Il 14 dicembre scorso conferenza stampa al “Mazzella”: parte l’ennesimo tentativo di strutturare un settore giovanile che possa rappresentare la filiera di foraggiamento della prima squadra dell’Ischia Calcio, per antonomasia il marchio pallonaro più attrattivo ed importante dell’isola.
Auspicabilmente, guardandosi negli occhi che tanto non ci legge nessuno, se proprio non dovesse realizzarsi con costanza e frequenza l’auspicio sportivo, almeno che si possa sistematicamente contare su una struttura organizzativa competente e capace (autoreferenziata?) ma anche di fare (sempre più) cassa, che non guasta, ancor più consentendo di stabilizzare e tacitare almeno parte degli storici, interminabili, rancorosi, sterili screzi e dispettucci del “Rispoli” e magari attendere il manto sintetico della “casa dell’Ischia Calcio” per aver lignaggio nobiliare e acquisito pedigree da rivendere sul mercato per fare iscritti laddove fosse consentito calcarne il prato anche ai più giovani virgulti.
Evaporati gli entusiasmi e gli effetti delle bollicine dei brindisi, se mai ce ne fossero stati, ritengo che sulla vicenda si possano proporre alcune considerazioni a mente fredda. Per farlo ho di proposito atteso anche le risultanze e le disposizioni figlie della riunione del Consiglio Federale FIGC, l’ultimo dell’anno, che si è tenuto a Roma mercoledì 20 dicembre perché, in un’ottica prospettivante, nulla deve (dovrebbe) essere lasciato al caso.
Il settore giovanile dell’Ischia Calcio e le risultanze del Consiglio Federale FIGC, ma non è un po’ troppo? Non credo, ma andiamo con ordine e per step.
ASSIOMA E DUE PRESUPPOSTI
Partiamo da un assioma e da due presupposti: il primo è che su di un’isola, ancor più piccolina, giocoforza, tutti conoscono più o meno tutti e se il contesto è ancora più ristretto a livello lavorativo, hobbistico o comunque settoriale, considerata la scarsa possibilità di ampliamento dei rapporti e delle relazioni che sono qui per lo più stanziali se non stagnanti a differenza di come potrebbe viceversa accadere in terraferma, l’ubi consistam della quotidianità in questo caso ischitana può quasi rasentare il senso di uno stato di (grande) famiglia con annessi pettegolezzi, simpatie, antipatie, alleanze, damnatio memoriae, isolamenti, rappacificazioni e “nemici per sempre” (o quasi). Ci aggiungerei anche tanta gelosia e qualche dose di abbondante invidia. Il calcio non si sfila da queste dinamiche, tutt’altro.
I secondi: conoscendo personalmente la quasi totalità degli operatori e dei protagonisti della storia, posso solo augurare il meglio e le migliori fortune: a chi ci ha provato, a chi lo ha pensato, a chi ci ha investito o speso o che presto lo farà, a chi ci crede, a chi si illude e così via. Inoltre, aggiungendoci anche l’atavica incapacità a queste latitudini di credersi incapaci d’essere protagonisti ed artefici del proprio destino e di pensare che questo non lo si possa cambiare motu proprio ma attendendo sul porto l’ennesimo e presunto benefattore di turno con natali e residenze d’oltremare che poi magari qui s’impegna a livello calcistico perché in realtà attratto da altre e più lucrose iniziative storicamente più o meno realizzatesi (basta leggere i nomi, Basentini a parte, dei presidenti che con i gialloblù hanno effettivamente speso e vinto), almeno qualcosa si cerca di muovere. Per dirla con una simpaticissima e stramba freddura da spogliatoio, “piuttosto che niente, meglio piuttosto!”
A margine, la precisazione – dovuta più che mai – che chi scrive non ha alcun interesse, ambizione o necessità di lanciare boomerang con la speranza di qualche ripescaggio-coinvolgimento da secondo giro di draft.
IL SETTORE GIOVANILE E LE NORME
Tanto per cominciare cerchiamo di capire di cosa si parla. Per settore giovanile, la FIGC intende la filiera che parte dalle primissime classi d’età ed arriva a chiudersi in alto con la categoria degli Under 16 (una volta detti “allievi”), la fascia d’età più bella e selettiva poiché da quel momento, o si è già papabili per un certo tipo di salto qualitativo e di palcoscenico o probabilmente ci si perderà tra primavere e/o categorie minori. Il vincolo di tesseramento è per la sola durata della stagione sportiva, al termine della quale il/la giovane è libero/a di diritto (Noif della FIGC, art. 31).
