e presidia il territorio, intercettando atti illeciti e predicando il rispetto dell’ambiente. E Federcaccia parla, oggi, attraverso Antonio Buono, il popolare «cacciatore a vita» secondo l’epiteto diffusissimo che lo accompagna da anni.
«E’ stato un inizio di stagione tranquillo – minimizza – e abbiamo vissuto due gran belle giornate di caccia, intercettando domenica scorsa i flussi migratori. La caccia è questione di calcolo: bisogna attendere i venti giusti, l’isola è sulla direttrice di molte specie migratorie. Il ponente calmo ha favorito l’entrata eccezionale di tantissimi tordi, come non ne vedevamo da anni. E abbiamo fatto degli ottimi carnieri, fino a 20 capi a testa».
Però qualcuno ha puntato le doppiette sui rapaci.
«Non mi risultano specie protette abbattute».
A noi sì: una poiana, con un foro sull’ala destra, un gufo comune e una nitticora.
«Chiariamo una cosa: sono avvenimenti che arrecano un grosso danno alla nostra categoria. Ma mi insospettisce che gli ambientalisti abbiano come un radar: i rapaci finiscono sempre tra le loro mani».
Oddio, spesso glieli consegnano. Comunque, vuol dire che non ci sono atti di bracconaggio?
«Ricorda la storia della cicogna? Io penso che fu un gabbiano a ferirla mortalmente, non fu impallinata. Quello dei gabbiani, sempre di più, sempre più aggressivi e sempre più lontani dal mare sta diventando un problema».
Le poiane devono stare attente più ai gabbiani che ai bracconieri?
«I depositi di spazzatura, come all’Arenella, li attirano e li allontanano dal mare, dove il pesce azzurro è sempre più scarso. Così, i gabbiani assaltano persino i barbagianni, mi creda e sono diventati parte dell’avifauna collinare».
Anche i bracconieri, però, fanno i cattivi.
«Se in mezzo a noi c’è qualche testa bacata, che possiamo fare se non isolarlo e invitandolo a rispettare la legge?».
Individuare il problema è già un primo passo verso la sua soluzione.
«Noi cacciatori amiamo vedere gli uccelli. Un bosco senza uccelli è come un quadro senza cornice. Il nostro non è mica uno sport».
E cosa è?
«Noi siamo legati profondamente e indissolubilmente a un passato andato perduto. Lo racconto anche nelle mie poesie: il mondo cambia e noi vogliamo restare ancorati all’isola rurale, alle sue tradizioni, alla terra e alla semplicità del nostro territorio, ai suoi colori sempre più rari e alle sue campagne, sempre più abbandonate».
Una splendida visione romantica. La stessa degli ambientalisti, peraltro. Le strade divergono quando i pallini incrociano gufi e poiane. E quando i cacciatori si avvicinano troppo alle case.
«Il problema non è nei cacciatori che si avvicinano alle case, ma nelle case che sono abusive e hanno divorato molti degli antichi luoghi di caccia. Come a Panza, dove un albergo ha rovinato uno dei luoghi più efficaci per la caccia alla quaglia. Allora, diciamo che bisogna trovare un modo per convivere: i residenti abbiano un po’ di pazienza, noi mica vorremmo disturbarli?».
Ci sono delle regole, però.
«100 metri di spalle da una casa, 150 se spari nella direzione dell’abitazione. Per chi sgarra, 206 euro di multa».
E i richiami vivi?
«Vietati. C’è una sanzione penale».
Però li hanno sequestrati, e non erano certo stati i gabbiani.
«In ogni caso, le sanzioni più frequenti, a cui fanno riferimento gli ambientalisti, riguardano la mancata marcatura del tesserino. E dipendo da superficialità e distrazione».
Sono stati documentati anche dei rifugi “abusivi”, tra i boschi.
«Tutte chiacchiere. Sono delle baracche temporanee per ripararsi, vengono montate e smontate, e ci aiutano a ripararci dall’umidità e dalla pioggia. Non siamo animali».
Com’è il polso dell’avifauna dell’isola?
«C’è di tutto: vediamo molte poiane, ma anche allocchi, barbagianni, gufi. Li segnaliamo ai nostri amici, suggerendo di fare attenzione quando si spara: non abbiamo alcun interesse a colpirli».
In tre, lo hanno fatto.
«Anche tra noi c’è qualche deficiente. E’ come chi guida senza rispettare il codice della strada, o addirittura senza patente. Ma non mi ha fatto finire sulle specie…».
Prego.
«A novembre, con la luna nuova, arriverà la regina del bosco, la boccaccia. Lì ci sarà da divertirsi, con i nostri cani. Il mio cucciolo di setter, che non sta un momento fermo, non si farà pregare: ha un bellissimo riporto, è intelligente, è uno di famiglia. Ci vogliamo bene. E la caccia è anche questo».