Elvira Agnese | C’è un momento del Natale ischitano, che è il più atteso, nel quale in uno dei borghi più suggestivi una gigantesca recita collettiva prende vita dando luogo ad emozioni forti e a un vero e proprio tuffo nel passato. È il Presepe Vivente della frazione di Campagnano, a Ischia, che torna oggi dalle prime ore del pomeriggio, celebrando – con una formula collaudata – la sua dodicesima edizione. Più di duecento figuranti vestiranno i panni dei personaggi del tradizionale Presepe napoletano, complice l’atmosfera di uno dei borghi più genuini e affascinanti dell’isola, che conserva ancora intatte le più antiche tradizioni e vanta uno sfondo unico nel suo genere. La formula resterà pressappoco invariata, ma tantissime saranno anche le novità di quest’anno. Tornano gli artigiani – fabbri ferrai, stagnini, ramai, barbieri e castagnai – che tra stand di legno e vecchie cantine, daranno agli avventori un saggio della bellezza dei loro antichi saperi. Torna il “tornese”, la moneta in circolo nell’Italia di fine Ottocento e che viene coniata appositamente a Campagnano, per restituire ai visitatori un vero e proprio salto nel tempo.
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E tornano le prelibatezze della nostra antica tradizione culinaria, prodotte nel borgo di Campagnano: gli strangola preti – tradizionali gnocchi – le pizze, la vutatella – una pizza di farina rossa e cicoli di maiale. Torna il vino, in abbondanza ad accompagnare le salsicce, offerto dalle campagnanesi cantine Mazzella, e il vino cotto, a raccontarci di un’isola di cui oggi molti di noi non hanno più memoria. «Quello che oggi porta il nome di vin brulè- racconta l’avvocato Giuseppe Di Meglio – non è altro che il vino caldo e speziato che i nostri nonni amavano bere in questi periodi. Un’atmosfera davvero magica dunque, che accompagnerà gli avventori nella loro visita al borgo, tra grotte e vecchie cantine, tutte ristrutturate e messe a nuovo per l’occasione, rispettando sempre alcuni criteri fondamentali: il risparmio, il riciclo, ma soprattutto la conservazione e la valorizzazione dei luoghi. «Nell’intento di questo evento, c’è soprattutto quello di dar vita ad un processo di sviluppo importante per il paese. – continua l’avvocato, che con l’associazione Villa di Campagnano è tra gli organizzatori dell’evento – Campagnano ha bisogno di ritrovare nelle sue specificità la propria forza e il motore che metta in moto il suo sviluppo. Partendo ed imparando proprio dal suo passato». Così tornano, per l’occasione, in attività i vecchi mastri, che seppur in pensione non mancano mai di dare il loro contributo. Come l’anziano arrotino che solo in questa occasione mette a disposizione mezzi e sapienza per ridare lustro ai vecchi oggetti dei contadini o di chiunque voglia affidare alla sue mani i propri attrezzi. O come lo stagnino, l’ultimo della tradizione ischitana. I suoi figli hanno ereditato il suo mestiere, occupandosi però di oggetti più commerciali. Lui invece, riutilizza i residui del loro lavoro per realizzare piccole opere d’arte, come applique o un meraviglioso presepe. «E’ proprio da qui che Campagnano deve acquisire la consapevolezza del suo valore. Dal piccolo artigianato che non si perde, ma anzi si tramanda di padre in figlio e che può e deve essere valorizzato anche per offrire al turista un panorama più vasto e più ampie possibilità. Ischia è un’isola di terra, ma questo i turisti cominciano a scoprirlo solo ora». Così il Presepe Vivente, diventa non solo una vetrina per la rinascita di questo paese, ma ne incarna anche il simbolo. Non casuale appare quindi la scelta del luogo che ospiterà la natività. Dal calar del sole, le luci del paese verranno spente e una stella cometa sarà calata con un sistema di argani sulla valle che ospiterà i personaggi più importanti del quadro natalizio. Una valle che è essa stessa simbolo di rinascita. «Questo immenso terreno da qualche anno è stato preso in cura da giovani molto in gamba, che l’hanno rimesso a nuovo ed oggi lo coltivano con pazienza e criterio, cercando così di costruire il loro futuro». Giuseppe Di Meglio, l’anima di questo evento, sembra avere le idee molto chiare: il futuro del borgo è nella riscoperta dell’artigianato e degli antichi criteri di agricoltura, che passavano imprescindibilmente attraverso la passione e i rapporti familiari. Proprio sui rapporti familiari si fonda infatti questa giornata, sull’amicizia e sulla collaborazione indispensabile di tutti. Dalle artigiane dell’uncinetto e dalle sarte, che hanno realizzato ad uno ad uno i costumi che verranno indossati oggi dai figuranti, ai cuochi, ai ristoranti, alle cantine della zona che daranno il loro prezioso contributo. Una squadra affollatissima di giovani curiosi e sempre più attenti e di anziani desiderosi di tramandare le loro abilità e il loro sapere, che darà vita ad un evento che cresce di anno in anno e che giorno dopo giorno si arricchisce di particolarità sempre nuove. Quest’anno ad esempio saranno riportati alla luce moltissimi elementi d’arredo antichi come bauli, lampade, letti in ferro battuto e vecchi portoni, che resteranno ad abbellire il borgo restituendogli il suo tradizionale fascino. «La collaborazione di tutti è come sempre indispensabile – ci tiene a precisare Giuseppe Di Meglio – anche quella dei giovanissimi dell’Istituto Alberghiero che ci aiuteranno con un infopoint al Palazzetto dello Sport di Fondo Bosso e all’ingresso del paese, luoghi di partenza e arrivo delle navette messe a disposizione dalla Imperatore Travel e che viaggeranno a ciclo continuo dalle prime ore del pomeriggio fino a sera».
FOTO LUCIA DE LUISE