L’ISCHIA DI QUEST’ANNO E LA PROSSIMA
Quest’anno (23/24) l’Ischia schiera (viceversa fioccherebbero salate multe) un paio di squadre Juniores, una Nazionale e una U-18 Regionale: questo non è calcio giovanile e non è settore giovanile.
Il prossimo anno la compagine gialloblù, considerato che comunque tutti i ragazzini saranno svincolati (da qualsiasi Società che li ha seguiti fino ad allora, non per forza solo Real Academy e Campagnano), appronterà alcune squadre che rientrerebbero per fascia d’età in alcune categorie di settore giovanile gestendole con la sua matricola e con suoi tecnici.
La Fidelitatis anche per il prossimo anno (24/25) non avrà quindi un suo settore giovanile, intendendo una filiera completa che possa ufficialmente degnarsi di questa definizione, ma solo alcune squadre.
Quindi, nell’operazione oggetto dell’accordo pubblicizzato, quale sarebbe il merito o anche il vantaggio dell’Ischia? E perché altre Scuola Calcio di “puro settore” dovrebbero fare un accordo se i ragazzini vanno tutti in svincolo e non avrebbero magari la forza di fare squadre agonistiche di livello adeguato (con buona pace di quei genitori che spesso non si rendono conto che un proprio figlio non è in grado di mettere il piede destro davanti al sinistro in maniera corretta)?
LE ALTRE SOCIETÀ IN ZONA
Real Academy e Campagnano dal canto loro, che probabilmente appunto non avrebbero o non hanno nell’immediato la forza per assemblare squadre complete (tanto più magari appunto competitive) anche U-15 o U-16, andrebbero semplicemente a garantire a ragazzini comunque svincolatisi al 30 giugno la prospettiva di proseguire il percorso come filiera dell’Ischia Calcio. Ma di che si parla? Parrebbe un po’ come andare a vendere il barattolo con l’aria di Napoli (neanche fritta) riprendendo la brillantissima e fantasiosa idea di un imprenditore partenopeo di qualche anno fa: a quelle squadre potrebbero arrivarci, se ritenuti idonei, anche altri ragazzini provenienti da Barano o Forio o altre Scuole Calcio e questi, magari per semplici qualità, tranquillamente essere preferiti a chi ha fatto la sua intera filiera in una delle due Società citate, salvo poi – i secondi – fare il percorso inverso verso altre realtà dove magari potrebbero vedere luce in prima squadra anche se in categoria inferiore.
NON È PIÚ TEMPO DI IMPROVVISAZIONE
A questo punto, ritengo doveroso riprendere con precisione quanto ascoltato nella conferenza stampa del “Mazzella”. Iannucci (Real Academy) tiene a precisare: “il settore giovanile avrà una struttura societaria e dirigenziale che si amalgamerà tra le due Società praticamente, tra le due compagini e che avrà dirigenti, tecnici, nello specifico anche medici e tutto quello che occorrerà proprio per far camminare il settore giovanile proprio come camminerà la prima squadra e tutto quanto”. Gli fa eco Carmine Di Meglio: “siamo nel 2023, non possiamo più improvvisare niente”. Giustissimo, nulla andrebbe improvvisato.
Sono sicuro che minimamente le altre Società che a loro modo si occupano sul territorio di calcio giovanile saranno pronte a chiedersi come potrà coincidere questo amalgama e questa “collaborazione” tra matricole diverse, almeno nei termini così come proposti, se il prescritto dell’art. 22 Noif, punto 2 lo vieterebbe e, se segnalato e riscontrato dagli organi competenti così come ci è dato comprendere (del resto, mors tua vita mea), genererebbe una raffica di inibizioni, squalifiche e soprattutto salatissime multe (e brutte figure).
Giovanni Sasso (Asd Ischia): “posso tranquillamente affermare che quello che si sta creando è una sorta di svolta epocale per il (locale, nda) calcio giovanile perché finalmente l’Ischia Calcio si riappropria di un qualcosa che era suo e che le è sempre appartenuto e che per motivi vari ed interessi che non sto qui a spiegare … ha abbandonato… Il settore giovanile dell’Ischia adesso c’è, è un dato di fatto… è una situazione che ricorda tanto un sogno che è diventato realtà, il creare un settore giovanile vero”.
