Davide Conte | Mutuo volentieri un post di Cesare Di Scala su Facebook (mia moglie ha poi ritrovato casualmente qualcosa di molto simile anche su NapoliToday) quale spunto per il 4WARD di oggi. Con la foto che Vi mostro, il buon Cesare chiede -simpaticamente, aggiungo io- ai due quotidiani ischitani di “mettersi d’accordo” sulla descrizione più corretta dell’estate ischitana: cafonal o hollywoodiana? Il tutto nasce dal confronto reale tra gli eventi poco edificanti ad opera dei soliti tamarri e la presenza in quel di Sant’Angelo di un trittico di star come Barbra Streisand, Steven Spielberg e Don Johnson. Spero, in qualche modo, di riuscire a dare una mia risposta a questo quesito, auspicando -come sempre e più di sempre- di suscitare le Vostre riflessioni.
Credo che la “grandezza” di Ischia sia esattamente questa, cioè quella di poter ospitare al tempo stesso e senza particolari quanto pericolose commistioni entrambe le categorie. La fortuna, naturalmente, è data dal fatto che i cosiddetti “tamarri” si autoghettizzano in un periodo sempre più ridotto del mese di agosto e in zone piuttosto ben definite, mentre i veri vip (della cui presenza ad Ischia si parla sempre troppo poco e, come dice l’ottima Maria Funiciello, sono i social network a darci una grossa mano per sopperire a tale carenza) sono equamente distribuiti nei diversi mesi della bella stagione.
Come ho avuto modo di scrivere in un post sul mio blog proprio ieri, del mese di agosto non siamo legittimati a scandalizzarci. Di questo periodo caldissimo in cui diventiamo veramente tantissimi, probabilmente troppi, tutti i survivors dell’ultimo trentennio sono stati equamente protagonisti: albergatori, proprietari di case, baristi, ristoratori, negozianti, tassisti, gestori di stabilimenti balneari, tutti hanno ben munto le mammelle di questa mucca che oggi sorride mentre ascolta certe critiche e, al tempo stesso, sfoglia il suo album dei ricordi.
Dalle sue foto, ecco emergere tanti motoscafi blu ormeggiati in tutti i principali approdi e baie dell’Isola, con signori muscolosi, panzuti e tatuati che dispensano sigarette in omaggio e pasteggiano a champagne lasciando conti milionari e mance da brivido, tutto rigorosamente “a’ccart e cientmila lir“; personaggi poco raccomandabili a cui tantissimi hanno fittato le proprie abitazioni accettando, in cambio di cifre da capogiro, che si trasformassero in veri e propri accampamenti; pubblici esercizi e discoteche occupati da tavolate spesso interrotte da interventi delle Forze dell’Ordine pronte a dispensare fogli di via qua e là; prime file di ombrelloni tra la Mandra e San Pietro occupate per due mesi di fila dalle classiche signore stile “Mappatella Beach” intente a rincorrere i figlioli lungo tutto il bagnasciuga con la Tupperware e il cucchiaio che vi attinge gli immancabili maccheroni al sugo con le polpette; e giusto per non dilungarmi troppo, come dimenticare le sfilate in uscita dai principali negozi di abbigliamento con buste e buste di cospicuo e costosissimo shopping?
Bene! Diciamo che a molti, in tempi di tale crisi, la mancanza di questo genere di indotto scaturisce forte rimpianto. Erano i tempi della cara vecchia lira, quando un milione al mese era uno stipendio da re e in tanti ci si sono “fatti i palazzi” o… camere e camere in più. Ma era anche il tempo in cui l’incompetenza diffusa di tutti noi, insieme al danaro facile, hanno ulteriormente acuito la deriva del nostro turismo, che oggi mette a nudo tutta l’incapacità di coltivare e preservare il messaggio antesignano di Angelo Rizzoli che negli anni ’50, nell’inventare letteralmente il turismo del benessere dalle nostre parti, dimostrò ad Ischia di poter essere più di tante altre località, autentica meta da vip.
Più che piangerci addosso, quindi, ovvero porci quesiti che di fatto non cambiano l’attuale stato delle cose e che per ragioni storiche difficili da trascurare non ammettono oggi alcuna puzza sotto il naso, sarebbe opportuno che pubblico e privato cominciassero ad occuparsi di destination management, di marketing territoriale, di sistemi di qualità d’area: tutti argomenti lontani dalla nostra abituale cultura del turismo ma quanto mai attuali in un’Isola che ha indifferibile bisogno di essere ridisegnata nei suoi criteri di ospitalità e di gestione dell’ambiente e del territorio. A quel punto, credetemi, potrebbero essere benvenuti un po’ tutti, perché per tutti varrebbero le vere regole utili ad un’autentica fase di ripresa.
Ischia può ancora (e deve) farcela!
p.s. dimenticavo: una volta, quelli che oggi qualcuno definisce “tamarri”, erano dall’ischitano medio chiamati “‘e signùre”!