Eppure, per sintetizzare, qualcosa non torna: tecnici e dirigenti dovrebbero operare solo nella società per cui sono stati regolarmente tesserati ma sembrerebbe non essere così; l’Ischia Calcio non avrebbe già dal prossimo anno un settore giovanile ma solo alcune squadre effettivamente rientranti nella griglia prevista dalle prescrizioni federali e non si è capito cosa e perché dovrebbe “appartenere” all’Ischia o che addirittura le sia sempre “appartenuto”, quasi che qualcuno glielo abbia strappato, dimenticando invece gli innumerevoli fallimenti che i giovani li hanno visti vittime e non carnefici e che ha anche causato il proliferare di tante realtà minori. Questo è probabilmente un parlare abbastanza impegnativo se si vuole continuare a vedere la franchigia gialloblù un marchio di tutta quella che fu Pithecusa. Se infatti l’Ischia Calcio intende realizzare la propria filiera utilizzando da subito l’assetto di Real Academy e Campagnano, perché queste ultime non “cancellano” la propria matricola federale? Sarebbe stata questa la vera novità e la vera svolta, ma non mi pare d’aver capito che accadrà così.
LE ALTRE, FORIO E BARANO
Senza andare molto lontano infatti, il Barano Calcio, che a livello nazionale ha una delle matricole di più “antica” nascita e che a memoria non ha mai sofferto di sciacallaggio o pruriti che ne portassero a fusioni e/o cessioni, è su Ischia l’unica Società con il Real Forio ad avere l’intera filiera, dai piccoli amici fino alla prima squadra. È un lavoro che viene da lontano e che, guarda caso, non si improvvisa. Peraltro, anche allineati alla realtà in cui sono inclusi e di cui fanno parte. I biancoverdi, dopo un lungo peregrinare identitario successivo ai lustri degli anni ’80, da oltre un quinquennio hanno optato per la fusione della matricola della Soccer Panza (mantenendo l’anzianità di affiliazione) con il titolo dell’Atletico Casalnuovo (mantenendone la più importante categoria) e l’affermazione della dizione Real Forio.
L’OPZIONE
Ciò che invece sarebbe allora auspicabile è che Scuole Calcio e Società impegnate nel football su Ischia si impegnassero per crescere sempre più a vantaggio dei giovani mentre l’Ischia Calcio dovrebbe solo ed unicamente avere il coraggio e capire dove sono (andando poi a prenderseli) i profili capaci di strutturare una propria filiera identitaria, con proprie caratteristiche, proprie modalità di selezione e di lavoro; ma a che serve accordarsi con altri? Chi meriterà l’Ischia farà il percorso nell’Ischia o vi ci arriverà quando il proprio percorso di vita e sportivo sancirà questo, viceversa potrà confrontarsi e trovare soddisfazione in differenti realtà che ottimamente fanno e faranno il proprio lavoro. E siccome l’Ischia Calcio si dice assurga a emblema calcistico dell’isola, serve un assetto organizzativo, come detto, perché poi si potrà lavorare ovunque. Per come ci si rapporta armonicamente con il territorio, si studi la realtà di Bergamo, cominciando da cosa accade nelle nursery degli ospedali orobici!
IL CONSIGLIO FEDERALE DEL 20 DICEMBRE
È qui che si innesta un discorso a più ampio respiro: la prima squadra gialloblù va benino e tutti sognano la “C” che nel caso di specie significherebbe anche passare dal dilettantismo al professionismo.
Ma praticamente pochi si rendono conto che oltre alla mancanza del settore giovanile, sono ancora troppi i tasselli che mancano perché la società di Taglialatela (che, come elemento di coesione, andrebbe comunque supportato) possa affrontare lo step successivo. Se questo non lo si vuole considerare, allora ci sarà ancora approssimazione, caccia alla deroga, corsa a qualcuno che potrebbe “ufficialmente” ricoprire un ruolo lasciando però ad altri l’effettivo svolgimento di mansioni ed incarichi ed insomma ci si ritufferà in quel pressapochismo da cui proprio Carmine Di Meglio dichiara di volersi affrancare.
Intanto il Consiglio Federale FIGC della scorsa settimana ha varato le linee guida per le licenze nazionali di Serie C: chi ne ha piacere e curiosità vada a dargli una letta, forse ne resterà fulminato e rafforzerà qualche convinzione. L’Ischia meriterebbe un settore giovanile suo o vedremo ancora “squadre appartenenti a società affiliate alla FIGC legate a quella richiedente la Licenza Nazionale da un accordo di collaborazione valido per la stagione sportiva” etc. etc.??
Quindi va bene tutto, ora però, sebbene i latini fossero soliti dire che gutta cavat lapidem, sarebbe da capire se questo accordo per accendere i motori del settore giovanile gialloblù saprà essere giusto incipit e forte come lo scoglio o flebile come l’onda che gli si infrange contro, sai com’è siamo pur sempre gente di mare (citazione tifosa)!